1978 - Referendum legge Reale e finanziamento pubblico ai partiti

(articolo per l'Unità)

Referendum sul finanziamento ai partiti e legge Reale ( si svolsero in Italia, nei giorni 11 e 12 giugno1978: gli italiani furono chiamati a decidere se abrogare o meno la legge del 22 maggio 1975, n. 152 – «Disposizioni a tutela dell'ordine pubblico» (Legge Reale) – e se abolire il finanziamento pubblico ai partiti)

A nessuno deve sfuggire l'importanza del voto di domenica prossima. Noi abbiamo sempre detto – e oggi lo ripetiamo – che questi referendum si poteva (e sarebbe stato bene) evitarli. Ma dal momento che l'ostruzionismo e la prepotenza dei missini e radicali l'hanno imposto, è necessario che siano sconfitti l'astensionismo, l'indifferenza, il fastidio per questi referendum che la gran parte degli italiani, dei lavoratori, non voleva. Servono solo a chi li ha imposti. Sia Pannella che Almirante vogliono solo scardinare lo Stato e vogliono il caos. Viviamo una crisi economica grave ed una situazione pericolosa per l'ordine pubblico, ci sono problemi gravi da affrontare e risolvere, come quelli dell'occupazione, della scuola, dell'università, della convivenza civile.

Se vincessero i SI e se solo avessero numerosi voti, avremmo come conseguenza un incoraggiamento alla violenza, allo squadrismo, al terrorismo. Avremmo un pesante arresto dell'attività di massa, dell'azione e funzione del partito e quindi della Democrazia.

Senza i partiti non ci può essere Democrazia ed i grandi partiti popolari hanno bisogno di consistenti mezzi economici per vivere e andare avanti, per svolgere la funzione democratica, per garantire il collegamento tra le masse ed il Parlamento, tra il popolo e lo Stato. O vogliamo che i partiti si riducano a semplici macchine elettorali e che la Democrazia si esprima soltanto al momento del voto? O addirittura qualcuno pensa al partito unico, così com'era al tempo del fascismo: allora non c'era bisogno di una legge per finanziare il partito fascista che i soldi sapeva dove trovarli senza difficoltà!

La questione del finanziamento dei partiti, dunque, solleva un problema più generale: quello del carattere stesso che deve avere la Democrazia. La Democrazia italiana di oggi è profondamente diversa da quella di 80 anni fa. Allora avevamo un regime democratico estremamente ristretto, senza basi popolari. Giovanni Giolitti ricorda nelle sue memorie di essere stato eletto, per la prima volt deputato, senza avere alcun contatto con il suo collegio elettorale, salvo un incontro con il sindaco. A quel tempo nessuna carica pubblica era retribuita: ma questo inevitabilmente significava che la politica era appannaggio dei notabili, dei signori, dei rappresentanti delle classi abbienti e dei privilegiati. Oggi è profondamente diverso. La Democrazia è andata avanti e la politica la fanno, la devono e possono fare, gli operai, i contadini, gli studenti, gente del ceto medio, comunque gente che non dispone di patrimoni e rendite. Il compito di chi fa politica – e quindi il compito fondamentale dei partiti, soprattutto dei grandi partiti popolari – è quello di organizzare la partecipazione ed il dibattito democratico dei cittadini, di far giungere informazioni a tutti. Quanto costa tutto ciò? Ci si dice: c'è l'autofinanziamento. Certo, esso è sicuramente un motivo di forza e di orgoglio per noi comunisti che dell'autofinanziamento per 30 anni ed ancora ne facciamo un punto centrale della nostra azione politica. Vogliamo che si sappia che i due terzi del nostro bilancio sono coperti dall'autofinanziamento, cioè dalle sottoscrizioni popolari, dalle quote di tesseramento, dal sacrificio di migliaia di militanti, di versamenti dei nostri parlamentari, dei nostri amministratori, dei nostri giornalisti. Ma l'autofinanziamento non basta.

Il PCI per le feste dell'Unità organizza una raccolta nei negozi e chiede un contributo agli elettori, oltre a grandi sacrifici ai propri iscritti. I fondi neri sono da attribuire alla “Lockheed(*1), alla DC, al PSDI e a molti altri. E i radicali? Loro hanno preso soldi per ogni deputato e chi li finanzia? Repubblica? Il Corriere? O sono i digiuni di Pannella?

Il finanziamento pubblico è un investimento per la Democrazia e rafforza il movimento democratico. Perchè fare un regalo ai nemici della Democrazia?

Non si può dire che il finanziamento pubblico sia una spinta a “burocratizzarsi”, a ridurre il legame con le masse, con il popolo, con gli elettori. Le cifre dimostrano che è vero il contrario. Nel 1974 (l'anno in cui è stata approvata la legge che oggi si vuole abrogare) il PCI ha raccolto con l'autofinanziamento 9 miliardi e mezzo. Nel 1977 ne ha raccolti 22 e 800 milioni e per il 1978 abbiamo posto l'obiettivo dei 27 miliardi e 800 milioni.

A questi soldi si aggiungono quelli del finanziamento pubblico che è molto importante anche per la vita di un grande partito come il nostro. Li usiamo quasi interamente per integrare le indennità dei nostri compagni amministratori locali (e per consentire così che essi si dedichino tempo pieno alla loro funzione pubblica, al servizio della cittadinanza), per finanziare le nostre organizzazioni del Mezzogiorno, per acquistare sedi di partito che sono sedi di dibattito e organizzazione della democrazia di massa, per sostenere la nostra stampa. Se ci fossero tolti i 13miliardi del finanziamento pubblico subirebbero un duro colpo le nostre organizzazioni del Mezzogiorno, la nostra stampa, la rete degli amministratori, l'estensione della nostra presenza su tutto il territorio nazionale.

Il PLI invita a votare per l'abrogazione della legge. Il PLI ha un bilancio di un miliardo e 900 milioni, di cui 1 miliardo e 400 milioni di autofinanziamento e 500 milioni di finanziamento pubblico. Che farebbe se la legge venisse abrogata? Noi sappiamo che per il PLI provvederebbero gli industriali. Ecco un buon motivo per mantenere la legge e votare NO al referendum: impedire i finanziamenti occulti (che sono vietati e puniti da questa legge) e difendere così l'autonomia dei partiti da gruppi economici potenti che con i loro soldi sono in grado di condizionare la politica. Difendere anche i diritti dei partiti minori che sono favoriti dalla legge: dei 45 miliardi che ogni anno vengono destinati (lo 0,05 del bilancio dello Stato, la metà di quello che costa questo referendum imposto dai radicali e dai fascisti) beneficiano, in proporzione più i piccoli partiti dei grandi.

 

La legge Reale

Il referendum su questa legge era inutile. Se davvero radicali, fascisti e gruppi estremisti volevano l'abrogazione, bastava che non facessero ostruzionismo. Il Senato aveva già abrogato la “Reale”, sostituendola con una legge nuova e moderna. La Camera non ha potuto, in tempo utile, varare definitivamente questa nuova legge perchè radicali e missini lo hanno impedito presentando oltre 3000 emendamenti, tutti palesemente pretestuosi.

I nostri critici, oggi, ci rimproverano: “votate NO all'abrogazione di una legge che pure, tre anni fa, avevate contrastato, votando contro in Parlamento” Rispondiamo: “nella legge Reale ci sono articoli contro i fascisti, contro i reati di ricettazione e riciclaggio di denaro sporco, contro l'uso di armi ed esplosivi, articoli di procedura per impedire agli imputati di bloccare o ritardare i processi ed uscire di galera senza essere giudicati. Su questi articoli eravamo d'accordo tre anni fa e lo siamo adesso. Ci sono poi altre parti (quella sull'uso delle armi da parte della polizia o sui divieti rigidi alla concessione della libertà provvisoria, o sul soggiorno obbligato) che noi giudicavamo inutili, sbagliati e pericolosi. In questi anni abbiamo lottato per cambiare questa legge, facendo di questo un punto centrale nella trattativa per l'accordo della nuova maggioranza. Abbiamo ottenuto che la legge fosse cambiata. Abbiamo ottenuto una legge migliore e più rigorosa. Più rigorosa perchè garantisce ogni libertà costituzionale e stabilisce misure più efficaci contro il fascismo ed il terrorismo, contro la violenza, l'uso delle armi, i sequestri. Approvando una legge severa, ma garantista il Senato ha deciso l'abrogazione della Reale. Perchè allora l'ostruzionismo, alla Camera, contro questa nuova legge? Chi lo ha fatto non voleva l'abrogazione della Reale ma voleva e vuole il vuoto legislativo, lo Stato disarmato di fronte al terrorismo, al fascismo, all'eversione, alla criminalità. Noi diciamo NO alla capitolazione d al disarmo dello Stato.

I Radicali non hanno chiesto l'abrogazione degli articoli “liberticidi” ma di tutta la legge. Non hanno chiesto l'abrogazione di quei articoli perchè dei fascisti avevano bisogno per paralizzare il Parlamento. Antifascisti lo si è coerentemente, o non lo si è.

La nuova legge sull'ordine pubblico è profondamente diversa dalla Reale. Più rigorosa disciplina dell'uso delle armi da parte della polizia, nel senso di ammetterne la legittimità solo allo scopo di impedire gravissimi reati (stragi, omicidi, sequestri di persona, ecc.) non altrimenti evitabili, possibilità di concessione della libertà provvisoria a chi non sia responsabile di reati gravissimi facendo salve alcune cautele nei casi i obiettiva pericolosità dell'indiziato, abolizione del soggiorno obbligato per i sospetti di reati diversi da quelli mafiosi, previsione di precise figure di reato per gli atti preparatori di gravissimi delitti, inasprimento delle normative che riguardano la repressione delle attività fasciste.

Cosa succederebbe se i SI vincessero il referendum?Avremmo il caos e il vuoto legislativo. Un solo giorno di vuoto legislativo permetterebbe che siano cancellati i reati di fascismo, imporrebbe la revoca definitiva di condanne già pronunciate e anche la revoca del decreto di scioglimento di “Ordine Nuovo”, l'organizzazione terroristica neonazista. Potrebbero ottenere la libertà delinquenti comuni, fascisti e terroristi. Alcuni dicono: “ma avete 60 giorni di tempo per approvare una nuova legge se il presidente della Repubblica concede la proroga all'abrogazione”. Noi chiediamo: “perchè allora volete l'abrogazione? E perchè i radicali già preannunciano un nuovo ostruzionismo alla Camera?”. La verità è che chi dice “abroghiamo vuole il permissivismo.

L'11 giugno si vota. Con il NO a tutte e due i referendum ribadiamo il NO al fascismo e al qualunquismo, al terrorismo,alla logica della P38 e allo squadrismo. Respingiamo l'attacco che viene portato alla democrazia da chi sabota il Parlamento. Diciamo chiaro che è con la democrazia che si cambia e non con il terrorismo e la violenza.

Votare NO vuol dire pronunciarsi per la pluralità dei partiti, la crescita della vita democratica, il rinnovamento dell'Italia nella libertà e nella democrazia.

Di fronte alla nullità dei referendum ormai, sia i radicali che i fascisti, sia Lotta continua che Democrazia proletaria ed anche gli autonomi, riconoscono che il problema non è la legge Reale ed il finanziamento ai partiti, ma colpire l'accordo a cinque. Sappiamo che contro la presenza dei comunisti nell'area di governo operano in tanti: le forze del capitale, uomini e gruppi della DC, forze internazionali, i fascisti e gli estremisti.

Con il PCI nel governo le cose devono cambiare. E' però una battaglia ed una lotta aspra e dura! Trent'anni di potere democristiano, un anno di centrosinistra hanno fatto molti danni. Il paese è vittima di una crisi economica, morale e sociale che può portare al tracollo. E tracollo significa fascismo!

In questo referendum il PCI, con forza e coerenza, chiede di votare NO, in difesa della democrazia. Il PCI chiede di votare NO per avere più forza per imporre profondi cambiamenti, per far si che l'accordo di programma si realizzi. Il PCI chiede di votare NO per “isolare” l'estremismo e il qualunquismo, ma anche per far capire alla DC che occorre un profondo cambiamento nel paese.

Tutti attaccano il PCI per la sua coerenza, per la chiarezza e fermezza di posizioni, per la testardaggine con cui affronta i problemi della trasformazione dello Stato.

Cittadini, lavoratori, compagni, giovani, nel caos del vuoto, nella paura, trovano spazio le forze qualunquiste, moderate e fasciste!

E' deludente che forze, penso ai radicali o certi intellettuali, libertari e portatori in passato di stimoli progressisti, oggi nel nome degli “interessi” e megalomanie individualiste, si lascino trascinare nel pantano fascista e qualunquista. E' doloroso che i giovani ed anche gruppi come Democrazia proletaria e Lotta continua, per un odio contro il PCI, scatenino una battaglia dagli incerti contorni, costruita sul vuoto culturale e di programma, sostenuta solo da una volontà distruttiva.

Noi vogliamo costruire, cambiare, trasformare. Ma questo lo si può fare con l'unità, riacquistando un ordine democratico e trasformando la società. Oggi la nostra lotta è il voto al NO al referendum!

 

Nota (*1) -Lo scandalo Lockheed riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi Paesi negli anni settanta, e in particolare Paesi Bassi Germania OvestGiappone e Italia. L’azienda statunitense ammise di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a Stati esteri i propri aerei militari. (weekipedia)

 

 

Data documento: 
Lunedì, 5 Giugno 1978