1977 Intervento
Congresso di Sezione
La TV, la stampa, stanno, in modo frenetico, sollevando il problema della libertà nei Paesi socialisti. Molti di questi giornalisti non sono animati dall'amore per la libertà o scandalizzati dagli atti repressivi verso certi intellettuali, ma da un anticomunismo viscerale. Cercano di colpire l'idea del socialismo, di mettere in difficoltà il nostro Partito e questo, nel momento in cui il PCI assume un ruolo di protagonista nella lotta per trasformare profondamente l'Italia.
Il PCI ha scelto, per ragioni oggettive e storiche e per un'interpretazione creativa del marxismo, una sua via al socialismo i cui fondamentali cardini sono:
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la vasta accettazione del pluralismo
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la salvaguardia e la crescita delle libertà collettive ed individuali
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il passaggio pacifico al socialismo
Ciò significa:
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non seguire le strade percorse per realizzare il socialismo dei Paesi dell'Est Europeo, di Cuba, della Cina, dell'URSS, né costruire un analogo modello di socialismo: il capitalismo in questi Paesi è stato liquidato, ma irrisolto è rimasto il problema della libertà
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rifiutare l'esperienza socialdemocratica che ha semplicemente razionalizzato e reso più umano lo sfruttamento capitalistico.
Stiamo cimentandoci, e non è facile, in Italia ed in Europa, per costruire il socialismo assieme ad altre forze, nella libertà. E' una scelta originale. Una scelta che se viene compresa ha una grande forza di attrazione, è portatrice di una rinnovata tensione ideale.
Per questi motivi è, nel concreto, rivoluzionaria.
Negli ultimi 18 mesi, molto è cambiato in Italia:
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nei rapporti tra i partiti, siamo alla fase del confronto
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il Parlamento sta riacquistando autorità, operatività, autonomia (l'ultimo esempio è quello della legge sull'aborto)
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è mutata la geografia politica nelle Regioni, nei Comuni: giunte di sinistra, giunte aperte
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riflessioni profonde sono in corso nei Sindacati
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sono entrate in crisi le formazioni estremistiche compreso il Pdup
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il Movimento Sociale si è scisso
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credo che in mezzo alle masse( lavoratori, studenti, intellettuali) sia in atto una riflessione sulla crisi della società
Dobbiamo avere coscienza piena della profondità e gravità della crisi economica perchè cresce l'indebitamento con l'estero visto che si consuma più di quel che si produce, cala l'occupazione, calano gli investimenti, si sprecano le risorse.
Vicino alla crisi economica vi è quella morale e civile: la delinquenza (comune e politica), il lassismo, l'individualismo.
Le strutture dello Stato sono incapaci di garantire la "convivenza civile": 2 milioni di processi da ultimare, le evasioni fiscali, i capitali all'estero, la burocrazia.
Di fronte a queste realtà, il PCI è consapevole che si possa anche arretrare come Movimento operaio e come società, perciò agisce con prudenza, ma anche creativamente. Noi comunisti chiamiamo tutte le forze sane del Paese, la classe operaia innanzitutto, gli intellettuali ed anche le forze sane dell'economia, ad impegnarsi in un "progetto di cambiamento" che non è la costruzione del socialismo ma il rilancio di nuovi valori individuali e collettivi. Si tratta di superare la crisi costruendo elementi di socialismo. Si tratta di fare dell'"austerità" un'occasione di cambiamento: un fatto rivoluzionario.
Questo è quello che stiamo avviando e il governo Andreotti, rispetto a questa nostra ipotesi o progetto è un fatto marginale e non eterno. Chiaramente questo è il modo di essere Partito di lotta e di governo. E' il modo di operare "per" e non solo "contro".
Rispetto a questa realtà sociale, economica e civile e rispetto a questo progetto, la sezione (iscritti ed attivisti), le sue strutture (organismi e commissioni), la sua vita (interna ed esterna) è adeguata ad affrontare l'impegno, la lotta necessaria per vincere questa battaglia? E' proiettata, con sufficiente tensione ideale, allo scontro che il cambiamento impone per essere realizzato?
