2011 - Ricordo sulla scuola di Frattocchie

 

SCUOLA FRATTOCCHIE

1957 – 1958

E’ noto che il PCI era attento ai suoi quadri, ne seguiva l’evoluzione e si preoccupava anche della loro salute. In quasi tutte le province un ufficio quadri monitorava (oggi si dice schedava) i funzionari (rivoluzionari di professione) che operavano nel partito e nelle organizzazioni di massa: sindacati – cooperative – associazioni etc.etc., gli eletti nelle istituzioni, gli attivisti più impegnati.

In diverse regioni e province funzionava una scuola di partito: nella mia provincia si trovava a Marina di Ravenna. A Marina ho frequentato un corso di un mese apprendendo qualche rudimento del marxismo e soprattutto come interpretare quanto scritto dai quotidiani: il mostro TV non dominava ancora l’informazione. La lettura della stampa e la conseguente discussione era chiamata “ora politica”. Serviva a capire come agiva l’avversario, come evolveva la situazione politica in Italia e nel mondo. Il quotidiano del partito l’Unità, ed in particolare l’articolo di fondo, dettava la linea al comunista e gli indicava come agire. L’ora politica si ripeteva ogni mattina anche alla scuola di Frattocchie. Frattocchie era l’università del PCI. Ho avuto la fortuna ed anche l’onore di frequentarvi un corso di un anno organizzato dalla direzione nazionale del partito. Quel corso innovava nel senso che fu il primo in cui erano presenti due compagne: i precedenti corsi erano rigorosamente separati per sesso.

Superato il borgo di Frattocchie, sull’Appia al km 23 era ubicata la scuola chiusa nel 1992 e poi venduta. A fianco dell’entrata una garitta, come quelle per le sentinelle delle caserme, in cui per anni stazionò una guardia con l’unico scopo di controllare chi entrava ed usciva.
Da Roma (S. Giovanni) si arrivava alla scuola con un lento e sferragliante tram.

Una villetta, circondata da un giardino, era occupata dagli uffici della direzione, l’aula magna in cui campeggiava un grande quadro di Guttuso, il refettorio, le aule... A fianco, uno stabile costruito nel dopoguerra era adibito a dormitorio. Una casetta era abitata dal custode, l’imolese Loris, che curava il giardino,mentre la moglie cucinava e bene. Due splendidi cani lupo facevano buona guardia. Sempre nell’area della scuola, separata da una rete metallica, una villetta veniva frequentata da Togliatti e dalla Iotti ed anche da altri dirigenti del partito. Se penso alla modestia di quella villetta mi rendo conto dell’abisso con lo stile di vita non solo di esponenti e personalità di destra ma anche di centro e di sinistra.

Iniziammo il corso ad un anno circa dalla rivolta in Ungheria e dalla conseguente invasione da parte dell’Unione Sovietica. L’avvenimento fu liquidato dal partito come una controrivoluzione fomentata dall’esterno, tant’è che persino Napolitano sostenne che con l’intervento “in Ungheria l’URSS portava la pace”. Solo Di Vittorio, il segretario della CGIL, criticò l’intervento.

Quegli avvenimenti durante il corso furono ignorati. Non ci fu nessuna discussione formale, solo qualche vago accenno, ma si capiva che l’intervento incrinava in noi qualche certezza sull’URSS. Il corso fu interrotto per permetterci di partecipare alla campagna elettorale.

Malgrado i fatti di Ungheria su cui la destra fascista e la DC costruirono la loro campagna elettorale, il PCI mantenne la sua forza: eravamo nel 1958.

Studiavamo Marx, la storia delle classi, la storia d’Italia e persino l’italiano. I due insegnanti fissi erano Giacchetti e Gallico, che cercavano anche di indicarci un metodo di studio: la lettura degli avvenimenti da un punto di vista di classe. Grande attenzione veniva dedicata su quanto avveniva nel mondo ed in particolare la funzione esercitata dall’URSS per la liberazione dell’uomo dallo sfruttamento e dei popoli dal colonialismo. Si discuteva dei cambiamenti in atto nel mondo, come si sviluppavano e crescevano le lotte in Italia, come conquistare uomini e donne alla causa comunista, la superiorità del comunismo ed i progressi dell’URSS

Diverse componenti della Segreteria e della Direzione del partito vennero a tenere lezioni e conferenze a conferma dell’impegno del partito per formare quadri e dirigenti.

