Sante Moretti: note biografiche.

Mi avvicino ai 77 anni e non sono pochi gli acciacchi: sono nato il 18/04/1934.

Sono comunista iscritto al PRC, e sono convinto che il sistema capitalistico sia la causa di tante sofferenze ed orrori e stia mettendo a rischio lo stesso pianeta Terra. Sono convinto che i valori della solidarietà, dell’eguaglianza, della libertà e soprattutto la pace siano connaturati al comunismo. Mi sono iscritto alla FGCI nel 1951 ed al PC nel 1952 . Da quel giorno ho sempre militato, organizzato iniziative e lotte.
Dal 1953, come si diceva una volta, sono diventato un “rivoluzionario di professione” in quanto il mio incarico di capolega prevedeva un piccolo compenso che integravo partecipando a lavori stagionali come la trebbiatura del grano.

Sono nato in un ridente borgo della Romagna (Brisighella) che confina con la Toscana da una famiglia povera. Mio padre, non avendo aderito al fascio, si doveva arrangiare a cercare qualche giornata di lavoro in campagna, partecipando alla trebbiatura del grano, scavando rena nel fiume Lamone, frantumando sassi per il fondo stradale, lavorando due ettari di terra arida definita al catasto “calanco lavorabile con la sola zappa”. Nel 1938 si avvicinava la guerra e non trovando nemmeno una giornata di lavoro emigrò per due anni in Germania dove, assieme alla famiglia era già emigrato dal 1900 al 1910. Nel 1913/14 fu coinvolto nella “settimana rossa” ed a seguito di questo episodio spedito come militare per 6 anni in Libia. L’avvento del fascismo lo costrinse ad emigrare in Francia per 4 anni.
Appena iniziai a frequentare le elementari cominciai anche a servire messa e dopo la quinta elementare dimorai quasi tre anni nel seminario vescovile di Faenza da cui fui ritirato da mia madre per denutrizione ed un conseguente principio di TBC.

Dalla fine del 1948 fino al ’53 ho lavorato prima con mio padre a spaccare le pietre, poi come garzone da meccanici a Brisighella e Faenza. Nel 1953 fui eletto capolega dei braccianti e dei contadini (i mezzadri). Brisighella era un comune agricolo di 14.000 abitanti (oggi sono meno di 10.000) in gran parte sparsi in campagna ma accorpati in 51 parrocchie. Altra caratteristica di Brisighella la massiccia presenza di sacerdoti: più di 50 parroci, diversi cappellani, una decina di frati , una trentina di suore. Forte la Democrazia Cristiana che amministrava il Comune: Brisighella e Faenza erano i soli due fiori bianchi in una provincia (Ravenna) tutta rossa.
Brisighella è poi nota per aver tra i suoi concittadini numerose famiglie blasonate ed in particolare vescovi e cardinali come i fratelli Cicognani nunzi apostolici negli Stati Uniti ed in Spagna durante la guerra, il cardinal di Stato Lega e negli ultimi anni Monsignor Silvestrini Ministro degli Esteri della Santa Sede.

Dal 1953 al ’60 ho diretto prima la Lega del mio Comune, poi le sezioni del PCI, poi la CDL. Sono stati gli anni che mi hanno temprato, che mi hanno insegnato che bisogna lottare tutti i giorni per costruire una coscienza di classe e strappare risultati. Sono anche stato condannato e carcerato nel 1954 per la lotta intrapresa per ottenere i lavori di migliorie (giornate di lavoro) peri braccianti e riparti più favorevoli per i mezzadri.
Ma lo scontro continuo era con larga parte del clero che appoggiava platealmente la Democrazia Cristiana.

Nel consiglio comunale in cui fui eletto giovanissimo ho partecipato a memorabili scontri per il lavoro, per la rinascita delle montagne, per la trasparenza: scoprii un giro di fatture false che fece molto scalpore.

Un periodo, ripensandoci oggi, affascinante, ricco di episodi, anche esilaranti che mio fratello Adriano fotografa in un suo scritto “1950/1960 Episodi di un tempo che fu in un borgo che c’è: Brisighella”. Mi sono sposato nel 1956 con rito civile, criticato dal mio partito stante la “religiosità” dei Brisighellesi che ho sempre ritenuto più finta che vera.

Ai primi del 1961 fui trasferito (decideva il partito) a Ravenna. Entrai nella segreteria provinciale della Federbraccianti di cui divenni segretario. Un periodo di lotte aspre che portò a migliorare il contratto provinciale dei salariati e dei compartecipanti, ma soprattutto ad acquisire decine di aziende e migliaia di ettari di terra alle cooperative dei braccianti, gestite democraticamente dove il socio lavoratore contava e partecipava agli utili ….negli ultimi anni sono diventate aziende capitalistiche…

In quegli anni ho conosciuto uno straordinario popolo di lavoratrici e lavoratori pregno di umanità, con un eccezionale spirito di solidarietà, con ideali forti. Uomini e donne capaci di bloccare per giorni le aziende, invadere in bicicletta strade e piazze, di contare. Mentre lavoravano e nelle pause cantavano la ribellione, la speranza, la lotta. In alcuni paesi avevano costituito un coro che si esibiva il 25 aprile, il 1° maggio, nelle piazze e nelle case del popolo che erano tante, ben 101 sparse nei 18 comuni della provincia che contava 360.000 persone. Su 30.000 iscritti alla Federbraccianti 16.000 erano donne e quando nel 1966 fui trasferito a Roma il comitato direttivo provinciale che, su mia “imposizione”, era composto in maggioranza da lavoratrici, elesse segretaria una compagna: Maria Bassi di cui serbo un vivo ricordo.

Dal 1966 al ’77 ho operato nella Federbraccianti nazionale di cui sono stato a lungo membro della segreteria. Ho conosciuto la generosità ed il ribellismo dei faticatori meridionali ed in particolare di quelli pugliesi. Ho con loro condiviso lunghi scioperi, blocchi stradali e dei mercati ed ammirato la capacità di resistere un minuto più dei padroni. Ho vissuto in prima persona la tragedia di Avola nel 1968 e di Battipaglia nel 1969. Ricordo nel 1967 lo sciopero pugliese per il rinnovo dei contratti provinciali, quasi 50 giorni di sciopero. I picchetti al primo sorgere del sole, il blocco delle strade e persino dei mercati di paese, le imponenti manifestazioni. Ho conosciuto capilega e segretari di CDL che erano dei capipopolo tant’è che diversi sono stati eletti in parlamento: Sicolo, Gramegna, Dicorato… Se penso a cosa è diventato il sindacato oggi ed anche la CGIL, se penso ai partiti di centro-sinistra ed il loro crescente distacco dal mondo del lavoro salariato mi cadono le braccia. Ripenso con nostalgia e rammarico al PCI i cui dirigenti stavano sempre con chi lottava: Berlinguer davanti ai cancelli della Fiat è l’ultimo atto che prelude al declino ed allo scioglimento del PCI.

Quella della Federbraccianti è stata un’esperienza intensa, umana e ricca di solidarietà che ha rafforzato tutte le mie convinzioni politiche.

Nel 1977 fin al ’92 ho operato nell’INCA CGIL con la funzione di vice-presidente.In quel periodo provammo ed in parte ci riuscimmo a trasformare una singola ingiustizia, una sentenza positiva in vertenza collettiva e gli Enti previdenziali divennero controparti anche se il sindacato sedeva nei consigli di amministrazione. In quel periodo vennero elaborate ed avanzate proposte per modificare le leggi sociali, qualificare lo Stato Sociale.
Anni ricchi di iniziative in particolare nei confronti dell’INPS per rendere effettive le prestazioni previdenziali e dell’INAIL per la difesa della vita: infortuni e malattie professionali.

Da metà degli anni ottanta la politica sindacale della CGIL mi convinceva sempre di meno, sia sul piano contrattuale e sociale, sia nella conduzione delle lotte. Troppi riconoscimenti alle imprese, calo delle conflittualità, minor ruolo dei lavoratori nelle decisioni e tanti cedimenti a CISL-UIL.
A differenza della quasi totalità dei dirigenti sindacali che al momento della pensione continuano ad operare nello SPI od a collaborare con sindacati di categoria o uffici della CGIL scelsi di non avere più rapporti (e quindi compensi) dalla CGIL o dalle sue strutture. Volevo sentirmi libero anche se sono ancora iscritto alla CGIL.

