2014 LIBERAZIONE CHIUDE
E' trascorso un mese dalla morte di Sante Moretti e Liberazione chiude. Lui si era impegnato, anche negli ultimi tempi, a lavorare per mantenere in vita il giornale comunista ritenendolo indispensabile per la politica del partito. Negli ultimi mesi di vita, aveva organizzato iniziative, a livello nazionale, sollecitandole in ogni struttura territoriale del PRC, con la speranza di salvare il quotidiano.
Di seguito la comunicazione della direzione di Rifondazione Comunista.
Da oggi Liberazione cessa le pubblicazioni. Si tratta di una decisione triste perché Liberazione, prima settimanale, poi quotidiana, poi, dopo un periodo di sospensione delle pubblicazioni, on-line, è il giornale del nostro partito da oltre un ventennio. La storia di Liberazione e la storia di Rifondazione Comunista sono state – nel bene e nel male – intrecciate in modo indissolubile. Oggi dobbiamo sciogliere questo legame con la chiusura di Liberazione perché il deficit del giornale rischia di soffocare il partito, che non ha i soldi per coprire ulteriormente i buchi di bilancio. Si tratta di una scelta obbligata: se non chiudessimo il giornale dovremo a breve chiudere anche il partito. Abbiamo cercato in questi anni di trovare i modi e le forme attraverso cui rendere il giornale autosufficiente ma non ci siamo riusciti e adesso dobbiamo prenderne atto prima che sia troppo tardi. Prendere atto di questa situazione è necessario per evitare danni maggiori. In questo contesto voglio fare 4 ringraziamenti e assumere un impegno. Il primo ringraziamento è a Dino Greco. Ha accettato di cambiare radicalmente la sua vita venendo a Roma a dirigere Liberazione e abbandonando la sua esperienza da sindacalista. Non si è trattato per Dino di una scelta facile né indolore ed è stato un grande gesto disinteressato che Dino ha fatto nei confronti del partito e del giornale dopo la disastrosa direzione di Piero Sansonetti. Dino ha diretto il giornale in anni difficilissimi ed ha continuato a scrivere su Liberazione anche dopo essere andato in pensione, con una passione ed un impegno che parlano da soli. Il secondo ringraziamento è a Romina Velchi. La storia di Romina è diversa: giornalista di Liberazione sin dall’inizio, ha accettato di fare la vicedirettrice prima e la direttrice da ultimo, in puro spirito di servizio e militanza. Quando Romina ha preso la direzione del giornale sapeva che le possibilità di continuare ad uscire erano molto basse ma lo ha fatto lo stesso. Non è facile trovare compagni e compagne come Romina disposti a “metterci la faccia” in una impresa che si sa difficilmente sarà coronata dal successo. Il terzo ringraziamento è a quel gruppo di giornalisti – una piccola parte sul complesso dei giornalisti – che in questi anni hanno portato avanti concretamente il giornale e che lo hanno difeso dagli attacchi esterni ed interni. Si tratta di compagni e compagne che hanno interpretato il loro ruolo di giornalisti con quel senso di militanza e con quella deontologia professionale che ci hanno permesso di arrivare sin qui. Da ultimo – ma non meno importante – voglio ringraziare i compagni e le compagne che hanno in questi anni acquistato e sostenuto Liberazione ed in particolare a chi lo ha sostenuto in quest’ultimo periodo. Chiudiamo avendo un migliaio di abbonamenti e un certo flusso di sottoscrizioni. Voglio ringraziare questi compagni e compagne perché so quanto vale questo sostegno. So quanto costa tirare fuori 50 o 100 euro – oltre a quelli della tessera, a quelli per pagare l’affitto del circolo, alla benzina non rimborsata – per sostenere il giornale, il nostro giornale, la stampa comunista, come si diceva una volta. Non siamo nelle condizioni di rimborsare gli abbonamenti, possiamo solo dire di averli usati tutti, fino all’ultimo centesimo, per fare quella battaglia politico culturale a cui tutti teniamo. Dopo i ringraziamenti l’impegno. L’impegno è a decidere entro l’estate le forme di informazione, comunicazione e riflessione, a cui deve dar vita Rifondazione Comunista, per perseguire efficacemente il proprio disegno politico. Dopo le elezioni europee, qualsiasi sia il risultato, dovremo definire con maggiore precisione il ruolo e il progetto politico del nostro partito e – in questo contesto – degli strumenti informativi di cui ci dovremo dotare. Voglio dire subito con chiarezza che non è questo un impegno a riaprire Liberazione. Faremo di tutto ovviamente per salvare la testata ma non vi sono oggi le condizioni finanziarie e non vi saranno domani per riaprire un giornale basato sul lavoro di giornalisti professionisti. Dovremo inventare forme nuove che segnino una discontinuità con il passato. Una cosa voglio sottolineare infine. Abbiamo detto che la storia di Liberazione e del Partito della Rifondazione Comunista sono strettamente intrecciate. Qualcuno voleva chiudere Liberazione per cercare di chiudere anche Rifondazione. In questi anni di nemici ce ne siamo fatti tanti. Con la decisione che da oggi è operativa, noi facciamo l’esatto contrario: ci priviamo di Liberazione – che non siamo più in grado di sostenere finanziariamente – proprio per permettere a Rifondazione Comunista di proseguire e di battersi per l’affermazione del socialismo, della libertà e della giustizia. La chiusura di Liberazione non è la fine del nostro progetto politico. E’ una scelta dolorosa affinché il progetto politico da cui Liberazione era nata possa continuare a vivere.