1992 - Articolo per Liberazione
LA MANNAIA SULLE PENSIONI
Nel nostro paese cresce di giorno in giorno, e diventa sempre più vorace, un esercito di roditori che trasforma il bilancio dello Stato in una groviera, mette in ginocchio le aziende, fa saltare i conti e le previsioni degli enti previdenziali: secondo il governo ed i padroni responsabili sono i pensionati.
Ma quanti sono, chi sono e quanto arraffano ogni anno?
Le pensioni erogate, ogni mese, sono più di 15 milioni. Gli enti erogatori che gestiscono altrettanti fondi sono più di cinquanta.
I pensionati italiani sono in gran parte uomini e donne che hanno nella vita lavorato, non sempre sono stati regolarmente assicurati dai padroni, hanno costruito le città, le fabbriche, tutto quello che ci circonda; hanno almeno, se dipendenti, pagato le tasse, hanno servito lo Stato in pace e in guerra, hanno combattuto per attuare e difendere la Costituzione repubblicana. Sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli maggiori. Credo che ad essi la società debba molto.
Tra la massa dei pensionati c’è anche chi per ottenere la pensione ha commesso degli abusi, c’è anche qualcuno che gode di privilegi, ma la gran parte cumula in se onestà, operosità, dignità e riscuote una modesta pensione. Quanto “arraffano” ogni anno? Nella tabella le cifre sono pietre. Proviamo a scomporle. Mettiamo sotto riflettore la massa più grande i 13 milioni di pensioni Inps e allora scopriamo che circa 8 milioni di pensionati percepiscono poco più di 500 mila lire mensili e scopriamo che la grande maggioranza sono donne.
Ci sono poi 800 mila pensionati titolari di pensione sociale che non hanno versato contributi e percepiscono da 300 a 400 mila lire se hanno un reddito annuo inferiore a 4 milioni e compiuto i 65 anni di età. Le donne sono l’84%.
Questa è la verità e non può essere smentita!
Hanno smesso di litigare sul progetto del Ministero del Lavoro e ex sindacalista Marini. Aspettano i risultati elettorali ma poi, nessuno si illuda, sulle pensioni si abbatterà la mannaia del governo e i pensionati di domani saranno più “poveri” di quelli di oggi. Vogliono indebolire, non uso la parola distruggere, il sistema pubblico e solidaristico, questo è il loro obiettivo e prendono a pretesto il costo del sistema, ma mentono sapendo di mentire, infatti nei paesi europei l’incidenza delle pensioni sul prodotto interno lordo è in generale più alta di quella italiana.
Occorre con forza denunciare l’attacco al sistema pensionistico, bisogna tornare a lottare, bisogna rivendicare con decisione un minimo vitale, almeno per gli anziani; minimi di pensioni più dignitosi; l’aggancio delle pensioni alla dinamica dei salari; l’unificazione delle normative di tutti i sistemi e delle gestioni.
Purtroppo il sindacato, Cgil compresa, è indeciso e non fa delle pensioni un punto centrale o almeno importante delle scelte, non organizza la lotta.
Noi consideriamo la pensione una grande conquista del movimento operaio, un fatto sociale, di giustizia e di solidarietà, come diceva Di Vittorio “dalla condizione dei pensionati e dell’infanzia si misura il grado di civiltà di una nazione”.
Vorrei infine ricordare che per i lavoratori la scala mobile non esiste più e se un congegno sarà riattivato certamente recupererà solo in minima parte il potere di acquisto che viene eroso dall’aumento dei prezzi. Mi domando, cosa succederà ai pensionati? Niente per il 1992 in quanto sono garantiti da una norma di legge, ma per gli anni a venire?