Articolo per Liberazione

 

PATRONATI - Una legge innovativa per difendere chi lavora.

Ai Patronati, ed in primo luogo a quelli di emanazione sindacale va il merito di aver garantito a milioni di lavoratrici e lavoratori diritti altrimenti negati, di essere l’anima delle lotte e delle iniziative che hanno portato a conquistare lo stato sociale, di aver contribuito alla difesa della vita e della salute nei posti di lavoro.

Il Patronato è stato, dal suo nascere, per molti anni una struttura di parte, veramente di classe.

Nell’ultimo decennio i mutamenti sociali ed economici, la “concertazione” praticata dalle Confederazioni sindacali, l’indebolimento dello stato sociale, hanno spinto i Patronati a svolgere una attivita’ certamente utile, ma sempre più burocratica, cioè meno di parte.

Lo stesso rapporto con i propri funzionari, i cosiddetti “operatori” è sempre meno pervaso da motivazioni ideali, sindacali e politiche: sta diventando un rapporto tipico di lavoro subordinato. Da parte di dirigenti di patronati si ricorre persino alla minaccia del licenziamento, si mettono in discussione i livelli salariali dei dipendenti e si arriva anche a togliere diritti acquisiti con anni.

Eppure di tutela i lavoratori e le lavoratrici, gli anziani, i tanti emarginati ne hanno bisogno. Si moltiplicano le leggi, sia per quanto attiene i diritti sia per i doveri. La normativa spesso è incerta, contraddittoria e la legislazione sempre più complessa. Il fiscalismo degli Enti eogatori è crescente. La legislazione sociale sta peggiorando. Il lavoro continua a ferire, ad uccidere, a rendere invalidi uomini e donne.

La legge sul riconoscimento dei patronati.

La nuova legge è in discussione al Senato. Ad un primo testo a firma Treu-Dini-Flik-Ciampi-Visco-Bassanini se ne sono aggiunti altri quattro a firma Palella – Bonatesta – Minardi – Manfrai.

Il nostro partito non ha presentato nessuna proposta di legge, ma ha reso note le sue posizioni nella Commissione lavoro del Senato, alla Presidenza dell’Inca ed alla segreteria della Cgil Naz.le.

I cinque progetti sono stati “assemblati” ed ora in Senato si discute su un unico testo: è un testo che non condividiamo per tre motivi fondamentali:

1 si vorrebbe per legge imporre il monopolio nel campo della tutela affidando l’esercizio del patrocinio alle sole confederazioni dei lavoratori dipendenti, autonomi, dei patdroni (confgricoltura). Nel contempo ai patronati verrebbe affidata la tutela di ogni tipo di invalidità ed inabilità ad agire in campi quali il mercato del lavoro, il risparmio, il diritto di famiglia, la previdenza integrativa, il fisco, ecc.

2 viene superata la gratuità. Si prevede per la consulenza e l’informazione un “compenso” dei singoli e delle strutture pubbliche. Addirittura, ed è inaudito, che la proposta di legge prevede un tariffario per un “corrispettivo” a carico del lavoratore e dell’azienda per “attività di informazione, consulenza e assistenza, in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. L’onere per l’intervento del medico-legale e del legale si prevede a carico dell’utente: ciò significa indebolire il contenzioso che deve rimanere la funzione primaria del Patronato, non solo, i meno abbienti non potranno più essere efficacemente tutelati in quanto i supporti medico-legali e legali sono i più onerosi.

3 mentre la legge innova per quanto concerne i campi di intervento del Patronato ed ipotizza un “patrocinio in regime di monopolio su uno spettro amplissimo di norme e leggi e non solo verso gli Enti erogatori di prestazioni ma verso strutture pubbliche di ogni ordine e grado continua invece a prevedere , come per il passato, il finanziamento dei patronati attraverso il prelievo di una “aliquota” dai contributi previdenziali.

Per un patrocinio efficace e di parte

Riteniamo che il Patronato debba svolgere una funzione di pubblica utilità e quindi vada finanziato.

Va garantita la pluralità e la garanzia di serietà e professionalità, quindi il riconoscimento del Patronato non può dipendere dai dati di operatività e tanto meno dal numero di regioni o province dove è presente.

Ai lavoratori elavoratrici, iscritti o no al sindacato, il patrocinio va garantito gratuitamente, come pure l’informazione, la consulenza, la tutela medico legale e legale. Tra l’altro è la gratuità che giustifica il finanziamento anche per chiudere definitiamente con un passato non sempre limpido ed in ragione delle novità previste nella nuova legge non riteniamo giusto che il finanziamento si basi sul prelievo dei soli contributi previdenziali: norma questa a rischio di costituzionalità.

Proponiamo che una quota di finanziamento venga prelevata dalla fiscalità generale per l’attività di “segretariato sociale” svolta dai patronati ed assegnata in base alle strutture organizzative messe in campo; una seconda quota dovrebbe essere erogata direttamente da parte degli Enti ai patonati per ogni atto di tutela che abbia un riscontro economico. Siamo poi per introdurre nella legge maggiori garanzie per l’utente nel caso in cui un Ente di patronato rifiuti di tutelarlo o commetta errori che lo danneggiano.

Per gli addetti (opratori) crediamo sia indispensabile uno specifico contratto di lavoro, dato che la loro collocazione è cambiata nell’ambito dell’Istituto di patronato, nonché una specifica norma di salvaguardia del posto di lavoro e dei diritti acquisiti, in caso di ristrutturazioni degli istituti in conseguenza della nuova legge.

Le nostre sono ipotesi ragionevoli ma innovative. Tendono a garantire una tutela efficace e gratuita, la trasparenza del finanziamento, la salvaguardia e la professionalità del personale operante nei patronati.