1974 - Intervento
SEGRETERIA NAZIONALE FEDERBRACCIANTI
Credo sia utile e urgente un'indagine, il più precisa possibile, sulla struttura della manodopera agricola che ci faccia capire meglio ciò che è mutato e ci aiuti anche a realizzare gli adeguamenti rivendicativi necessari.
Credo che in questo periodo (autunno) noi dobbiamo sforzarci, da un lato di compiere alcune riflessioni sulle nostre politiche rivendicative, occupazionali, di sviluppo, organizzative, dall'altro di costruire subito un movimento di lotta che aiuti la categoria ad avanzare, a trasformarsi ancora, a consolidare il suo potere, a dare un contributo più preciso ed anche peculiare all'azione generale del sindacato.
Penso perciò che occorra utilizzare bene le riunioni regionali ed il prossimo C.C. I regionali non possono essere solo momenti di verifica, ma devono già avviare l'iniziativa. Credo che sia opportuno, per dare unità e dimensione nazionali a queste riunioni che ci sia una "nota", un pro-memoria su cui i compagni e le compagne del centro possano basare i loro interventi.
Nel suo intervento Donatella Turtura ha fornito cifre sull'andamento dell'agricoltura (tenterei un consuntivo più analitico dell'anno 1973) e comunicato di leggi regionali per l'agricoltura, di stanziamenti e leggi, di piani elaborati. E' necessario che questa documentazione (almeno gli estremi) venga data ai compagni e alle compagne. In questo modo, pur rispettando i ruoli di ognuno nel lavoro del sindacato, ci si mette in grado di conoscere la realtà. Dobbiamo, ad esempio, costituire la Federbraccianti ad Asti, è bene che, contemporaneamente, al fatto organizzativo di contribuisca a costruire una linea che sia possibile nella misura in cui si forniscono precise indicazioni, quindi in politica agraria cosa sta facendo la Regione Piemonte?
Nel merito alcuni problemi. In questa fase, di fronte al rialzo dei prezzi, di fronte a richieste di aumenti salariali, comunque avanzati, occorre fare attenzione ai contadini. Almeno due sono i motivi:
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può essere facile e possibile ricomporre la frattura tra contadini e agrari sulla base della richiesta di aumento del prezzo dei prodotti
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ricomporre, di fronte a reali disagi, la dialettica interna alla Coltivatori Diretti, data anche da una crescente differenzazione delle aziende (per alcune sono anni di accumulazione).
Credo, quindi, che dobbiamo operare affinchè le Confederazioni agiscano sui prezzi delle materie prime. Ma credo che un grande sforzo, sulla base del settore bieticolo, vada compiuto nel rapporto con l'industria di trasformazione e mercato. Elementi di speculazione che pesano su produttore e consumatore.
L'altro problema in questa fase è come teniamo unito, nel concreto, gestione, linee di sviluppo, scelte confederali. Su questa questione alcune sottolineature: scala mobile, pensioni, redditi precari. E' assolutamente necessario che siano vertenze confederali per tutti. E' anche il modo per evitare che questi temi diventino i soli, cioè per tener legato queste scelte a quelle dello sviluppo.
Nel merito: per i redditi precari sono perché la base di rilevamento probante sia l'elenco di rilevamento effettivo impiego. Ho dubbi sulle 101 giornate. Sono per attestarmi sul minimo che si deciderà complessivamente. Anche per altri settori. Non escluderei nemmeno le 51 giornate. E' chiaro che, se si va in questa direzione, si avvia anche un processo che pretenderà forme di controllo nella formazione del diritto. Credo che forse sarà l'occasione per riprendere in senso complessivo (tutti i settori) il discorso del collocamento.
Se vogliamo mantenere l'unità tra gestione, scelte confederali e sviluppo, si deve vedere come in questa scelta viene avanti l'evoluzione della categoria, nel concreto. Si tratta di partire dalla condizione che permane nei fatti, arretrata e con caratteri anche di inferiorità.
In questo senso come non mai è possibile unire gestione, piani culturali, zona e settori.
La questione dei piani, se vogliamo passi e sia veramente un volano, è necessario non rimanga finalizzata solo all'occupazione.
Mutamenti culturali creano le possibilità di una diversa organizzazione del lavoro, di una diversa professionalità. Un modo per tirare nel gioco i lavoratori più stabili. Un modo per interessare di più le forze esterne alla categoria.
Noi possiamo anche indicare giuste linee, obiettivi di grande valore per la trasformazione agricola, ma rischiamo sempre più che questi obiettivi non siano sufficientemente capiti dalla categoria. In che senso?
La nostra categoria non ha parola, ma nei fatti ha dato il "la" a grandi temi di sviluppo quando da essi dipendevano il lavoro e il pane.
Oggi è definitivamente caduta l'idea di una diversa gestione e proprietà della terra. Per cui l'attacco sui temi dello sviluppo agricolo è anche per molti braccianti quasi uguale che per i lavoratori dell'industria.
Non so dare risposte ma credo che dobbiamo cercare meglio il nesso tra temi di sviluppo e prospettive reali. Credo che questo si possa fare se c'è una ricchezza e articolazione degli obiettivi.
Ho già accennato al fatto che un mutamento industriale dell'agricoltura produce possibilità nuove di professionalità e organizzazione del lavoro. L'accelerazione del processo verso il tempo indeterminato, cioè della stabilità. In questo quadro le donne.
Punto è quello se si possano fare delle alternative alla proprietà, gestione, cooperazione, aziende pubbliche. Questo capitolo credo vada assolutamente visto e riesaminato.
Stiamo proponendo delle iniziative importanti, di valore generale, penso nel settore chimico. Bene! Cassa del Mezzogiorno, partecipazioni statali. Quello che mi domando è come la categoria venga realmente interessata e come riusciremo a stabilire giusti collegamenti tra interessi specifici e quelli più generali.
Il pericolo di una categoria (e la Fisba spinge forte) che combatte per il "suo" contratto, si supera se si costruiscono obiettivi validi, legati allo sviluppo agricolo anche alla parte più operaia e più stabile della categoria.
L'insieme di queste questioni pongono anche riflessioni organizzative.
La stabilità rilancia con forza nei fatti il delegato! La zona (sia per gli avanzamenti contrattuali, sia per i temi dello sviluppo) diviene un cardine sempre più decisivo. I Regionali assumono un ruolo primario.
Si rendono, però, necessari anche strumenti di conoscenza, di approfondimento, anche nazionali, di raffronto di sindacati di settore, ecc.
Ultima questione: problema dell'unità. La difficoltà che permane tra no, Fisba e Uisba. Dobbiamo riprendere tutto il discorso e tentare di realizzare una polemica che superi il vertice, ma coinvolga i quadri di base.