Benvenuto su Sante Moretti. La vita e le lotte.

Sante Moretti (1934-2014) è stato un uomo politico e sindacalista italiano. Attivo fin da giovane nel Partito Comunista (PCI), la sua vita ha attraversata la storia dell' Italia del dopoguerra, del boom economico, del '68, degli "anni di piombo", fino ai nostri giorni. Questo sito web raccoglie la sua produzione politica e alcune testimonianze sulla sua vita pubblica e privata. Di seguito le schede introduttive estrapolate da alcuni cenni autobiografici del compagno Sante Moretti. "Leggi la biografia completa

Sono nato, nel 1934, in un ridente borgo della Romagna - Brisighella, che confina con la Toscana da una famiglia povera. Mio padre, non avendo aderito al fascio, si doveva arrangiare a cercare qualche giornata di lavoro in campagna. Nel 1938 si avvicinava la guerra e non trovando nemmeno una giornata di lavoro emigrò per due anni in Germania dove, assieme alla famiglia era già emigrato dal 1900 al 1910. Nel 1913/14 fu coinvolto nella “settimana rossa” e, a seguito di questo episodio, spedito come militare per 6 anni in Libia. L’avvento del fascismo lo costrinse ad emigrare in Francia per 4 anni.

Appena iniziai a frequentare le elementari cominciai anche a servire messa e dopo la quinta elementare dimorai quasi tre anni nel seminario vescovile di Faenza da cui fui ritirato da mia madre per denutrizione ed un conseguente principio di TBC. Dalla fine del 1948 fino al ’53 ho lavorato prima con mio padre a spaccare le pietre, poi come garzone, da meccanici, a Brisighella e Faenza. Nel 1953 fui eletto capolega dei braccianti e dei contadini (i mezzadri). Brisighella era un comune agricolo di 14.000 abitanti (oggi sono meno di 10.000) in gran parte sparsi in campagna ma accorpati in 51 parrocchie.

Dal 1953 al ’60 ho diretto prima la Lega del mio Comune, poi le sezioni del PCI, poi la Camera del Lavoro.

Sono stati gli anni che mi hanno temprato, che mi hanno insegnato che bisogna lottare tutti i giorni per costruire una coscienza di classe e strappare risultati. Sono anche stato condannato e carcerato nel 1954 per la lotta intrapresa per ottenere i lavori di migliorie (giornate di lavoro) per i braccianti e riparti più favorevoli per i mezzadri. Ma lo scontro continuo era con larga parte del clero che appoggiava platealmente la Democrazia Cristiana.

Nel consiglio comunale in cui fui eletto giovanissimo ho partecipato a memorabili scontri per il lavoro, per la rinascita delle montagne, per la trasparenza: scoprii un giro di fatture false che fece molto scalpore.

Un periodo, ripensandoci oggi, affascinante, ricco di episodi, anche esilaranti che mio fratello Adriano fotografa in un suo scritto “1950/1960 - Episodi di un tempo che fu in un borgo che c’è: Brisighella”.

Ai primi del 1961 fui trasferito a Ravenna. Entrai nella segreteria provinciale della Federbraccianti di cui divenni segretario. Un periodo di lotte aspre che portò a migliorare il contratto provinciale dei salariati e dei compartecipanti, ma soprattutto ad acquisire decine di aziende e migliaia di ettari di terra alle cooperative dei braccianti, gestite democraticamente dove il socio lavoratore contava e partecipava agli utili ...

 

In quegli anni ho conosciuto uno straordinario popolo di lavoratrici e lavoratori pregno di umanità, con un eccezionale spirito di solidarietà, con ideali forti.

Dal 1966 al ’77 ho operato nella Federbraccianti Nazionale a Roma, di cui sono stato a lungo membro della Segreteria. Ho vissuto in prima persona la tragedia di Avola nel 1968 e di Battipaglia nel 1969. Ricordo nel 1967 lo sciopero pugliese per il rinnovo dei contratti provinciali, durato  quasi 50 giorni.

A Roma mi sono collegato alla sezione territoriale del PCI. Nel mio quartiere lo scontro con i fascisti era quotidiano, non solo verbale, spesso fisico. La sezione del PCI è stata più volte bruciata ed assaltata. Mi hanno sparato due volte, incendiato la macchina, ferito. Giornalmente lottavamo non solo per difendere l'agire politico, ma per la casa, il verde, la scuola, il lavoro. Erano gli anni '70 con la loro carica ideologica e ribelle, ma segnati dalla violenza. Abbiamo dato vita, come sezione del PCI ad un giornale "Lotta Oggi", che per più di dieci anni ha informato i cittadini sull'attività del partito e che viene ricordato nella pubblicazione "Anni 70, un tempo che fu un quartiere che c'è L'Africano".

Se penso ai partiti di centro-sinistra ed il loro crescente distacco dalla realtà, mi cadono le braccia. Ripenso con nostalgia e rammarico al PCI i cui dirigenti stavano sempre con chi lottava: Berlinguer davanti ai cancelli della Fiat è l’ultimo atto che prelude al declino ed allo scioglimento del PCI.

Dal maggio 1967, dopo il congresso della Federbraccianti, ho operato all'Inca come responsabile dell'Organizzazione e V/Presidente. Avevo 44 anni e mi sentivo un "rivoluzionario di professione" in quanto, qualsiasi ruolo mi fosse dato, intendevo lavorare per il socialismo ed il comunismo. Nel 1992 ho concluso l'esperienza sindacale, non avevo ancora 60 anni.

Dal 1991 il mio impegno è stato totale in Rifondazione Comunista. Ho svolto ruoli nazionali nel campo della previdenza (di cui ero responsabile nazionale), in particolare quello pensionistico, elaborando proposte per un sistema pubblico, solidale ed universale.

Ho scritto (con altri) opuscoli sulla materia, ho collaborato con il quotidiano Liberazione, pubblicando numerosi articoli e curato, per quattro anni, una rubrica settimanale.

Ho organizzato diverse Feste di Liberazione romane e tre Feste Nazionali a Castel S. Angelo, che furono di grande impatto sulla città dal punto di vista culturale, politico e sociale.

Ho fatto parte del Comitato Politico della Federazione di Roma di Rifondazione Comunista e per alcuni anni della Segreteria, ricoprendo il ruolo di tesoriere.

Nel novembre 2002 ho costituito l'Associazione culturale e di volontariato "Articolo 3" - diritti sociali e civili, un'esperienza interessante nel campo dei diritti e della promozione sociale. Un'associazione laica, antifascista e di sinistra.

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