Articolo per Liberazione (senza data - presunta fine 2008)
"La condizione dell'infanzia e degli anziani misura la civiltà di una nazione"
G: Di Vittorio*
Promesse e fatti
Sulla condizione degli anziani e sulle pensioni è sceso un silenzio tombale.
Ricordiamo che in campagna elettorale Berlusconi annunciò solennemente in televisione che le pensioni minime sarebbero state portate ad un milione.
Invece si è limitato a promettere una CARD (tessera dei poveri) del valore di 400 euro all’anno per gli anziani poverissimi. Non si conoscono anziani che abbiano ricevuto la CARD.
Sembra che ne potranno usufruire quei pensionati fra i 65 ed i 70 anni con un reddito inferiore a 440 euro al mese (la pensione è reddito) e quelli con più di settant’anni con un reddito inferiore ai 610 euro al mese ma si tratta di voci, in ogni caso i “fortunati” saranno non più di 800000.
Anche Veltroni in campagna elettorale aveva promesso 400 euro all’anno poi se n’è dimenticato infatti il PD non ha presentato in Parlamento nessuna proposta.
Siamo di fronte ad un aumento del prezzo, in alcuni casi oltre il 20%, di prodotti maggiormente consumati dagli anziani: pasta, pane, latte, frutta.
Non solo, a seguito dei minori trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali, i Comuni riducono le prestazioni assistenziali: sovvenzioni, assistenze domiciliari, case di riposo e lunga degenza, centri Helzeimer etc.etc. Un solo esempio: il Comune di Palermo è da un anno che non provvede a pagare ben 400 lunghe degenze, pur incassando le quote delle famiglie, per esseri umani totalmente non autosufficienti.
Tutte le indagini e le statistiche confermano che un numero crescente di persone sta precipitando nella povertà e che la maggioranza sono anziani. Non va mai dimenticato che l’importo medio mensile delle pensioni del fondo lavoratori dipendenti è inferiore a 1.000 euro nette al mese e che 5 milioni di pensionati percepiscono meno di 500 euro.
Se non fosse un’emergenza si potrebbe tentare di presentare una legge di iniziativa popolare per portare i minimi di pensione a 700/800 euro al mese, rivalutare quelle sotto i 2000e definire uno specifico sistema di adeguamenti al costo della vita basato su un paniere di prodotti indispensabili per gli anziani, ma il suo iter è lunghissimo.
Lo sconcerto è il silenzio dei sindacati dei pensionati che organizzano più di cinque milioni di anziani.
Non si capisce per quale motivo di fronte al precipitare nella povertà di milioni di pensionati non scendano in lotta.
Un futuro incerto per i pensionati di domani
Per quanto attiene quanti si pensioneranno in futuro la prospettiva è critica. Il Sistema di calcolo retributivo penalizza i lavoratori e le lavoratrici che percepiscono salari e stipendi medio-bassi e quelli che durante la vita hanno lavorato in modo discontinuo: difficilmente supereranno il 60% del salario percepito negli ultimi anni. La crisi sta già espellendo dalle aziende centinaia di lavoratori e lavoratrici precari che non possono usufruire né di ammortizzatori sociali, né di contribuzione previdenziale.
Il ricorso alla previdenza complementare non da certezza alcuna. C’è il rischio reale che gli aderenti ai fondi perdano parte del capitale versato. I Fondi pensione sono in rosso, mediamente hanno perso ad agosto 2008 il 3,5% mentre il TFR continua a garantire oltre il 4%. Vi sono poi dati ancora più preoccupanti. E’ il caso di quei lavoratori o lavoratrici aderenti ai fondi che non hanno scelto la linea sicurezza o garantita, che ha dato una resa tra l’1/2%, sempre meno del TFR, che scontano perdite consistenti. Qualche esempio: il Fondo Cometa (metalmeccanici) registra per linea di crescita una perdita dell’ 9,89%, la linea azionaria del Fomgen (Enel) perde il 17,09%; il Fonchim (chimici) perde il 14% sulla linea crescita.
