2004 - INTEGRATIVE: CASO SIMILE A QUELLO DELLA ENRON

 

3.600 lavoratori e lavoratrici dipendenti della ex Sicilcassa hanno visto svanire nel nulla le somme accantonate per il loro fondo integrativo pensioni ed ora, a circa 6 anni dall’inizio del contenzioso legale, si vedono offrire dai commissari liquidatori una miseria e solo se rinunciano all’azione legale. Il Fip (fondo integrativo pensioni) venne istituito per accordo sindacale tra l’allora Cassa Centrale di Risparmio divenuta Sicilcassa Spa e le organizzazioni sindacali, tra cui la Fisac-Cgil il 7 dicembre 1983, con decorrenza dall’1/1/1983.

Il fondo, a fronte di contributi versati sia dall’azienda che dai lavoratori, assicurava una prestazione pensionistica che andava ad incrementare la pensione erogata dal Fondo Pensioni del Personale (occorrevano almeno 25 anni di servizio effettivo e veniva erogata un’integrazione pari al 14% della pensione delgi ipiegati e del 6,50% di quella dei funzionari e dirigenti);inoltre veniva assicurata, in caso di premorienza, una prestazione pensionistica commisurata ad almeno 25 anni di servizio. Nel 1996, nell’ambito delle iniziative per il risanamento della Sicilcassa in amministrazione straordinaria, venne data disdetta dell’accordo del fondo pensione, salvaguardando le prestazioni in essere. Nell’accordo sindacale dell’ottobre 1996 si stabilì che la banca non versasse più i contributi al fondo pensioni, ma non venne raggiunto alcun accordo, seppur sollecitato dai sindacati, sulla destinazione dei contributi versati dai lavoratori che non avevano raggiunto ancora i requisiti per avere erogata la prestazione. Il 6 settembre 1997 la Sicilcassa venne posta in liquidazione coatta amministrativa.

Secondo la “legge bancaria” chi riteneva di avere dei crediti nei confronti della banca avrebbe dovuto “insinuarsi nello stato passivo” per vederli riconosciuti. Quasi tutti i lavoratori lo fecero per le somme versate (dall’azienda e dai lavoratori) al fondo integrativo pensioni. I Commissari liquidatori non ritennero opportuno inserire questi crediti nello stato passivo e quindi i lavoratori dovettero “opporsi allo stato passivo” nel tentativo di vedere riconosciuti i loro diritti. A distanza di 6 anni nessun giudizio è stato finora emesso, neanche in primo grado. Le somme accantonate ammontano almeno a 280 miliardi di vecchie lire, mentre l’offerta dei liquidatori è di 76 miliardi di vecchie lire.

Abbiamo riassunto la nota che ci è stata inviata da alcuni sindacalisti della ex Sicilcassa. Nessuna risposta è stata ancora data alle interrogazioni presentate in Senato.

 

UN MILIONE DI DOLLARI DI LATTE

L’Alaska non è un paese turistico, è scarsamente abitato anche per il clima difficile. Nel 1958 è diventato il 49° stato Usa. E’ un territorio vasto, 5 volte l’Italia, ma abitato appena da 600.000 esseri umani. La capitale Juneau conta meno di 20.000 abitanti. Vi sono altri due centri importanti, uno portuale ed uno minerario con circa 30.000 abitanti. Anche in Alaska si diventa anziani e gli iscritti ai fondi pensione ricevono l’assegno mensile. Alcune migliaia di pensionati in questi giorni stanno tremando, non dal freddo, ma dalla paura di perdere l’assegno pensionistico o di vederselo ridotto e gli altri iscritti al fondo pensioni guardano preoccupati al loro futuro. Quel fondo pensione ha investito un milione di dollari nella Parmalat ed ora è in crisi.

Ogni commento è superfluo, è certo che il Tfr e quanto versato ai fondi pensione sono un ambito alimento per i mercati finanziari, i versamenti ai fondi pensione, anche se “regolati e protetti” o se gestiti insieme ai sindacati e dalle organizzazioni padronali, saranno sempre a rischio in quanto la loro salute dipende dagli andamenti dei mercati finanziari e se la scelta negli investimenti è “oculata” e soprattutto fortunata.

 

 

Data documento: 
Domenica, 29 Febbraio 2004