Attacco alle pensioni (senza data, probabile 2008)
... E LE PENSIONI? DOVE SONO FINITI I 1.000 EURO AL MESE PROMESSI DA BERLUSCONI?
In questi ultimi giorni la polemica e lo scontro sulla giustizia sta tenendo banco, passano in secondo piano misure che colpiscono la condizione materiale, i diritti, il mondo del lavoro e gli ex lavoratori: i pensionati.
Le basi su cui si dovrebbe sviluppare più che la concertazione un patto per lo sviluppo (un vero e proprio consociativismo, un nuovo corporativismo) sono già bellamente squadernate dalla Confindustria, dal Ministro del Lavoro e del Tesoro, il Governo ha varato i primi provvedimenti.
Si tratta del superamento del contratto nazionale, del salario legato alla produttività, delle zone (gabbie) salariali, dell’inflazione programmata all’1,7% (la stessa Istat la stima al 3,6%), dell’allungamento dell’orario di lavoro da 48 a più di 60 ore settimanali, di minori vincoli e tutele per il lavoro precario, di incentivi per le ore di lavoro straordinario, dell’alleggerimento delle sanzioni a carico dei responsabili degli infortuni (compresi quelli mortali), di una maggior tolleranza verso l’evasione contributiva in quanto si considerano i versamenti dei contributi non come una quota di salario ma come una tassa.
Basterebbe uno di questi orientamenti o provvedimenti per proclamare lo sciopero generale…
La Spagna non ha solo sconfitto l’Italia agli Europei di calcio ma ci ha sorpassato nel reddito procapite e nei salari: dietro di noi in Europa è rimasta solo la Grecia ed il Portogallo.
Per quanto riguarda le pensioni, che per noi rimangono salario differito, un diritto da rafforzare ed estendere in presenza dell’aumento della speranza di vita, il Ministro del Tesoro si è inventato la Card del valore di 400 euro. Dove si spendono questi 400 euro non è chiaro. E’ chiaro che saranno erogate sulla base del reddito (quale?) e dell’età (75/80 anni) e ne beneficeranno non più di 1.200.000 anziani. Si sa che gli anziani che vivono al di sotto della soglia di povertà sono più di 5 milioni e che le pensioni hanno perso in 10 anni un terzo del potere di acquisto.
Ma il costo di quest’operazione a quanto ammonta? Infatti le Card andranno stampate, personalizzate e spedite: di sicuro scoppierà un contenzioso.
Ma quello che deve indignare è che la Card non è altro che la “tessera di povertà” come pure la faccia tosta di un presidente del consiglio che per quattro voti ha illuso milioni di pensionati promettendo, sapendo di mentire, almeno 1.000 euro di pensione al mese. La montagna ha partorito la Card, un topolino di 400 euro all’anno e solo per il 10 % dei pensionati che vivono con pensioni mensili inferiori ai 1000 euro.
Sono due i binari su cui questo Governo opererà per quanto concerne gli anziani. L’uno, pensioni “pubbliche” sempre più basse attraverso la modifica dei meccanismi di calcolo, l’aumento dell’età per il diritto alla pensione ed altri incentivi per la previdenza privata, la cosiddetta pensione integrativa. L’altro semplici interventi assistenziali (le Card) che non garantiscono all’anziano un reddito certo, cioè una pensione adeguata.
La pensione per la destra e per molti dirigenti del Partito Democratico è sempre meno un diritto ma una “concessione”, un una-tantum che lascia nell’incertezza e umilia chi ha lavorato una vita intera ed ha pagato sempre le tasse.
E’ bene poi soffermarsi su due questioni, una è l’eliminazione del cumulo pensione-salario, l’altra la previdenza integrativa.
Due questioni su cui farebbero bene le confederazioni sindacali ed i sindacati di categoria a riflettere.
L’eliminazione del divieto di cumulo giustifica i sempre più bassi importi pensionistici in quanto si possono integrare continuando a lavorare e giustifica altresì l’aumento dell’età per maturare il diritto alla pensione dato che non c’è limiti di età per continuare a lavorare.
La previdenza integrativa, come avevamo previsto, sta dando risultati negativi per quanto attiene i rendimenti: nel 2007 i fondi pensione sono in perdita.
I principali fondi pensione hanno perso l’1,9% mentre il TFR ha reso il 3,6%. Nemmeno i vantaggi fiscali (ma quanto dureranno?) coprono le perdite mentre il TFR continua a dare una maggiore resa, è sottoposto a meno vincoli e non è a rischio delle turbolenze (vere, provocate o presunte) dei mercati finanziari. Il Ministro del Lavoro propone invece altri incentivi alla previdenza integrativa dato che l’adesione ai fondi è inferiore al 25% dei possibili clienti e solo il divieto di recedere fa si che quel 25% non crolli. Gli incentivi, va sottolineato, sono a carico dell’erario quindi della collettività. Solo l’obbiettivo di privatizzare e rendere individuale la pensione giustifica l’intervento economico dello Stato a sostegno dei fondi pensione.
Lavoro, Salario, Pensioni (lo so che sembra roba vecchia, che non è innovazione) devono tornare al centro della politica, dello scontro con il Governo ed i padroni a cui va dato un altolà: è tempo di sciopero generale!
Moretti Sante
P.S.
Ho visionato la stima di una pensione complementare relativa ad un lavoratore ed ad una lavoratrice con 15 anni di versamenti pari a 1.500 euro l’anno. A 65 anni il lavoratore maturerebbe una pensione integrativa di 1.235 euro l’anno e la lavoratrice a 60 anni di poco meno di 800 euro. Il TFR (1.500 euro all’anno) ammonterebbe dopo 15 anni a 26.000 euro. Un lavoratore per recuperare con la pensione integrativa l’importo impiegherebbe 21 anni e qualche mese ed una lavoratrice 31 anni. Il calcolo di questa pensione integrativa prevede che vi sia un rendimento costante di quanto investito nei mercati finanziari, attorno al 2,5% , che non vi siano perdite come è capitato nel 2007.