2005 - Intervento

Congresso Prc di Roma

 

La relazione al congresso del PRC  contiene anche una critica nei confronti del Partito per un disinteresse nei confronti dell'attività dell'Associazione Articolo 3, promotrice di inchieste territoriali su vari temi e di iniziative sociali e culturali. Sante , con ciò, vuole sollecitare tutto il Partito a prendere atto che va cambiato il modo di fare politica, per incidere e per essere più visibili.

Le riflessioni che seguono sono personali, non impegnano i compagni e le compagne e tanto meno la mozione a cui aderisco.

Giovedì 2 dicembre si è svolto, a via Dancalia, un convegno sul lavoro precario nel settore del commercio, organizzato dall'Associazione Articolo 3. Abbiamo esaminato i risultati di un'indagine, non burocratica, che ha impegnato, come rilevatori, 20 ragazzi e ragazze. Per raccogliere 1.800 questionari tra i dipendenti e 200 tra i datori di lavoro, sono state avvicinate circa 6.000 persone in carne ed ossa: l'indagine è stata patrocinata e finanziata dall'Osservatorio del Lavoro della Provincia.

Il settore del commercio, preso in esame, conta di 165.000 addetti (più quelli in nero) ed è in espansione ed in profonda trasformazione. L'analisi non burocratica dei dati è di grande interesse per chi vuole capire e soprattutto contestare il precariato, non solo sul terreno propagandistico.

E', a mio parere, un modo "innovativo" di far politica.

Un circolo territoriale sarebbe in grado di realizzare una simile iniziativa? Un circolo territoriale sarebbe in grado di agire nel mondo del precariato? Penso di no.

Non sarebbe forse innovazione una struttura organizzata di precari, ben oltre al tradizionale circolo territoriale ed anche allo stesso "limite" rappresentato dal circolo?

Ora il punto è, per noi, come dare seguito all'iniziativa.

L'inchiesta è una scelta e dovrebbe diventare una modalità nell'operare di tutto il partito.

Eppure a questo convegno si notavano l'assenza totale dei circoli, degli eletti nelle istituzioni, persino del responsabile del lavoro e dell'inchiesta della Federazione! Si notava l'assenza di Liberazione. Solo Il Tempo e l'Unità hanno dato rilievo all'iniziativa!

L'Associazione è stata costituita due anni fa sulla base di un progetto approvato dal Comitato Politico della Federazione. Punti fondamentali erano:

  1. il recupero di "relazioni" con i tanti e tante che si vedono privati di diritti, che restano esclusi o sono ai margini: per recuperarli alla lotta, per farne dei protagonisti

  2. promuovere e realizzare iniziative di carattere sociale e cultural, per attivare relazioni ed offrire "cose" diverse dal mercato della cultura mercificata e cloroformizzante

  3. dare spazio a chi non ha spazio: l'associazione Articolo 3 come contenitore di altre associazioni, di comitati di scopo, ma anche a gruppi ed a singoli per specifiche esigenze ed iniziative.

 

Il progetto, scrivevamo, si doveva rifare ad esperienze (Case del Popolo e Camere del Lavoro) che di fatto erano l'autogestione del lavoro, del salario, del tempo libero: tentativi di socialismo dal basso e di unità di classe e di popolo. In questo solco di collocavano le cooperative, prima che degenerassero in imprese.

Col progetto volevamo anche costruire e sperimentare modalità diverse di azione politica. Dare alla parola "innovazione" concretezza. Sperimentare, provare, fare, sbagliare, ma agire.

Il precedente congresso ha prodotto discontinuità e innovazione politica che oggi vengono accentuate, accelerate, sistematizzate nel primo documento congressuale e pesantemente contrastate da altri documenti che comunque ne sono influenzati è il caso del giudizio sui Movimenti. Le scelte erano:

  • La presa d'atto della sconfitta del Movimento operaio e comunista e il tentativo che stiamo facendo per ricostruire un ideale ed anche una ideologia forte, libera da dogmi e dal condizionamento dei sentimenti.