Un impegno di tale portata prevede:
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un Partito in cui la vita democratica cresca e, con essa, il consenso e l'iniziativa, in cui il dibattito e l'iniziativa (non circolo di discussione) vivano nella disciplina del centralismo democratico, in cui non ci si limiti alla propaganda ma si costruisca il consenso, il rapporto con gli altri partiti, nuove forme di aggregazione, avendo un occhio privilegiato alle forze emergenti (donne, giovani, intellettuali)
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un Partito che si compenetra nella società, ne raccolga le istanze e le trasformi in iniziativa politica
La nostra sezione alla data odierna conta di 420 iscritti, di cui donne 184, reclutati 33 di cui donne 21. Il dato è positivo, ma è possibile andare oltre, superare i 500 iscritti. Più che mai nella realtà attuale è indispensabile un Partito di massa. Il bilancio finanziario è anche positivo. Per il 1977 la media tessera è di £ 11.900, + 5.900 rispetto al 1976 (raddoppiata). La diffusione de l'Unità, nel 1976, ha superato le 25.000 copie. Da 8 anni pubblichiamo "Lotta Oggi" che sta attraversando un periodo difficile, che intendiamo rilanciare, senza per questo sottrarci alla crescita di strumenti analoghi a livello di Circoscrizione. Siamo stati presenti nel quartiere in molte occasioni, ricordo le ultime: Cile, coppa Davis, mostra del Partito per la preparazione del congresso. Ma di particolare rilievo e importanza va considerato:
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la battaglia antifascista (che non è finita e torneranno alla ribalta)
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l'impegno, difficile, ma di grande interesse nel Comitato di quartiere
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le iniziative nella scuola
Per quanto riguarda invece la vita degli organismi della Sezione, un passo avanti è stato compiuto con il lavoro delle commissioni in particolare quella di quartiere, scuola e organizzazione. Si sono impegnati e valorizzati i compagni e affrontati problemi specifici (pensionati, ecc.). Il C.D. invece ha incontrato difficoltà ad esercitare la direzione politica della sezione: compito a cui si è sostituita largamente la segreteria. Ancora: non c'è distinzione tra attivo e assemblea, registriamo una caduta dell'impegno dei compagni, specie dei giovani, verso il tesseramento, la diffusione de l'Unità, l'attività di propaganda nel quartiere. Si manifestano forme di settorialismo, chiuse nelle commissioni che a volte creano , oltre a malcontenti, anche la perdita di una visione generale della situazione e quindi non si opera, come sezione, complessivamente su problemi e iniziative non rinviabili. Siamo inoltre di fronte a un frenetico accavallarsi di riunioni (zona, federazione, circoscrizione, comitati) che logorano i compagni, svuotano la sezione, determinano farraginosità e fanno slittare le iniziative.
I problemi sono molti, come affrontarli?
Stabiliamo intanto che non si parte da zero e che non è necessario cambiare tutto. La nostra sezione ha compiuto, negli anni, molte esperienze, anche travagliate, ma sempre guardando avanti, al Partito e alla sua crescita. Ma si deve evolvere ancora, sperimentare, cambiare senza "sospetti", senza "etichettare alcuno". Siamo in fase di dibattito congressuale e sarà il nuovo C.D. a definire le strutture e gli strumenti di cui la sezione ha bisogno nella realtà di oggi. Quindi ben vengano critiche, proposte, idee, ma eliminiamo la morta gora della routine ed i gorghi delle polemiche personali che declinano le riunioni e si mortificano i compagni.
Innanzitutto si pone l'esigenza
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di garantire l'orientamento del Partito, via maestra per moltiplicare il numero dei compagni che si impegnano, in modo organizzato, nel lavoro di sezione
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di rilanciare l'assemblea degli iscritti, aperta all'esterno, e definire meglio cos'è l'attivo di sezione
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costruire il Partito nei luoghi di lavoro, anche se qui sono pochi. In particolare va affrontata la questione del Partito nella Circoscrizione, a seguito del decentramento, dei dipendenti comunali e di alcuni servizi. Come pure va svolto un lavoro specifico nei confronti di categorie (pensionati, giovani, donne) ed in certi caseggiati
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formare quadri: si tratta, con coraggio, di affidare compiti ai compagni, dare fiducia, come pure occorre operare con una specifica attività ideologica, politica (corsi).
Non dimentichiamo che gran numero di quadri e di adesioni dei giovani è venuto e si è formato in momenti di tensione, in momenti eccezionali come il ricordo della Rivoluzione d'Ottobre, il fascismo, la guerra di Spagna, la Resistenza, il 1960 (Tambroni), il 1968 e 1969, il Vietnam.
