2000 - Intervento (appunti)

​Nella festa del tesseramento del Circolo

Rivoluzione d'Ottobre. Una rottura del sistema capitalista, imperialista – I guerra mondiale.

Rivoluzione, nel nome e per conto delle ragioni della classe operaia in un paese contadino ed arretrato.

Quasi in contraddizione con quanti sostenevano Marx.

Un'accelerazione rispetto a quanto poteva prevedersi, stante l'arretratezza della Russia, sia a livello sociale, sia a livello statuale, sia alle forze produttive.

Una rivoluzione in un solo paese nel pieno di una guerra imperialista.

Un avvenimento che segna la storia per più di 80 anni … E pesa ancora!

E' stato il tentativo concreto di costruire la società “comunista”. Di liberare l'uomo dalla soggezione, dallo sfruttamento, dal bisogno.

Un tentativo fallito, certamente a causa di fattori esterni e condizionamenti, ma anche per le modalità con cui è stato gestito il partito, lo Stato, l'economia.

Dai Soviet degli operai, dei contadini, dei soldati (espressione piena della Democrazia e della partecipazione) alla Nep (comunismo di guerra), scelta giustificata per necessità, per stroncare la controrivoluzione (la guardia bianca) e l'intervento straniero, Inghilterra in testa.

Dall'elettrificazione alla industrializzazione spinta, alla collettivizzazione forzata e violenta delle campagne.

Dal pane, dalla scuola, dalla sanità per tutti alla subordinazione delle forze produttive (violenza) al piano economico centrale.

Dalla partecipazione di base … dell'uomo ad un partito dirigente che si fa Stato e detentore di tutti i poteri, senza controllo democratico.

In un certo senso si copia il capitalismo fino a sottomettere gli Stati e ci appresta d invadere l'Afghanistan: nel nome della competizione con l'altra potenza. L'Urss diventa impero a fini nobili, ma con risultati negativi.

Chi di noi ha mai ragionato sul perchè dei difficili rapporti tra Urss e Cina? Due Stati “comunisti”!

Via, via si logora il rapporto con le masse

Le masse vengono estraniate.

Un gruppo detiene il potere per conto della classe, nel nome del socialismo e del comunismo e, ad un certo punto, si affloscia e non viene difeso nemmeno da quegli operai che di quel sistema dovevano essere i protagonisti e i fruitori.

Egualmente vi sono alcune questioni “forti” che vanno evidenziate e rese palesi.

La Rivoluzione e l'Urss: la speranza, lo stimolo alla lotta contro il capitalismo, alla Resistenza, al fascismo in Spagna ed in Italia ed in Europa: c'è Mosca, c'è Stalin, ci sono i comunisti con uno Stato, con uomini di acciaio, con idee e cannoni.

Un contributo (22 milioni di morti) per sconfiggere il fascismo e nazismo. Senza l'Urss e quella vittoria non so cosa sarebbero, oggi, l'Europa ed il mondo.

Ed ancora la stagione della liberazione di popoli (ad es. l'India) dal colonialismo per non parlare dell'Africa.

E ancora, se la rivoluzione d'ottobre e quell'esperienza affascinante e drammatica non ci fossero state, cosa sarebbe oggi il mondo?

  • Il pensiero unico

  • la globalizzazione

  • il liberismo

  • la condizione degli Stati, compreso l'Italia, a che livello sarebbero giunti?

Avrebbe perso o vinto il nazismo?

Grandi questioni come l'ambiente, la povertà, i diritti collettivi ed individuali, gli uomini e le loro istanze, l stessa manipolazione genetica, a che livello sarebbero giunti?

Ancora: la resistenza, la contestazione che cresce, che si allarga ci sarebbero o no?

E le idee di Marx, il biogno di comunismo che si esprime in mille modi e forme sarebbero così attuali?

Allora, compagne e compagni, né abiure, né giudizi facili, né chiusure fideistiche, ma ricerca: molto si può imparare da quella esperienza!

Non solo, una ricerca ed un confronto vanno fatti anche sui comunisti e sulla politica del PCI.

Ad esempio ci sono alcuni passaggi della storia del PCI che vanno indagati:

  • la via italiana al socialismo

  • il rapporto con le lotte del '68

  • il governo di unità nazionale.

In questi passaggi non è entrata in ombra la radicalità, l'alternativa al sistema. Non hanno prevalso ragioni di “Stato” istituzionali? Non lo so!

Poi c'è un qualcosa di non indagato ed è l'uomo, il suo essere inteso come soggetto pensante, come individuo egoista, come protagonista.

Credo che la crisi maggiore del comunismo sia la mancata “emancipazione” dell'uomo, dell'individualismo, della primazia sull'altro.

L'uomo nuovo che mette in primo piano l'interesse generale e collettivo e non quello individuale. Che considera il suo simile uguale, indipendentemente se più robusto o più intelligente o più furbo o più fortunato … Un uomo che non ricerca privilegi per sè, ma lotta per una società nuova: di liberi e uguali. So che questa è una utopia.

Con Gianni Alfonso commenteremo il libro di Bertinotti “Le idee che non muoiono”. Potremo insieme riflettere, scavare nel passato, cercare di capire una storia di cui siamo figli e anche protagonisti e che non si è conclusa con la caduta del muro di Berlino! Anzi, le motivazioni, le idealità, i sogni che l'hanno prodotta tornano di attualità oggi.

Dieci anni fa costituimmo il nostro Partito su una sconfitta dei comunisti nel mondo e sulla sconfitta dei comunisti italiani. Decidemmo di non arrenderci, di dare speranze, in primo luogo ai giovani. Di riprendere a combattere il capitalismo.

I più avveduti compresero che la nuova formazione non poteva essere il PCI, né come pratica della politica, né come organizzazione di Partito.

Per questo ci chiamammo “Rifondazione Comunista” per rifondare un pensiero, una cultura, per dare gambe a idee, proposte, iniziative all'antagonismo e riproporre l'alternativa: un'impresa titanica, ma affascinante.

Nessuna abiura del passato. Anzi dalla radice marxista e dall'esperienza del Movimento Operaio e comunista di questo secolo, così ricca e travagliata in cui il PRC trae l'ardire e la forza di proporsi a rifondare per riaprire una prospettiva concreta di cambiamento.

Sapendo che la nostra impresa è ardua, sapendo che commetteremo errori e certamente già ne abbiamo commessi in questi anni. Ma sapendo che il capitalismo è e rimane il nemico che distrugge le coscienze e le persone. Il comunismo è la risposta oggettiva al pensiero unico, alla globalizzazione, al mondo unipolare.

C'è un punto, però, che nel nostro incontro oggi, alla festa del tesseramento per il 2001, vorrei richiamare: il Partito.

Il Partito non è il fine, è lo strumento, il mezzo per agire, per fare cultura, per fare politica, per lottare.

Certo non sono più i tempi della disciplina di ferro, del Partito al di sopra di tutto, di tutti e di tutte.

Ma Partito è parte, è comunità di uomini e donne che stringono assieme un patto, che hanno un fine. Non è una semplice associazione o un club.

Deve esserci in un insieme di uomini e donne (comunisti) solidarietà, più solidarietà stante il fine alto per cui si sta insieme per affrontare la difficile battaglia politica e sociale in atto.

Deve esserci un minimo di disciplina, di rispetto delle regole comuni. Si devono accettare, in pratica, le scelte che vengono compiute anche se a volte non si condividono in toto o in parte. Non si può indebolire la lotta e l'iniziativa astenendoci o chiudendoci nelle nostre ragioni individuali.

Discutiamo, confrontiamoci, ma torniamo uniti nell'azione. E' importante premere per modificare la legge finanziaria, anche se non tutti nel Partito sono convinti del salario sociale.

E' importante che domani, a Roma, l'assemblea e il tentativo di mettere a confronto le forze antagoniste, per costruire l'alternativa, riesca e che si avvii un percorso, anche per chi ha dubbi sulla validità di questa iniziativa e preferirebbe un accordo subito con il centro sinistra o chi dice, orgogliosamente, da soli alle elezioni.

E' importante che l'11 siamo in tanto a manifestare per la Pace in Palestina, per il diritto dei palestinesi ad una terra, anche se è ben chiaro che non si tratta di uno scontro di classe e quindi entrano in campo i fondamentalismi.

E potrei continuare su tante altre opzioni, episodi, opinioni.

Dobbiamo considerare il prossimo scontro elettorale come un punto alto per rompere la gabbia del centro sinistra, per sconfiggere la destra, per recuperare spazi di libertà, partecipazione: una battaglia di idee e quindi culturale.

Ebbene, da subito, cominciamo da qui, dal Circolo a costruire la politica e l'iniziativa. Questa sera, con il rinnovo della tessera assumiamo un forte impegno per portare alla militanza altri compagni e compagne.

 

Data documento: 
Mercoledì, 1 Novembre 2000