2007 - Articolo per Liberazione

SCALONE

ScaloneI lavoratori e lavoratrici dipendenti da aziende private o pubbliche, con 35 anni di contributi, dal 1 gennaio 2008, per pensionarsi dovranno aver compiuto 58 anni. L’età minima per il diritto alla pensione sale a 59 anni dal primo luglio 2009, a 60 dal primo gennaio 2011 e a 61 dal primo gennaio 2013, un anno prima di quanto previsto dalla vecchia legge.

Se vi saranno risparmi l’aumento dell’età (61 anni) prevista dal gennaio 2013 potrà essere rinviata, ma difficilmente lo sarà. Per i lavoratori autonomi l’età minima per il pensionamento è maggiore di un anno rispetto a quella dei dipendenti. Sono previste le cosiddette quote, ma è bene chiarire la loro incidenza reale. La quota 95 in vigore dal 1 luglio 2009 non è la somma matematica di età e pensione, ma dell’età (59) più i contributi maturati. Se un lavoratore o una lavoratrice avesse maturato 38 anni di contributi non potrà continuare a pensionarsi a 57 anni (35+57=95) ma dovrà aver compiuto 59 anni.

Con “quota 95” ci sono due possibilità: 59 anni e 36 di contributi o 60 anni e 35 di contributi: a “quota 96” 60 anni e 36 di contributi o 61 anni e 35 di contributi; a “quota 97” 61 anni e 36 di contributi o 62 anni e 35 di contributi.

E’ fatto salvo il diritto con quarant’anni di contributi, di pensionarsi senza il limite dell’età e ciò significa aver salvaguardato i lavoratori che iniziano a lavorare molto giovani.

Lo scalone, come previsto nel programma dell’Unione, non viene “eliminato”, viene addolcito il passaggio secco da 57 a 60 anni, previsto dal primo gennaio 2008 dalla vecchia legge.

Finestre pensionistiche

Quando si matura il diritto alla pensione di anzianità, si deve aspettare in ogni caso diversi mesi prima che il diritto diventi effettivo. Infatti, se si matura il diritto nei primi mesi dell’anno, la pensione decorre dal primo luglio e via, via di trimestre in trimestre (4 finestre). La legge Marroni, dal primo gennaio 2008, riduce a due le finestre e la pensione ritarda di ulteriori tre o sei mesi. L’intesa prevede il ripristino di 4 finestre, ma solo per quanti si pensionano con 40 anni di contributi e se si introducono le finestre per le pensioni di vecchiaia, i due interventi devono avere un saldo finanziario nullo.

Anche per le finestre il programma dell’Unione non è stato rispettato in quanto ne prevedeva la riduzione.

Lavori usuranti, pesanti, a turno

Si prevede un consistente ampliamento della lista delle attività usuranti elencate nel DLgs 374/93. Sono interessati circa 1.400.000 lavoratori e lavoratrici, di questi 362.000 sono quelli della vecchia lista a cui si aggiungono circa 870.000 che svolgono lavoro notturno (turni), 40.000 conducenti di mezzi pesanti pubblici, i centomila impiegati nelle linee o catene di montaggio o nel lavoro in serie, ecc.

Un’apposita commissione, entro settembre 2007, dovrà definire la nuova lista, rispettando rigorosamente i tetti numerici (1.400.000) e delle risorse indicate.

Si riconosce che vi sono lavori che logorano di più rispetto ad altri ed accorciano la speranza di vita. Ma la platea individuata è ancora ristretta e contraddittoria.

Qualche esempio, ma gli autisti di mezzi pesanti dipendenti da privati, non hanno la stessa “usura” di quelli pubblici? Ma gli addetti alla produzione in serie, alle catene di montaggio, che ripetono lo stesso ciclo lavorativo sono solo 100.000? Ma il lavoro nei cantieri edili non è forse pesante ed usurante?

Appare poi veramente incongruo, per non dire ridicolo, stabilire che ogni anno i beneficiari della riduzione non devono superare i 5.000.

Per questi lavoratori è prevista una riduzione del requisito dell’età di tre anni, partendo però da un minimo di 57 anni. Non solo, per aver diritto allo sconto di tre anni si deve aver svolto “un’attività usurante” per almeno la metà degli anni complessivi di lavoro o sette anni negli ultimi 10 anni.

La vecchia normativa per le pensioni di anzianità prevedeva una riduzione dell’anzianità contributiva e del limite di età e le due riduzioni potevano agire insieme. Il requisito dei 35 anni di contributi poteva essere ridotto di un anno ogni 10 di attività usurante, fino ad un massimo di due: il requisito dell’età di un anno ogni sei per non più di uno. Non si fa cenno nell’accordo se la nuova normativa sui lavori usuranti comprende oltre le pensioni di anzianità anche quelle di vecchiaia.

Enti previdenziali

Il governo presenterà, entro il 31/12/007, un piano definito industriale per limitare e razionalizzare le spese gestionali degli Enti (uffici legali, sedi, acquisti, sistemi informatici) con l’unico obiettivo di realizzare risparmi. Se i risparmi previsti (3,5 milioni di euro) entro il 2010 non si realizzeranno, scatterà un aumento dello 0,9 delle aliquote contributive.

La proposta di unificare gli Enti previdenziali non è stata accolta anche per un’incomprensibile contrarietà delle organizzazioni sindacali ed in particolare della Cisl. L’unificazione, oltre a risparmi consistenti, avrebbe reso più trasparente ed efficiente la gestione della previdenza pubblica e rafforzato la lotta all’evazione contributiva.