Oggi dobbiamo far divenire "eccezionale" ed "affascinante" il progetto di cambiamento della società con una rottura rivoluzionaria e farla comprendere.
Credo, poi, che vada difesa l'attività delle commissioni, con l'esigenza di definire meglio il numero ed i campi di lavoro di quelle già fissate, ma anche di nominarne nuove , di volta in volta, per i problemi che emergono. Non sono le commissioni che disarticolano il lavoro della sezione, ma la difficoltà del C.D. a definire i piani di lavoro, quindi a dare sempre un quadro di riferimento complessivo su cui impegnare l'intera sezione.
Credo che la via per far finire la polemica di chi pretende ruoli impegnativi nel Partiti, sia quella di fornire a tutti una visione più complessiva e unitaria del lavoro, di bandire gli atteggiamenti aristocratici e intellettualistici verso i compagni che più si impegnano nel cosiddetto "lavoro nero" di sezione. Soprattutto si tratta di impegnare un maggior numero di compagni nel lavoro politico. Abbiamo bisogno di molte forze, anche con specifiche competenze, per un più vasto ed incisivo lavoro nel nostro quartiere.
Altro problema è se è possibile o meno utilizzare meglio la sezione, in modo più produttivo. Lo ripeto, la sezione non è lo sfogatoio di frustrazioni individuali, né un ritrovo di amici. Credo che anche l'amicizia si cimenti se si eleva il tono e la partecipazione politica alla vita di sezione. Credo anche che nella nostra sede si debbano organizzare programmi e attività culturali (conferenze, film, ecc.). Questo non contraddice l'impegno a costruire organismi come l'Arci o a far funzionale la sede di via Nemorense.
Vorrei ora richiamarvi sul problema delle donne e dei giovani.
Il Circolo della Fgci, sfiorava lo scorso anno i 90 iscritti. Oggi abbiamo tesserato altri 50 giovani. Non dobbiamo far "la predica" ai giovani ( anche se alcuni comportamenti vanno combattuti) e alle compagne ma bisogna capire il perchè delle difficoltà, dei ritardi e di quei casi di "crisi" di rapporto con il Partito. Il malessere della società colpisce i meno difesi e nei giovani il rovello sull'oggi e sul futuro è più forte, come pure le tensioni e l'impazienza. Vecchi valori (famiglia) sono entrati in crisi ed i nuovi sono difficili da abbracciare, anche perchè richiedono rinunce. Concretamente: non è con risposte organizzative che si risolvono questi problemi, è la sezione complessivamente che deve comprendere la questione giovanile e femminile e farsene carico.
Un ultimo problema: Roma oggi è amministrata dalla Sinistra e si sta realizzando il decentramento amministrativo. Si impone al Partito un salto di qualità rapido, deciso, coraggioso. Il primo atto dovrebbe essere quello del decentramento "politico" del Partito a livello di Circoscrizione. Le attuali Zone di Partito sono inadeguate, al di là del travaglio contingente in relazione al decentramento amministrativo e alle differenti realtà sociali e politiche esistenti nei quartieri e alla dimensione abnorme del territorio. Chiaramente si tratta di costruire un'istanza politica a livello di Circoscrizione. Invece si sta ricorrendo ad artefici organizzativi come ai coordinamenti per commissioni e problemi. Che senso ha per esempio la commissione propaganda di zona? O il coordinamento di Circoscrizione? Non si risolve il problema politico ma si intensificano le riunioni e si creano farraginosità che provocano ritardi e logorano i compagni. E' folle che il nostro segretario debba partecipare a 10/12 riunioni a settimana! E la Sezione come va avanti? Come possono essere rese esecutive le decisioni? A livello di Circoscrizione si potrebbero organizzare gruppi (che nascono e muoiono) su problemi o su iniziative, ad. esempio la Festa de l'Unità (di cui tra l'altro da 3 anni non conosciamo i bilanci), elezioni del distretto scolastico, centro di aggregazione: è veramente mortificante che da 6 mesi, dopo le ingenti spese sostenute, malgrado l'esigenza politica di costruire un centro di vita democratica, i locali siano abbandonati e si stia ripiegando su attività parziali. Occorre più decisione e coerenza sulle scelte che si fanno, ma anche più coraggio e creatività.