Articolo per Liberazione (senza data - presunta inizio 2014)

NON C'E' PACE PER I PENSIONATI

La legge di stabilità votata dal Senato non modifica la legge Fornero introduce alcune misure che peggiorano la condizione dei pensionati e di chi andrà in pensione. Non è credibile l’ipotesi di modifiche alla Camera che si limiterà a discutere il pasticcio dell’Imu.

In soldoni. Le pensioni superiori a 1.486 €uro lordi saranno parzialmente rivalutate fino a 2.973 €uro: fino a 1.487 €uro lordi la rivalutazione è piena, tra i 1.487 ed i 1.982 €uro è del 90%, da 1.982 a 2.478 €uro del 75%, da 2.478 a 2.973 €uro del 50%.

Per quelle superiori non è abolita la rivalutazione al costo della vita.

È eccessivo considerare d’oro una pensione di 3.000 €uro lorde (2.000 €uro nette).

Nel biennio 2012/2013 con il blocco della rivalutazione sono stati sottratti dagli assegni pensionistici di 6 milioni di anziani mediamente 700/800 €uro che non verranno più recuperati: una diminuzione permanente della pensione. La rivalutazione per il 2014 sarà di circa 5 €uro al mese per le pensioni minime, 10 per quelle di 1.000 €uro e di 15 per quelle fino a 3.000 €uro lorde mensili.

Da tempo contestiamo questo sistema di rivalutazione in quanto è maggiore se la pensione è superiore ed il paniere non è tarato sui consumi degli anziani.

Viene introdotto il contributo chiamato di solidarietà per aggirare il parere negativo della Corte Costituzionale che ha annullato il prelievo deciso dal governo Berlusconi e confermato dal decreto “Salva – Italia” con la conseguente restituzione di quanto trattenuto a 35.000 anziani che percepivano pensioni superiori a 100.000 €uro.

Il prelievo è pari al 5% per gli importi di pensione tra i 90.000 €uro annui ed i 150.000 e sale al 10 per gli importi da 150.000 ai 200.000 e del 15% per le eccedenti.

Si sostiene che questo prelievo, poco più di 40 milioni, dovrebbe servire nel prossimo triennio a sperimentare il salario minimo ed a sostenere i poveri. Si dovrebbero vergognare, come si può, per finalità condivisibili che interessano 40 milioni di persone, rendere disponibili 40 milioni in tre anni?

Rimane in vigore il prelievo dello 0,3% e dell’1% sulle pensioni in base agli anni di contribuzione versati prima del 1996 degli iscritti ai fondi speciali elettrici, trasporti, dirigenti di azienda ed altri…

Dal 2014 l’età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti salirà a 63 anni e 9 mesi ed a 64 anni e 9 mesi per le autonome (commercianti, artigiane o coltivatrici): per la pensione di anzianità saranno necessari 42 anni e 6 mesi di contributi.

È rimasto intanto tragicamente irrisolta la drammatica condizione degli esodati.

È dal 1992 che tutti i governi (cominciò Amato) sono intervenuti sulle pensioni con l’argomento che sul terreno economico il sistema non regge, che è cresciuta la speranza di vita, che le pensioni pesano troppo sullo stato sociale, che il rapporto con il PIL degli altri paesi europei è negativo.

Negli ultimi anni hanno prelevato miliardi di €uro per tamponare la crisi, lo hanno fatto beatamente: rapinano a viso scoperto!

Ma i continui interventi sulle pensioni puntano ad un sistema che si basi sulla previdenza integrativa, a rompere la continuità tra salari e pensione (salario differito), a diminuire i contributi (parte del salario), a superare la previdenza pubblica con forme di assistenza.

Sappiamo bene che un confronto vero non si riesce ad aprire in quanto le confederazioni sindacali ed i sindacati dei pensionati non possono mettersi di traverso né al PD né al PDL né tantomeno a Napolitano.

Né le nostre argomentazioni trovano spazio nei mass-media.

Abbiamo rivendicato un tetto alle pensioni ma riteniamo riteniamo debba essere esteso ai vitalizi, agli organi costituzionali, alle casse dei giornalisti, dei notai, degli avvocati…come pure ai salari, compensi, emolumenti del settore pubblico e privato. Sappiamo bene che una simile “bolscevica” misura confligge con il sistema di produzione capitalistico ma riteniamo sia l’unico strumento efficace per superare la crisi e praticare un minimo di giustizia sociale.

 

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