Coefficienti di trasformazione

Sono i moltiplicatori che determinano gli importi della pensione. Una commissione approfondirà la materia e presenterà una nuova tabella che diventerà operativa dal primo gennaio 2010. La sua validità è di tre anni. Un punto importante è rappresentato dall’impegno di garantire anche per chi lavora in modo precario e discontinuo una pensione non inferiore al 60% rispetto ai salari. E’ una norma di garanzia in primo luogo per i giovani ma anche per i lavoratori stagionali. Andrà perfezionata, in quanto non sono chiari i riferimenti per determinare il 60%: età, anni di contributi. Entità salariale. Pur con gli elementi di incertezza accennati, questa garanzia (60%) è probabilmente la norma più positiva dell’intero provvedimento che rafforza il sistema pensionistico pubblico e solidaristico. Altre risposte positive al futuro pensionistico dei giovani possono essere date dal tipo di copertura figurativa per le carriere discontinue, dal cumulo dei contributi maturati in diverse gestioni previdenziali, dal riscatto degli anni per la laurea, ecc.

Altri interventi

Donne: è importante che l’età per il diritto alla pensione di vecchiaia delle donne non sia stata aumentata. E’ stata sconfitta la campagna caldeggiata dal Ministro Bonino.

Immigrati: è importante che si sia assunto l’impegno di garantire agli immigrati la pensione se rientrano nei loro Paesi (la grande maggioranza è intenzionata a farlo) o attraverso convenzioni con i Paesi di provenienza o con altre misure.

Solidarietà: è previsto un contributo a carico dei lavoratori e dei pensionati degli ex fondi speciali (ferrovieri, trasporti, elettrici, dazieri, doganali, ecc.) a cui si aggiunge il fondo volo ed il fondo dirigenti d’azienda, in quanto beneficiari di regole più favorevoli rispetto agli altri lavoratori. L’entità del contributo a carico dei singoli e il periodo di applicazione non sono stati definiti: l’entità complessiva è fissata in 700 milioni. Il pesante deficit di questi fondi rimane comunque a carico del sistema pensionistico. Non è prevista nessuna misura particolare a carico dei dirigenti d’azienda tesa a risanare il loro fondo: eppure i 105.000 pensionati godono di una pensione media superiore ai 40.000 euro annui e il loro fondo è un deficit di circa un miliardo e 200 milioni ogni anno. E’ previsto il blocco per un anno della perequazione automatica conseguente l’aumento del costo delle pensioni superiori a 3.500 euro circa al mese.

Consideriamo importante il consistente ridimensionamento delle future pensioni dei parlamentari, anche se misure analoghe vanno estese ad altri gruppi privilegiati, cominciando dalla magistratura. E’ previsto l’aumento del 3% in tre anni dei contributi per i lavoratori parasubordinati. Non è previsto alcun aumento dei contributi a carico dei lavoratori autonomi anche quelli in essere sono inferiori di un terzo di quelli a carico dei lavoratori privati ed i cui fondi sono passivi.

Salvaguardia

Continueranno a pensionarsi con la precedente normativa:

  1. I lavoratori e le lavoratrici che sono in mobilità, il numero individuato è 5.000 a cui si sommano i 16.000 già autorizzati dalla normativa precedente.
  2. I lavoratori e le lavoratrici autorizzati al versamento volontario dei contributi prima del 20 luglio 2007.

L’accordo non prevede misure per il recupero dei 38 miliardi di euro di credito che l’Inps vanta nei confronti delle aziende, né precise misure per combattere l’evasione contributiva che si avvicina ai 40 miliardi annui: credito ed evasioni sono due fonti per recuperare consistenti risorse.

Dell’accordo fa parte l’incremento delle pensioni basse, la modifica degli ammortizzatori sociali, gli interventi sul mercato del lavoro, misure definite “competitività” a favore delle  imprese. Misure dirette ed indirette per i giovani e per le donne ma in gran parte non definite.

Alcune altre osservazioni

E’ un accordo che lascia l’amaro in bocca, pieno di ombre. In gran parte da costruire nel senso che sono previsti approfondimenti e conseguenti atti che potrebbero migliorarlo o peggiorarlo.

E’ un accordo che annulla una parte del programma dell’Unione. E’ una sconfitta per la coalizione, in quanto crea sfiducia nel suo corpo sociale di riferimento. Le forze di sinistra e gli stessi sindacati non riescono ad ottenere l’avvio concreto del risarcimento sociale.

E’ un accordo che vede prevalere le scelte economiche del Ministero del Tesoro, della Banca d’Italia, della Confindustria e degli organismi monetari internazionali.

E’ un accordo che ha indebolito anche il sindacato. Certamente aver portato avanti un confronto senza una piattaforma discussa con i lavoratori, senza aver promosso azioni di lotta significative, ha reso meno incisiva la trattativa e portato ad un risultato deludente. Insistiamo perché l’accordo vena sottoposto a referendum ma i sindacati hanno rinviato la decisione a settembre.

E’ un accordo su cui ha pesato la campagna mediatica ed in particolare del Corriere della Sera, tesa a mettere i padri contro i figli a cui sono accodati purtroppo esponenti politici di governo.

Rifondazione Comunista si è spesa ed ha sopportato e sta sopportando l’urto dei moderati, dei poteri forti quasi in solitudine, non trovando una sponda in gran parte del sindacato ed anche in alcune forze di sinistra. L’accordo sottoscritto dai sindacati può essere modificato, lavoreremo per cambiarlo e crediamo che questa nostra scelta non metta in discussione l’autonomia di Cgil, Cisl e Uil.

Rifondazione Comunista non delega le sue scelte né al governo, né alle parti sociali e tanto meno soggiace alle cosiddette compatibilità.

 

 

 

Data documento: 
Domenica, 1 Luglio 2007