2000 - Intervento

 

INTERVENTO AL CPF

Roma, una metropoli in cui le contraddizioni di classe, sociali, di genere sono presenti ed in continua evoluzione. Dove si concentra il potere pubblico e la burocrazia, dove è presente un grande patrimonio storico e culturale. Dove vi è stata una devastazione dei tradizionali rapporti sociali, un indebolimento del peso del lavoro salariato; ma dove c'è anche volontà di resistere, di reagire, di lottare.

E allora è necessario che i comunisti propongano una ipotesi di città che sappia parlare al mondo e non solo ai romani, di pace, di tolleranza, di accoglienza.

E allora dobbiamo ragionare come un partito di classe e quindi affrontare il tema del lavoro e dello sfruttamento nelle forme vecchie e nuove per indicare comuni obiettivi al lavoratore dipendente, a quello precario, al disoccupato.

E allora dobbiamo capire che l'emarginazione non è limitata genericamente alle "periferie" e non è solo economica.

E allora va costruito un fronte nel settore dei servizi, tra addetti e utenti, per contrastare le privatizzazioni ed elevare la qualità dei servizi.

E allora l'università come fabbrica di cultura e di precariato, come luogo di aggregazione e di sperimentazione del conflitto culturale e ideale.

E allora il piano regolatore come strumento per ridisegnare una città: case, servizi, ambiente, socialità, cultura.

E' tutto il partito che ha bisogno di un profondo rinnovamento, a cominciare dai gruppi dirigenti.

Il congresso straordinario si è reso necessario, non tanto per il voto sulla nostra presenza o meno in ginta, semmai per quello che quel voto ha rappresentato in termini di subordinazione alle istituzioni, di incapacità a far politica, oltre al contingente e al particolare.

Un progetto politico ha bisogno di un gruppo dirigente ad esso funzionale che non solo dice di essere d'accordo sulla strategia e la linea del partito, ma la pratica.

Con la presentazione di 5 mozioni abbiamo la rappresentazione plastica della crisi di questo gruppo dirigente che, attraverso tante mozioni non antagoniste, nasconde di nuovo le divergenze reali e si ricandida a dirigere la Federazione.

Questa situazione ha agito9 negativamente sui circoli e sulle commissioni di lavoro. Questioni come la formazione politica, il tesseramento, il finanziamento, le sedi, le feste, la vita reale dei circoli, i loro successi o le loro crisi sono state in genere sottovalutate ed ignorate dagli organismi.

E' allora necessario costruire un partito di massa, organizzato e unito, aperto al sentire e alle istanze sociali e culturali. Significa avere un progetto "altro" e "alto" di città. Significa dare respiro ad una pratica sociale non subordinata alle istituzioni, né all'emergenza.

 

Data documento: 
Lunedì, 26 Giugno 2000