Intervento (non datato)

 

AL CORO DELLA BASSA ROMAGNA

Passione politica, tensione ideale, coscienza di classe e una profonda unità fatta innanzitutto di solidarietà. Sono, mi pare, l'"umus" vero dei canti del Coro della Bassa Romagna.

Di questo gruppo di compagne, di braccianti vere che vivono - e vivere significa anche cantare - in un piccolo centro della Bassa Romagna, che lavorano nei frigor e nei frutteti. Voglio ricordare solo la coscienza di classe e lo spirito di lotta che non piegò la guerra, la repressione scelbiana, la cattiveria degli agrari.

Alcune di loro hanno conosciuto la prigione per aver preteso di lavorare, di trasformare la terra. Ma hanno vinto. Zone paludose dove la malaria era di casa sono oggi diventate moderni frutteti, veri giardini. Donne che ieri lavoravano da stalla a stalla, in condizioni incivili, con salari da paura, oggi sono moderne operaie agricole, cooperatrici, donne emancipate, libere veramente, dirigenti popolari.

Paesi come Conselice e Lavezzola, dove la pellagra e la miseria (facce di una stessa medaglia) hanno regnato a lungo, oggi sono moderne cittadine a dimensione dell'uomo dove la democrazia è un fatto vero, non solo fatto di voti, ma che ha la sua vita nella partecipazione, nella gestione sociale e collettiva di tutto: della forza lavoro, della cooperativa, delle istituzioni pubbliche, della cultura.

Sono donne, sono compagne che fanno cultura vera e che, anche con il canto a volte triste, a volte teso, a volte allegro, sempre sottolineano due cose: l'unità e la lotta, la lotta e l'unità.

Quello che più conta, però, è che esaltano l'idea del sociale, del collettivo, di rapporti umani che solo chi ha, lo ripeto, un'alta coscienza di classe, ideali rinnovatori, ferma volontà di lotta, può esprimere e sa esprimere.

Come si chiamano? Chi sono? Ognuna di loro ha una storia, una vita, una famiglia, dei problemi. Ma storie singole e problemi individuali si sono confusi e fusi nella scelta di un impegno collettivo, a cui, spesso, hanno subordinato e sacrificato il privato, l'egoismo individuale. Questo lo hanno fatto alcune sotto il fascismo, altre da partigiane. Tutte, dico tutte, nelle lotte degli ultimi 30 anni, di cui sono state sempre protagoniste.

Imparino i giovani, imparino la disciplina che la lotta di classe impone. Imparino la fraternità che unisce gli sfruttati, imparino che al movimento di dà tutto come singoli, per avanzare tutti.

Infine, perché non dirlo: questo coro, figlio del conselicese, la cui storia comincia nel lontano 1890 con la nascita della Camera del Lavoro, il cui battesimo di sangue si ebbe nel 1905 (cinque morti, di cui tre donne), poi ancora la dura resistenza al fascismo, la guerra partigiana, la difesa della democrazia nel primo dopoguerra. Sono le sorelle di M. Margotti, la mondina assassinata nella Bassa, di Angelina Mauro, caduta nella lotta per la terra a Melissa, sono braccianti della Bassa Romagna, terra di grandi lotte per il lavoro, per le bonifiche, per le trasformazioni, per la cooperazione, per la civiltà e per una nuova cultura.

Con questo disco, credo, un messaggio di lotta, di unità, di solidarietà, risuonerà nelle leghe, nelle Case del Popolo, nelle manifestazioni e soprattutto mi auguro che questo messaggio giunga al cuore e alla mente dei giovani, lavoratori e studenti, a cui il Coro della Bassa Romagna affida l'avvenire non solo dell'agricoltura, ma dell'intera società.

 

Categoria: