2006 - Nota sulle pensioni

 

NOTA PER LA SEGRETERIA NAZIONALE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA SUL TFR AI FONDI PENSIONE

Il decreto sulla previdenza integrativa ed il suo punto centrale, il conferimento del Tfr ai fondi pensione, ha sorpreso e scontentato i mercati ed i gestori finanziari, ha mandato su tutte le furie le confederazioni sindacali.

Il rinvio al primo gennaio 2008 del conferimento del Tfr ai fondi pensione rappresenta invece il fallimento della legge sulle pensioni del centro destra.

Mai nella storia della Repubblica le norme principali di una legge si sono applicate dopo tre anni dalla sua entrata in vigore:

  • incentivi a rimanere al lavoro (20%)

  • pensioni di anzianità (57/60 anni x 35)

  • silenzio-assenso: Tfr

I motivi: pesante contrasto all'interno del governo sulla priorità dei fondi per la contrarietà delle aziende che volevano maggiori garanzie per il credito e più cospicui risarcimenti, pere lo scontento, la protesta delle banche, delle compagnie di assicurazione ed in generale dei gestori finanziari che chiedono pari condizioni con i fondi chiusi di origine contrattuale. Ma anche, perché sottovalutarlo, per lo scetticismo e diffusa contrarietà dei lavoratori.

Le confederazioni sindacali stanno protestando e hanno più di una ragione. Le pensioni integrative non sono decollate. La pensione pubblica in un futuro sempre più vicino si dimezza. Sotto accusa è il sistema di calcolo contributivo che era il cuore della legge Dini.

Anche con il conferimento dell'intero Tfr, ammesso un rendimento (incerto) del 4% annuo non si raggiunge più l'80% del salario con 40 anni di lavoro. Poi il mondo dei precari: con il sistema contributivo sparisce il minimo di pensione.

Esplode in mano al sindacato una grande questione sociale che non si può tentare di esorcizzare o mistificare con la pensione integrativa Gli stessi attuali fondi integrativi sono in sofferenza per l'esiguo numero di iscritti, si parla di unificarne alcuni.

Non entro nel merito delle modalità operative del sistema previdenziale integrativo, né delle singole norme del decreto, ne sottolineo solo il costo previsto (già in questa finanziaria) ed il costo per gli incentivi fiscali.

A favore della previdenza integrativa è schierato il centro/destra ed il centro/sinistra. Sarà difficile farlo diventare oggetto di discussione ai tavoli dell'Unione. Ma una discussione sullo stato sociale deve esserci.

Lo stato sociale va ripensato: intestardirci solo sui NO non è produttivo.

Stato sociale non significa solo la pensione, ma l'assistenza, la inabilità, i servizi socio-sanitari, la casa, la scuola. Il tutto valutando i mutamenti di uomini e donne nella vita quotidiana, i mutamenti nell'organizzazione del lavoro.

Una questione che dovrebbe prescindere una scelta di sinistra è lo stato sociale.

Lo stato sociale è stato - direi - il cemento unificante del mondo del lavoro e del mondo del lavoro con la società. Un elemento di coesione, di realizzazione dei diritti minimi uguali per tutti indipendentemente dalle condizioni di partenza, dalle opportunità, dalle disavventure della vita.

E tale deve rimanere, va "liberato" dal mercato, nel senso che non deve diventare produttore di profitto.

Non deve essere un'assicurazione individuale (né pubblica, né privata) ma una protezione universale, solidale e necessariamente pubblica. In questo senso andrebbe tolto di mezzo il "macigno del Tfr" quale volano della previdenza integrativa (che nessuno nega, è scelta di gestione del risparmio personale e familiare).

Infatti mentre si opera per le pensioni integrative si prefigura "l'assicurazione" per la sanità, la disoccupazione, anch'esse gestite dal sindacato ed imprese.

Un rilancio dello stato sociale come diritto universale e costituzionale darebbe alla sinistra una forte connotazione ed idealità: sarebbe un chiaro atto di distinzione dalla destra. Le risorse economiche ci sono.

Personalmente credo che la campagna che ci apprestiamo a lanciare sul Tfr vada fatta accentuando la questione dello stato sociale. D'altra parte temo che i sindacati, se l'Unione vincerà le elezioni, e deve vincerle, chiederanno di anticipare al 2007 quanto per il Tfr prevede per il 2008.

Una grande campagna politica darebbe respiro, forza ideale alla politica del partito e forse si potrebbe contribuire ad ottenere un buon risultato. Non solo, un'azione generalizzata (propaganda, iniziativa, manifestazioni) aiuterebbe il confronto al tavo9lo dell'Unione.

 

 

Data documento: 
Venerdì, 20 Gennaio 2006