  • L'assunzione di un orizzonte mondiale dello scontro e l'Europa come terreno ravvicinato di lotta alla globalizzazione: un atto non secondario è stata la costituzione del partrito della Sinistra Europea.

  • La pace assunta come discrimine e di conseguenza pacifismo e non violenza, disobbedienza pacifica come rivoluzione permanente.

  • L'inerenza ai Movimenti e i movimenti attori centrali per "un altro mondo possibile", innovazione rispetto alla tradizione comunista.

  • Autonomia, radicalità, alternativa come elemento distintivo di Rifondazione e di conseguenza un modo diverso di far politica e quindi le modalità dell'agire negli Enti locali, verso i partiti del centro sinistra, le grandi ed istituzionalizzate organizzazioni di massa (sindacati, Arci, Acli).

 

Rispetto a scelte di questa portata l'organizzazione del partito e le sue strutture sono in crisi.

All'innovazione politica non ha corrisposto un cambiamento, un adeguamento delle struttura, dell'organizzazione del partito. Anche questo congresso (prima mozione) rinvia il problema. Altre mozioni fanno l'appello al fare di più … si fa la predica all'iscritto!

Certamente all'innovazione non ha contribuito, anzi è stato un freno pesante, lo Statuto. Uno Statuto arretrato rispetto alle scelte politiche del partito, ancorato al modello organizzativo dei Comunisti Italiani del secolo scorso, contraddittorio, burocratico, prescrittivo e contemporaneamente lassista, inapplicabile ed inapplicato, adatto forse per un partito che non c'è se non nei sogni di qualcuno.

Lo Statuto nasconde, maschera persino l'esistenza delle correnti. Nel partito ci siamo divisi in cinque correnti, sempre più autonomamente organizzate, rischiamo di diventare una federazione. Del resto il regolamento congressuale prevede, per le correnti, anche un finanziamento paritario autogestito, per ora limitato al congresso.

Per tornare al tema dell'innovazione organizzativa e all'esperienza di Articolo 3, credo si debba riconoscere, al di là delle mozioni, che i nostri circoli ed anche le federazioni sono in difficoltà. Tutti sentiamo una inadeguatezza rispetto alla dimensione dei problemi, al livello dello scontro politico, alla sua dimensione planetaria, alla possibilità che vinca la barbarie sulla civiltà e provochi la fine del pianeta terra.

I circoli sono sempre meno frequentati, non c'è più un "vero" dibattito, c'è un calo degli iscritti e della militanza. Invece si scoprono, si aggregano, si mobilitano centinaia di compagni e compagne per iniziative come è il caso della Festa di Liberazione, specifiche manifestazioni, occupazioni, azioni concrete di lotte ò… e tutto viene organizzato al di fuori del circolo.

Nei territori, più che il circolo, è il consigliere o l'assessore ad essere il riferimento della gente, semmai il circolo è in polemica e non di rado a ragione, con il consigliere.

Sui circoli e sui militanti e iscritti pesano i cambiamenti di vita, ne cito tre:

  1. l'incertezza del futuro, del precariato, dello smantellamento dei diritti, delle incertezze di garanzie sociali

  2. l'avanzamento di culture individualiste e di leggi oscurantiste che agiscono pesantemente sui singoli individui e che portano ad una diffusa sfiducia

  3. i sistemi di comunicazione, intesi sia come mobilità delle persone, sia come notizie in tempo reale e l'insieme delle comunicazioni televisive che sono un continuo messaggio (esplicito ed occulto) di sostegno al sistema.

 

La risposta a tutto ciò non è l'associazione, ma con l'associazione abbiamo realizzato un'esperienza che chiediamo venga valutata.

La nostra esperienza ha trovato consensi, ha mobilitato compagni e compagne e cittadini, è stata pesantemente osteggiata, denigrata e soprattutto ignorata da diversi compagni e dirigenti.

 

Data documento: 
Martedì, 25 Gennaio 2005