1976 - L'Inps (senza data)

1976 - L'Inps. - Si tratta di un articolo scritto all'inizio della nomina All'Inca Nazionale. 

 

Ammetto di lasciarmi con facilità affascinare dalla tecnica, dal nuovo, dai mezzi che la scienza e in particolare quella che va sotto il nome di “informatica”, può mettere al servizio dell'uomo, del lavoratore e non solo dei suoi nemici.

Da questo punto di vista, sono decisamente importanti i calcolatori, la banca dati dell'Inps e i mezzi di collegamento (terminali) tra sede centrale e sedi periferiche. Certo i calcolatori costano, consumano molta energia, ma permettono anche elaborazioni, calcoli, ricerche, disbrigo di quantità enormi di lavoro in tempi brevi. Dietro al fascino delle incredibili imprese spaziali, ci stanno appunto i calcolatori.

Nel 1974/75 l'Inps ha inviato ai lavoratori agricoli, direttamente a casa, i moduli per le domande del sussidio di disoccupazione e gli assegni familiari, servendosi dei dati raccolti e memorizzati l'anno precedente. Si può onestamente affermare che con questo sistema si sono accelerati i tempi di erogazione delle prestazioni di 50/60 giorni, è diminuito il numero dei ricorsi e dei lavoratori che hanno pero il diritto, più snello e semplice è stato il lavoro dei patronati e sindacati, nonché quello degli uffici incaricati di istruire le pratiche.

Da questa esperienza e da quella in atto per la liquidazione delle pensioni,emerge chiaro che molto va modificato dell'attuale struttura dell'Inps, che va utilizzato diversamente il suo apparato e il suo personale, che diversi devono essere gli indirizzi che, se non in termini analoghi, si pongono problemi anche per il patronato.

Credo che prioritariamente vada però riaffermato che i patronati confederali non sono semplici Enti assistenziali, ma strutture sindacali che compiono attività sindacale. Va respinto, poi, con decisione, ogni tentativo di accomunare i patronati confederali con quelli di comodo, clientelari, nati dal sottogoverno o la tesi di chi considera i patronati confederali quasi alla stregua di “enti inutili”.

I patronati confederali e l'Inca in primo luogo – non è vano ripeterlo – hanno contribuito in questi mesi a far conoscere e godere i diritti previdenziali a milioni di lavoratori, aiutandoli a districarsi in mezzo alla foresta della burocrazia, a difenderli dal fiscalismo degli enti. Non solo, i patronati si sono impegnati nell'elaborazione e nell'iniziativa per profonde modifiche della legislazione assistenziale e previdenziale, cioè per la conquista di nuovi diritti, per affermare nei contratti nuovi campi di intervento, in particolare in materia di prevenzione e di ambiente.

Tutto ciò non toglie che i patronati, per il sistema burocratico e farraginoso imposto ai lavoratori per godere di qualsiasi diritto, non siano oberati e condizionati dai moduli, dalla carta. Il problema che si pone prioritariamente è quello di affermare il principio che il diritto alla prestazione non insorge al momento della presentazione della domanda, ma quando un lavoratore ha i requisiti previsti. Sono assurdità, ad esempio, la perdita di mesi ed anni di pensione di vecchiaia, anche se si ha raggiunto l'età, se la domanda viene presentata in ritardo, in quanto la pensione decorre dal giorno della presentazione della domanda e non dal compimento dei 55anni se donna o 60 se uomo. Ancor più assurdo è il fatto, in caso di disoccupazione agricola, che se si presenta la domanda in ritardo, si perde il diritto alla prestazione.

E' tempo che le confederazioni e patronati affrontino alcune questioni, anche perchè ciò è reso oggi più praticabile e possibile per la presenza maggioritaria del sindacato nella direzione e gestione dell'Inps, unitamente alle strutture tecniche che l'istituto stesso sta offrendo.

Si tratta innanzitutto, di superare l'obbligo della domanda per godere delle prestazioni (tutte, non solo pensioni, disoccupazione, malattia, ecc.). Sulla base dei dati memorizzati dall'Inps o in altri istituti in attesa della loro unificazione, gli istituti devono direttamente erogare la prestazione. Si afferma, da più parti, che ciò contrasta con l'attuale legislazione: allora cambiamola! Chi oserebbe opporsi ad un così elementare diritto?

E i patronati cosa faranno? Io credo che i patronati confederali (quelli del sottogoverno si!) non abbiano bisogno di carta, di farraginosità e complicate procedure burocratiche per svolgere una funzione altamente sindacale e sociale. Anche la valutazione dell'attività del patronato da parte del Ministero del Lavoro, perchè dovrebbe continuare a misurarsi sulla base di punteggi assegnati per ogni tipo di pratica e non in relazione soprattutto all'impegno per migliorare la legislazione sociale, l'attività di prevenzione, la collaborazione con l'Inps per una politica rigorosa di spesa e di incasso dei contributi previdenziali, evasi ancora da troppi datori di lavoro? E si potrebbe continuare.

C'è poi una battaglia da fare subito per ,o scioglimento degli “enti inutili”, per la riforma della pubblica amministrazione, per evitare gli sprechi nel campo della previdenza e dell'assistenza.

C'è la decisione di sciogliere lo Scau (contributi agricoli unificati) uno degli enti più contestati e tra quelli più accanitamente difesi dagli agrari e dalle forze di destra. Ebbene si sono spesi miliardi quest'estate per impianti tecnici costosissimi sapendo che si deve andare allo scioglimento. Chi l'ha permesso? Si cerca forse di salvare nuovamente lo Scau?

C'è tutta la battaglia sulla sanità, la gestione degli ospedali, l'indirizzo e l'attività delle mutue, la medicina del lavoro, la prevenzione, l'ambiente, il prezzo e lo spreco dei medicinali, problemi di riforma, di qualificazione dei consumi e di valorizzazione dell'uomo e della sua vita, su cui ci si deve impegnare.

Ci sono poi campi su cui sindacato e patronato stentano a muoversi, come quello degli invalidi, dei minorati, dei disabili che non possono più essere ignorati, di cui occorre farsene carico con l'iniziativa.

Tutto ciò va visto in modo complessivo, partendo dall'esigenza di valorizzare l'uomo, da quando nasce fino alla morte, su una linea che imponga una nuova qualità di vita.

Voglio dire, infine, che anche l'attività promozionale dell'Inps in termini di prepensionamento, di unificazione delle posizioni assicurative personali, di invio dei moduli prestampati, di un controllo più rigido dei pagamenti dei contributi previdenziali da parte dei datori di lavoro, è certamente importante, ma non sufficiente per far diventare l'Inps una efficace ed efficiente struttura al servizio dei lavoratori e della collettività.

 

 

Categoria: