Nota (senza data)

 

 

E' stata inviata  alla Direzione del Partito, con alcune proposte per un sistema pensionistico sostenibile sul piano economico e che garantirebbe una pensione decente per oggi e per domani, per l'insieme dei lavoratori e delle lavoratrici indipendentemente dal settore di lavoro e dall'andamento del percorso lavorativo. 

Premessa

Gli interventi sulle pensioni per la prima volta non sono stati motivati con l’entità della spesa pensionistica italiana rispetto a quella degli altri paesi europei, né con difficoltà finanziarie del nostro sistema pensionistico.

I contributi che vengono versati risultano più che sufficienti per pagare gli assegni pensionistici e, malgrado la crisi, il sistema pensionistico risulta più che sostenibile sul piano finanziario fino ed oltre il 2060 come certificato dagli organismi europei e dal nucleo di valutazione della spesa previdenziale che opera presso il Ministero del Lavoro. Gli interventi sono stati effettuati per far cassa nell’immediato e negli anni a venire tanto è che le pensioni sopportano più dell’80% della prima manovra Monti. L’obiettivo politico è rendere marginale il sistema pensionistico pubblico e trasformarlo in assistenza. Solo Mussolini saccheggiò i contributi previdenziali (che sono salario) per fare la guerra.

I problemi veri sono altri:

  1. assegni pensionistici logorati dal costo della vita e circa 6 milioni di anziani con meno di 600 euro al mese di pensione

  2. nessuna garanzia di maturare il diritto ad una pensione dignitosa di quanti, in particolare giovani e ragazze, hanno un lavoro precario o saltuario

  3. sul fondo lavoratori dipendenti del settore privato e dei lavoratori precari viene caricato il deficit dei fondi dei lavoratori autonomi, dirigenti d’azienda, clero che supera i 12 miliardi annui

  4. l’allungamento dell’età per il diritto alla pensione ingessa il mercato del lavoro ed il provvedimento Monti lascia per anni senza ammortizzatori sociali e pensione 360.000 lavoratori e lavoratrici (esodati) senza calcolare la prosecuzione volontaria e le posizioni dormienti..

Proposte

  1. parte entrate: liberare il sistema pensionistico da ogni onere assistenziale quale la riduzione dei contributi per i più vari motivi a vantaggio delle aziende e per le prestazioni di natura assistenziale. Portare la contribuzione di ogni fondo allo stesso livello di quello dei lavoratori dipendenti. Mettere un tetto all’assegno pensionistico che in ogni caso non dovrebbe superare dieci volte quello minimo (7.000 ?).

  2. Un unico ente previdenziale diviso in quattro grandi comparti: lavoro dipendente privato e pubblico, lavoro autonomo, professioni, previdenza integrativa. Regole, diritti e doveri uguali per tutti: aliquote contributive, età per il diritto alla pensione, sistemi di calcolo, misure che riconoscano riduzioni di età alle lavoratrici.

  3. Minimo di pensione euro 700 (?) per tutti annualmente rivalutabile, con 15 anni di contributi compresi quelli figurativi. Partendo dalla base dei 700 euro sommare il rendimento dei restanti contributi. Questa ipotesi attenuerebbe la negatività del sistema di calcolo retributivo.

  4. Fissare l’età minima a 60 anni per il diritto alla pensione, salvo scelte individuali di rimanere al lavoro. Confermare i 40 anni di contributi, compreso quelli figurativi, per il diritto alla pensione. Una riduzione di età non solo per i lavoro usuranti ma per quelli disagiati, pesanti, alienanti, ad esempio edilizia, agricoltura, asili nido… ed ampliare la tabella dei lavori usuranti.

  5. Ripristino della indicizzazione della pensione sulla base di uno specifico paniere più vicino alle esigenze degli anziani ed istituire una forma di collegamento della pensione agli andamenti salariali.

  6. Previdenza integrativa. – Costituzione di un fondo gestito dall’Inps con garanzia che quanto viene versato a qualsiasi titolo non è soggetto agli andamenti dei mercati finanziari ed in ogni caso ha un rendimento minimo garantito. La possibilità di unificare quanto versato al fondo integrativo con il monte contributivo ed ottenere un unico assegno pensionistico. Avviare la confluenza dei fondi di previdenza integrativa di origine contrattuale nel fondo Inps.

E’ questa una proposta semplice che non crea problemi finanziari, che contiene elementi di solidarietà, che rafforza e rende universale il sistema pensionistico pubblico, che riafferma il rapporto diretto tra salario e pensione e soprattutto rinsalda l’unità tra le generazioni.

Un problema a sé è quello degli immigrati in quanto mancano accordi bilaterali tra l’Italia ed i diversi Paesi da dove provengono con la conseguenza che gran parte della loro contribuzione non darà adito ad assegni pensionistici.

Per quanto attiene il testo preparato, che ho letto, avrei altre questioni:.

  1. Noi non abbiamo accettato le misure in materia pensionistica varate negli ultimi anni. La riforma Fornero segue la stessa linea (età, rendimenti…) ed ha le stesse finalità politiche: trasformare la previdenza in assistenza, rompere il collegamento tra lavoro e pensione. Non possiamo chiedere la sola sua abolizione

  2. Pensioni ed assegni sociali, agevolazioni alle aziende, etc. sono contabilizzate a parte ma poi lo Stato decide quanto rimborsare. Nel bilancio Inps è previsto il rimborso dallo Stato

  3. Per la contribuzione: la legge 21/12/2011 prevede un aumento della contribuzione per i lavoratori autonomi, dal 20 al 21.30 ed un ulteriore aumento dello 0,45 per ogni anno fino a raggiungere il 24%. Anche per forme di lavoro, che chiamo precario per comodità, sono previsti aumenti contributivo.Altri aumenti contributivo sono previsti dal decreto sul mercato del lavoro: andrebbe esaminato il testo.

  4. Mi pare sia disponibile il bilancio consuntivo Inps del 2011 ed il preventivo 2012 che bisognerebbe consultare.

  5. I dati sui fondi pensione (previdenza integrativa) rendono evidente che da quando sono stati costituiti (ultimi 10/12 anni) e tenendo conto anche delle ageolazioni fiscali di cui beneficiano, hanno prodotto rendimenti inferiori al 30% del tfr e negli ultimi tre anni del 50%. In alcuni casi hanno perso quote di capitale.

  6. Esodati. - I sindacati e la Fornero bisticciano sulla quantità. I sindacati puntano a garantire (ed è sacrosanto) quelli ufficiali, cioè conseguenti ad accordi sindacali. Vi è una platea di ex lavoratori e lavoratrici che hanno visto allontanarsi di anni la possibilità di pensionarsi senza che alcuno si ricordi di loro e li tuteli. Mi riferisco alle posizioni assicurative dormienti, cioè quei lavoratori e lavoratrici che avevano maturato i requisiti contributivi per il diritto alla pensione ed erano in attesa di maturare il requisito dell'età.

 

Sante Moretti

 

 

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