Da quando nel 1966 sono stato trasferito a Roma mi sono collegato alla sezione nel quartiere dove abitavo (e dove abito ancora) e vi ho sempre attivamente militato. Nel quartiere Trieste Salario lo scontro coi fascisti era quotidiano e non solo verbale, ma spesso fisico. Difendere uno spazio di democrazia al Liceo Giulio Cesare non è stato facile, presidiato permanentemente da squadre fasciste, di quelle squadre facevano parte Ghira ed Izzo noti come i mostri del Circeo. Gli episodi di violenza erano quotidiani, la mia sezione più volte bruciata ed assaltata. Mi hanno sparato due volte, bruciata la macchina, ferito alla testa. Nel 1979 un ragazzo di destra, Cecchin, muore cadendo da un muretto (rincorso, spinto?). Fui accusato di essere il mandante e si scatenò nei miei confronti una canea fatta di insulti e minacce. Per due anni sono stato clandestino in quanto il mio nome era in una lista di condannati a morte dei NAR.
Ed ancora oggi in occasione della ricorrenza della morte di Cecchin i muri del quartiere dove vivo si riempiono di scritte “Moretti assassino”.

Ho aderito al momento dello scioglimento del PCI a Rifondazione e vi ho militato e vi milito attivamente. Negli ultimi anni (inizio 2003) presiedo un’associazione che si occupa di diritti e di promozione culturale e sociale. Sono stato fino a pochi mesi fa responsabile nazionale della previdenza del PRC e ricordo con orgoglio di aver insieme a Bertinotti comiziato in tante piazze, in particolare della Puglia, contro la riforma delle pensioni (governo Dini) che, come s’è dimostrato, manda tutti in pensione più vecchi e con una pensione sempre più povera.

Quando operavo alla Federbraccianti la rappresentavo nella UISTAF (l’organizzazione dei sindacati agricoli di tutti i paesi del mondo) ed anche quella è stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere i problemi dei lavoratori dell’agricoltura sia dei paesi socialisti, sia di quelli di una parte dell’Africa e dell’Asia.

Sin da quando ho iniziato la mia attività politica ho dato vita a pubblicazioni come “I tre colli” a Brisighella o “Lotta oggi” mensile della sezione comunista di via Tigrè a Roma. Ho diretto il mensile della Federbraccianti “Lotte agrarie” e prodotto materiali per i corsi di formazione. Ho scritto articoli per l’Unità, per Rassegne sindacali ed altre riviste, dopo il 1991 ho collaborato con “Liberazione – quotidiano comunista” con scritti in particolare sullo stato sociale e curato una rubrica settimanale per quattro anni. Ho inoltre redatto per il PRC alcuni opuscoli sulla previdenza.

 

Mi è stato chiesto più volte “ma perché non sei diventato parlamentare, consigliere regionale?”. Mi fu proposto nei primi anni ’70 a seguito di una mia criticità fisica, ma Rinaldo Scheda, un comunista di ferro responsabile organizzativo della CGIL mi convinse facilmente a continuare ad operare nella Federbraccianti in quanto credevo fosse più utile alla causa. Non ho mai spasimato per incarichi istituzionali.

In tutta la mia lunga militanza politica ho mantenuto una mia autonomia pure nel rispetto della “disciplina di partito e di organizzazione”. Non sono stato preda del culto della personalità. Più volte mi sono opposto a scelte che non condividevo, ne cito solo una: quando si scoprì che ero in una lista dei NAR la direzione del PCI insistette che lasciassi Roma e che mi trasferissi a Ravenna (a Roma ero troppo esposto), lo rifiutai, non volevo cedere o quando la federazione ci sconsigliava di organizzare la festa dell’Unità nel quartiere stante la presenza dei fascisti…
Non sono vissuto da solo, la mia vita famigliare è stata normale anche se ad un certo punto ho divorziato e poi mi sono risposato. Certamente non ho sempre valutato quanto il mio impegno politico abbia pesato su chi mi stava vicino. Posso dire che la mia attuale compagna è impegnata come me e forse di più nell’attività politica. Siamo molto uniti con le mie figlie nate dal mio primo matrimonio e con suo figlio.

Un’ultima considerazione: sono contento delle scelte che ho fatto nella vita, le rifarei.

Uno come il sottoscritto, proveniente dall’azione cattolica, da un borgo collinare, con la quinta elementare se è cresciuto culturalmente e diventato dirigente, se ha ricoperto ruoli importanti nelle strutture del movimento operaio, lo deve al PCI.

 

 

Sante Moretti

Roma, lì 21/02/2011

Data documento: 
Lunedì, 21 Febbraio 2011
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