Per quanto riguarda la nostra salute fummo visitati da alcuni medici, nel mio caso mi furono curati alcuni denti.

Fu il corso in cui si determinarono rotture nella metodica dell’insegnamento e delle regole in vigore. Imponemmo la discussione su argomenti non previsti dal programma a cui intervennero compagni della direzione. Vennero abolite le due ore settimanali di lavoro manuale che consisteva in attività ridicole ed inutili. Fu rotta la rigidità degli orari in particolare per il rientro serale. Pretendemmo di partecipare alle iniziative pubbliche che la direzione nazionale del partito organizzava a Roma.

Una novità fu rappresentata a metà corso dall’arrivo di un nuovo direttore. Un simpatico napoletano che ciondolava in pigiama a metà mattina e violava le tradizionali regole di comportamento nello sconcerto dei Gallico e dei Giacchetti.

I partecipanti al corso, una trentina, provenivano da tutta Italia, non li ricordo tutti. Il sottoscritto da un paese (Brisighella) della provincia di Ravenna, Oliva da Salerno, Manca da Cagliari che ho ritrovato in RC, Bonistalli da Firenze, Tolomelli da Bologna, Gavioli da Mirandola (MO), Miatton da Padova e poi Dal Molin e Mainardi da Torino: successivamente si scoprì che erano informatori (spie) della FIAT. Questa scoperta chiarì il mistero delle precise notizie sul nostro corso e sulla scuola apparse su alcuni organi di stampa.

I partecipanti al corso erano quasi tutti giovani con meno di trent’anni, entusiasti e convinti della sconfitta dei padroni, della D.C. e del cambiamento del sistema da capitalista a socialista.

Via via che ripenso al corso mi sovvengono altri ricordi. Alcune volte Togliatti veniva in calzoncini a trovarci portando qualche bottiglia di vino e scambiava quattro chiacchiere con chi si trovava in giardino. Insieme ad un compagno di Pesaro, un barbiere di cui non ricordo il nome, ritenevamo un peccato che i piccioni che stazionavano nei pressi della villetta dove alloggiavano Togliatti e la Iotti morissero di vecchiaia, come pure che le nespole giapponesi marcissero sull’albero. Addestrammo i cani a prendere i piccioni che poi ci cucinavano in una trattoriola, che ora non c’è più, a poche centinaia di metri dalla scuola. Saltammo la rete spellando l’albero delle nespole: quest’ultimo fatto provocò le ire della Iotti. Ovviamente non si sapeva chi fossero i “malandrini”. Fummo convocati in assemblea nell’aula magna e Natta in modo forbito ci parlò per più di un’ora di comportamenti, di costume comunista senza mai citare in modo diretto gli episodi e quando li sfiorava non riusciva a trattenere il sorriso.

Per me il corso ha rappresentato un momento di riflessione anche se spesso le nozioni e la dottrina prevalevano, mi rafforzò nella convizione che i valori dell’uguaglianza, della solidarietà, della libertà, della pace erano propri del comunismo, antitetici al capitalismo sistema che andava abbattuto in quanto non riformabile.

Proficuo lo scambio di esperienze tra comunisti provenienti da realtà territoriali diverse, con livelli culturali differenti. Eravamo certi che noi comunisti avremmo vinto la barbarie capitalista.

Infine il corso mi ha fatto capire che il comunista è un “cittadino del mondo”, un “rivoluzionario” e che ha un orizzonte ben più ampio del paese, della città, della provincia, della nazione dove risiede. Per me “proletari di tutto il mondo unitevi” rimane un messaggio valido ed attuale.

 

 

Roma, lì 21/02/2011 Moretti Sante

 

Data documento: 
Lunedì, 21 Febbraio 2011
Categoria: