2003 - Intervento

 

2003 - 27 ottobre - Consiglio Direttivo

Non ho niente in contrario a mettere all'ordine del giorno la lettera che lunedì ho trovato nella sede del circolo, al momento della chiusura, pur avendo ragionato con l'interessata, nel pomeriggio, alcune questioni connesse all'attività dell'associazione.

Dopo che abbiamo discusso l'ordine del giorno, già comunicato, discutiamo questa lettera anche se, quello che vi esporrò e proporrò, in parte risponde a questioni che si evincono dalla lettura della stessa.

Abbiamo discusso, ai primi di settembre, una nota in cui facevo il punto dell'attività svolta e tentavo di indicare un percorso per rilanciare e per far fare un salto di qualità all'associazione. Il percorso che proponevo e che mi era parso largamente condiviso, si basava su una riconferma delle scelte "fatte" a suo tempo e cioè:

  • attività nel campo dei diritti

  • attività sociale e culturale gestite in proprio

  • spazio a chi non ha spazio.

Nel corso della precedente riunione abbiamo convenuto sulla necessità di

  • una campagna promozionale per informare dell'attività svolta dall'associazione

  • rafforzare l'attività nei campi del diritto

  • sulle linee di un programma socio/culturale da realizzare il sabato sera

  • sulla necessità di "riorganizzare" la gestione definendo i compiti di ognuno ed in particolare di quanti hanno più disponibilità di tempo.

Su queste linee mi sono mosso.

Nel mese di settembre abbiamo gestito uno "stand" nella festa nazionale di Liberazione, si sono attivati contatti estesi e si sono svolte alcune iniziative: barboni, pensioni. La sede è rimasta regolarmente aperta.

Abbiamo predisposto il pieghevole e iniziato la distribuzione, caseggiato per caseggiato, e già se ne vedono i frutti. Abbiamo ospitato un convegno del Forum il 5 ottobre (56 presenze). Abbiamo organizzato, insieme ad associazioni palestinesi e israeliane, una riuscita iniziativa sulla Palestina (11 ottobre). Abbiamo organizzato uno spettacolo teatrale (Carrisi) ed è - non so se continuerà - in atto un corso di recitazione. E' ripreso il corso per l'alfabetizzazione degli immigrati. Il 10 novembre si svolgerà un dibattito, ad un anno dalla morte di Marisa Musu, presente Bertinotti e organizzato dal Circolo Prc. Il 15 novembre si svolgerà un'assemblea pubblica sulle pensioni organizzata dall'associazione e dallo Spi/Cgil. Si è svolta una festa di compleanno, altre sono in calendario (mi sono permesso di chiedere una sottoscrizione per la sala di 50 euro, in quanto 30 euro coprono malamente le spese).

Ciò premesso tenterò di argomentare alcune proposte che danno concretezza, risposte agli assunti del precedente direttivo.

Il nostro centro non è diventato luogo di ritrovo, sia per la sua marcatura politica, sia per il tipo di locale, sia anche per le scelte che abbiamo fatto.

Dico con franchezza che a me non interessano più di tanto, se non per ragioni economiche, le attività ricreative senza finalità politiche, come i compleanni e le feste private. Se questa diventasse l'attività prevalente dell'associazione non spenderei né energie, né tempo. Sono importanti per farci conoscere e attivare rapporti.

Vorrei riaffermare, a scanso di equivoci, che l'associazione Articolo 3 è una struttura del Partito. Opera in maniera diversa, ha una sua autonomia operativa, ma con l'obiettivo di far crescere la critica al sistema e di aggregare persone, di promuovere azioni di lotta, anche modeste, anche individuali. Considero l'associazione "innovazione" del modo di far politica, in perfetta sintonia con gli orientamenti del Partito. Ne consegue l'obiettivo di una maggiore "integrazione" col Partito, quindi la Federazione, ma soprattutto con il Circolo Marisa Musu.

Sento la necessità di coinvolgere nella direzione e gestione dell'associazione altre energie, punti di vista, competenze. Propongo 'allargamento del Consiglio Direttivo dell'associazione ai rappresentanti dei giovani comunisti, del Forum delle donne, degli eletti nelle istituzioni. La scelta di compagni e compagne la dovranno fare i giovani comunisti, il Forum delle donne, gli istituzionali. Credo che spalancare le porte ai giovani abbia un significato politico non secondario, sia per il tipo di attività, sia per la gestione.

Altro punto è lo sviluppo del'attività di tutela. E' un campo difficile, già avviato da altri, gestito in modo clientelare ed è un veicolo di consensi e di cloroformio delle lotte.

Il nostro deve diventare un centro di informazione qualificata, critico ed in grado di dare prime indicazioni. Questo presuppone l'impegno di una persona minimamente formata. Una persona che acquisisca i rudimenti di base in campo sociale, che ne faccia un uso critico, che si avvalga di strumenti informatici, che realizzi una "guida" informatica, che si rapporti con specialisti della materia fiscale e legale. Sarebbe necessaria una persona con esperienza (pensionato o giovane) che ha operato nel campo dei diritti e della tutela, o un giovane disposto ad imparare facendo, eventualmente, pratica in strutture di servizio.

I progetti, cioè proposte nei confronti di Comune, Provincia, Regione ed altri. Sta uscendo il bando del Secondo Municipio: nella riunione dove erano presenti le associazioni ho scoperto che è un mondo in cui "praticamente" i presidenti di quasi tutte le associazioni sono "l'associazione", cioè concordano tra loro le iniziative per spartirsi il finanziamento. Le associazioni presenti alla riunione erano interessate ad aggiudicarsi il concerto di Natale. La richiesta, avanzata dal sottoscritto e da un altro presidente, di conoscere l'assegnazione dei fondi per i progetti del 2003 ed il tipo degli stessi, ha messo in crisi la riunione.

Per noi i progetti devono avere due finalità: una è certamente economica e l'altra è politica e sociale. Ad esempio un'indagine sul rapporto di lavoro (precariato) nel settore del commercio, oppure per un servizio ai disabili, oppure per l'alfabetizzazione degli immigrati, oppure per la teleassistenza e la condizione dei pensionati. Ma i progetti vanno elaborati, i bandi studiati, presentati, poi, se accolti, seguiti e le spese vanno rendicontate.

Ebbene occorre individuare una persona che se ne occupi.

Per quanto ci riguarda dobbiamo qualificarli e sono necessari contatti e relazioni. La realizzazione di un'iniziativa richiede un lavoro di propaganda, di predisposizione, di attrezzature, risorse e gestione concreta. Credo che l'iniziativa sula Palestina e quella sulle pensioni siano esempi su terreno politico.

Le attività possono moltiplicarsi, ma vanno organizzate. L'Arci stessa sembrerebbe interessata ad attivare una collaborazione con la nostra associazione: questa sarebbe una buona opportunità.

La predisposizione, la preparazione di iniziative socio/culturali richiede chiarezza degli obiettivi politici, della fase politica, ma anche fantasia. Credo che potremmo permetterci di volare "alto" in quanto esistono possibilità e disponibilità.

Da qui a fine anno il nostro programma prevede: anniversario di Marisa Musu (organizzato dal partito), iniziativa sui pensionati, il concerto dei giovani di quartiere, la presentazione del libro di Mordenti e di Raniero La Valle, la festa di fine anno.

Il programma è stato costruito in autonomia, in quanto non sono venute proposte dal Consiglio Direttivo. Del resto ogni proposta è stata sempre accolta.

Sempre per quanto attiene l'attività culturale mi assumo la responsabilità del ritardo nel'affrontare il problema della libreria che penso debba operare, ben al di là della raccolta di libri.

Vi propongo di mettere questa questione all'ordine de giorno del prossimo Consiglio Direttivo, unitamente alla proposta di dar vita ad una pubblicazione periodica di informazione.

Vi sono poi due questioni ancora su cui è bene essere chiari. Spesso, a mettere in crisi o in difficoltà una attività, sia essa politica, sia essa sociale, sia essa economica, è la quotidianità, le piccole cose, il lavoro oscuro che rende possibile un risultato. Qualche esempio: è importante o no che la sede sia aperta negli orari stabiliti? Che la sede venga pulita? Che durante le iniziative si possa consumare un pasto? Che un volantino o una locandina vengano diffusi? Che i permessi o altri adempimenti burocratici vengano portati a termine?

E' difficile realizzare un'attività di gestione permanente ed impegnativa con il solo volontariato: sapete cosa significa cucinare? Rifornimenti, predisposizione del cibo, distribuzione, sistemazione della sala, riscossione, tesseramento e sottoscrizioni, poi la pulizia della sala e della cucina.

Quando si parla di gestione collegiale è facile realizzarla sugli indirizzi, le grandi scelte. Quando si deve operare tutto si complica: ognuno vuole dire la sua, c'è chi vorrebbe dare consigli o imporre la propria visione a chi poi dovrebbe realizzare il lavoro. Le disponibilità sono diverse sia di tempo che di orario, sia per l'attività da svolgere. E questo deve essere considerato. Quindi questa parte della gestione ritengo possa e debba essere affrontata con le misure già in atto che funzionano e con altre da prendere.

Gli atti formali: ne parliamo da sempre, ritengo che questa questione vada risolta. Per atti formali intendo la contabilità, le autorizzazioni, le tessere. E' vero che a risponderne sono io, quale rappresentante legale dell'associazione, ma credo nessuno voglia lasciare a "rischio" l'associazione.

Un ultimo chiarimento:credo che non vi siano membri del Consiglio Direttivo di serie A o di serie B. Non ci sono gerarchie e quindi nella mia attività di presidente porto avanti gli indirizzi e le decisioni del Consiglio e al Consiglio rispondo.

Credo, nella mia qualità di presidente di aver diritto ad un minimo di autonomia operativa e di quello che faccio - ripeto - intendo renderne conto solo al Consiglio.

Il mio primo assillo è allargare, coinvolgere altri nell'attività dell'associazione. Non solo, vorrei vi fosse una crescita che permetta, ad altri, di gestire, meglio di me, l'associazione. Ovviamente non intendo fare il presidente "pro forma", né a cogestire, con singoli, questo ruolo.

 

 

Data documento: 
Lunedì, 27 Ottobre 2003