2010 - Articolo per Liberazione

TAGLI ALLE PENSIONI

E' sconcertante il silenzio sui tagli alle pensioni di tutte le formazioni politiche che si dicono "all'opposizione" in Parlamento

La parola pensione è ignorata persino dal PD e da SEL. Se ne guardano bene dal contestare o protestare le confederazioni sindacali.

Eppure dal gennaio 2011 si va in pensione più vecchi e con un assegno fortemente ridotto e, per l’introduzione di meccanismi automatici l’aumento dell’età e la riduzione dell’assegno diventeranno sempre maggiori e saranno pesantemente colpiti in particolare quei lavoratori e quelle lavoratrici che non trovano un lavoro stabile e ben remunerato.


Si prevede, studi INPS, che l’età media per il diritto alla pensione sarà di anni 70 nel 2050 sia per gli uomini che per le donne, che i pensionati diminuiranno come numero del …% e che l’INPS risparmierà … €uro.

Dal 2011 l’età che da diritto alla pensione per i lavoratori dipendenti aumenterà di un anno e per gli autonomi di 18 mesi con un escamotage, anzi una vera e propria truffa.
Infatti un lavoratore al compimento dei 65 anni matura il diritto alla pensione, ma l’assegno decorrerà un anno dopo: per un anno rimane senza lavoro e senza pensione. Nello stesso tempo si continua a sostenere che in Italia si va in pensione a 65 anni. Sempre dal 1° gennaio anche per le pensioni di anzianità si dovrà aver compiuto 60 anni e maturato almeno 36 anni di contributi o 61 anni e 35 anni di contributi.

Negli anni a venire l’aumento dell’età per il diritto alla pensione è stabilita automaticamente in base alla speranza di vita.
Per gli importi sta andando a regime il sistema di calcolo contributivo: ricevi di pensione in rapporto a quanto hai versato di contributi e i coefficienti per il calcolo sono stabiliti in rapporto alla speranza di vita e gli andamenti del PIL.

Il risultato è che a parità di età ed anni di contribuzione l’assegno pensionistico è sempre più modesto: si valuta che nel giro di un decennio scenderà dall’attuale 80% circa del salario degli ultimi anni al 60 per poi attestarsi attorno al 50 per i lavoratori/trici con contribuzione piena. Quelli con contribuzione saltuaria e salari poveri riceveranno assegni inferiori agli attuali minimi di pensione.
Tra l’altro il sistema di calcolo contributivo ha abolito il minimo di pensione.

 

Due semplici sottolineature:
 

con questa normativa si è cancellata la solidarietà interna al sistema che era rappresenta dal minimo, dalla differente età per il diritto alla pensione tra uomo e donna, da un sistema di calcolo che garantiva un rendimento del 2% per anno di contribuzione sulla base di quanto versato (salario percepito) negli ultimi anni di lavoro.

La pensione è salario differente, diminuire del 20/40 le pensioni significa diminuire i salari.Se i contributi versati (quote di salario) garantivano 1.000 euro di pensione per altri 20/30 anni di vita ridurre la pensione a 700 significa perdere per 20/30 anni 300 €uro al mese, il 30% del salario.

 

E tutti questi tagli sono messi in atto in un periodo nel quale l’INPS ha chiuso i bilanci in attivo, attivo che è stato confiscato dal Tesoro “Se non ci fosse l’INPS”, esclama Tremonti ed aggiunge “abbiamo realizzato la più grande riforma pensionistica nella più assoluta pace sociale”. Si, assoluta pace sociale…

 

Ai lavoratori ed alle lavoratrici pesantemente colpiti dalla crisi si chiede di pensionarsi, di compiere uno sforzo, insieme alle famiglie , per aderire ai fondi previdenziali gestiti da privati (sono privati anche quelli sindacali) per integrare la pensione pubblica.

 

Sante Moretti

Data documento: 
Venerdì, 3 Dicembre 2010