Per i fondi chiusi sindacali sarebbe bene prevedere misure di garanzia in quanto è “risparmio”, anzi è salario ritenuto sulla busta paga e l’indennità di fine rapporto, il TFR, è anch’esso salario. Il Governo invece si preoccupa solo delle banche e delle imprese ed il sindacato tace.
Vi è poi una norma che rende i versamenti del TFR ai fondi pensione irreversibili. E’ una norma di dubbia costituzionalità ma soprattutto è un capestro, è immorale. Il fronte di chi sostiene il diritto di interrompere il versamento del TFR ai fondi e di parcheggiarlo nelle aziende o all’INPS è sempre più esteso ma occorre un atto politico: una presa di posizione delle confederazioni sindacali sarebbe auspicabile.
Altri tagli in vista
Avevamo già reso noto che parlamentari del centro-destra ed esperti del Ministero del Lavoro stavano predisponendo misure legislative atte ad aumentare l’età per il diritto alla pensione: lavorare di più e più a lungo. Non solo, propongono di ridurre i modesti benefici per chi è impiegato in lavori usuranti e di cambiare i coefficienti per diminuire ulteriormente gli importi delle pensioni.
Negli ultimi giorni un illustre dirigente della Banca D’Italia ha collegato la crisi dei mercati finanziari con l’età che dà diritto alla pensione: età che andrebbe aumentata per salvare l’economia italiana.
In questi giorni l’On. Emma Bonino sta raccogliendo adesioni per portare l’età per il diritto alla pensione delle donne da 60 a 65 anni: hanno firmato diversi parlamentari del PD tra cui Ichino, Colaninno etc.
Infine la proposta del PD di detassare le tredicesime (600 euro?) non è chiaro se sia riferita anche ai pensionati. Certamente sono esclusi quei milioni di pensionati “incapienti” cioè che hanno un reddito così modesto da non essere tassato!
Una forza sociale e morale
Gli anziani sono un corpo sociale numeroso, che hanno avuto ed hanno un peso sulla società sia per la ricchezza e per il profitto prodotto, sia per l’esperienza di vita, sia per la coesione sociale. Negli ultimi 20 anni sono stati messi alla gogna in quanto consumatori di risorse, egoisti dimentichi di figli e nipoti.
Quando gli attuali pensionati lavoravano si sono battuti ed hanno ottenuto diritti scritti nei contratti ma anche un sistema di protezione sociale pubblico e solidale. E’ necessario che i lavoratori, le lavoratrici in attività non si limitino a ragionare (a difendere) i contratti ed i salaria ma ripropongano la questione delle pensioni.
In ogni caso, ha ragione chi sostiene che di fronte ad una condizione pensionistica e salariale sempre più drammatica, ad un attacco del Governo e della Confindustria alle conquiste del secolo scorso, è urgente lo Sciopero Generale.
Non so che cosa aspettino i sindacati dei pensionati ed in primo luogo lo SP-CGIL ad organizzare come in passato grandi manifestazioni che intasino strade, ferrovie e piazze.
Sante Moretti
*Giuseppe Di Vittorio (1892 – 1957)
Bracciante pugliese che ha diretto giovanissimo la Lega e la CDL di Cerignola. Nel 1921 viene eletto dai socialisti parlamentare. Entrò nel PCI nel 1924. Nel 1927 fu condannato in contumacia a 12 anni dal tribunale fascista. Ha combattuto per la libertà della Spagna con lo pseudonimo “Nicoletti” nelle Brigate Garibaldi. Nel dopoguerra insieme a Grandi e Buozzi organizza la Confederazione Generale Italiana del Lavoro e dal 1945 ne fu il segretario generale e contemporaneamente è stato Presidente della Federazione Sindacale Mondiale.