2004 - Mobilità e diritto alla pensione

 

L’ISTITUTO DELLA MOBILITA’ E IL DIRITTO ALLA PENSIONEVi rivolgo un’istanza. Mi riferisco alla delega al governo in materia previdenziale ed in particolare all’art. 1 – quinquies introdotto con un sub – emendamento. Questo articolo è manifestamente iniquo nei confronti dei lavoratori che alla data del 1 marzo non fossero già in mobilità, per accordi sindacali antecedenti a tale data. Secondo questo articolo 1 i lavoratori che attualmente sono in cassa integrazione straordinaria, per effetto di accordi Azienda/Sindacato, in attesa del provvedimento di mobilità (art. 4 e 24 legge 223 del 1991) maturerebbero i requisiti di pensione solo con la nuova normativa in discussione.

 Io sono un lavoratore di Getronics SpA di Milano, ex Olivetti Italia, azienda multinazionale di I.T. in crisi con l’attuale mercato e in ristrutturazione: per effetto di accordi Azienda/Sindacato/Governo, intervenuti al 3 luglio 2003, sono in cassa integrazione straordinaria dal 29 settembre 2003 scorso, avrò 54 anni di età e 35 di contributi Inps nel prossimo agosto 2004 ed a quella data sarò posto in mobilità per tre anni fino ad agosto 2007 affinchè possa maturare i requisiti per la pensione di anzianità secondo la legge Dini.Ma, se ho ben capito, non maturerò un bel niente poiché la nuova legge Maroni e il richiamo all’art. 1 rimanda i lavoratori soggetti a questa tipologia di mobilità, a partire dal 1 marzo 2004, alla cosiddetta riforma delle pensioni. L’istanza consiste, dunque, nel chiedere un estremo impegno di Rifondazione Comunista. Antonio Mosca- Lodi

Ci siamo permessi, per ragioni di spazio, di riportare solo le parti essenziali della tua lettera. Ancora una volta chiediamo a tutti lettere brevi e quesiti chiari. Il sub emendamento a cui fai riferimento colpisce l’istituto della mobilità, cioè un ammortizzatore sociale utilizzato nei processi di ristrutturazione affinchè i lavoratori e le lavoratrici coinvolti possano maturare il diritto alla pensione. La norma proposta prevede che i lavoratori posti in mobilità entro il 1 marzo 2004 accedano alla pensione dal 1 gennaio 2008 con la normativa attuale solo fino ad un massimo di 10.000. Il ministro sostiene che il numero di 10.000 “risulta approssimato per eccesso essendo la platea degli effettivi destinatari della disciplina transitoria in questione inferiore rispetto al predetto limite”. Ma se è veramente inferiore perché fissare un limite? La norma prevede che tutti i lavoratori posti in mobilità dopo il primo marzo 2004 siano assoggettati alla normativa che opererà dal 1 gennaio 2008 e cioè pensione con 40 anni di contributi o 60 anni di età e 35 di contributi. I più colpiti saranno i cinquantenni che non avranno più certezze, tant’è che la >Fiom non sottoscriverà accordi nei processi di ristrutturazione che prevedano come ammortizzatori la mobilità fino alla pensione. Questa norma ( art. 1 – quinquies) va cancellata. L’intero provvedimento, contrabbandato come riforma, dà un colpo al sistema pensionistico pubblico, manda tutti in pensione più vecchi e con una pensione più modesta, scippa di fatto il Tfr e lon trasferisce ai fondi di pensione (pensione integrativa).

 

Data documento: 
Sabato, 1 Maggio 2004