2000 - Comizio -

Festa Nazionale

Lo scorso anno, in chiusura della festa di Liberazione a Villa Gordiani citai una celebre frase di Karl Marx: "Uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo".

Possiamo affermare che, dopo più di 10 anni dalla caduta del Muro di Berlino, fatto che molti considerarono la fine del comunismo, lo spettro comunista si sta materializzando di nuovo in tutto il mondo ed il comunismo ridiventa orizzonte, speranza di liberazione per milioni di uomini e donne, soprattutto giovani e ragazze, diventa contestazione e lotta come a Praga.

Nello stesso tempo viene rilanciato l'anticomunismo nelle sue forme più becere ed in Italia il suo alfiere è Berlusconi. Ma anche Veltroni si è abbandonato ad affermazioni sconcertanti ed inaudite due settimane fa, alla festa, o meglio, al funerale de l'Unità.

Durante il comizio conclusivo ha affermato (cito) "… Berlusconi ha detto che l'anticomunismo è un dovere morale ma non ha detto che anche l'antifascismo lo è altrettanto".

Mettere sullo stesso piano antifascismo e anticomunismo significa mistificare un secolo di lotte, significa condannare i tanti comunisti che hanno pagato con la morte e la galera la resistenza al fascismo; significa offendere i comunisti che nel dopoguerra hanno difeso la Costituzione repubblicana, che hanno lottato per il lavoro, per le riforme, per la terra, per i diritti sociali e civili, per la pace, per i diritti dei popoli (Vietnam) e per questo sono anche morti come a Melissa, a Montescaglioso, a Molinella, a Modena, a Reggio Emilia, a Palermo ed in tanti paesi e città. Significa mettere in discussione i fondamenti della carta costituzionale: l'anticomunismo caro a Veltroni è l'arma "ideologica" dei potenti, dei padroni del mondo. L'anticomunismo serve a giustificare gli orrori del capitalismo: la povertà, l'emarginazione, la prevaricazione, le guerre, la distruzione dell'habitat umano, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Con l'anticomunismo non si costruisce nulla a sinistra e di sinistra!

Compagne e compagni, per 25 giorni abbiamo gestito, a due passi dal Vaticano, nell'anno del Giubileo, un luogo comunista: questa festa. Per 25 giorni abbiamo calpestato quella che fu l'ultima fortezza papalina nei giorni in cui veniva santificato Pio IX, il nemico dell'Unità d'Italia. Turisti e pellegrini hanno goduto dal cupolone la vista su Roma macchiata di rosso: erano le nostre bandiere.

Soprattutto in questa festa si è fatto cultura e politica con la musica, il cinema, i libri, le mostre, le visite al Castello, internet: e Praga era vicina!

Abbiamo dato vita ad un confronto politico aperto e senza precedenti su temi di grande attualità come quelli al centro del dibattito Bertinotti/Veltroni, specifici come quelli relativi alla casa, al salario sociale, alla scuola. Altri attinenti la storia del Movimento Operaio con Ingrao, le novità insite nei sistemi di comunicazione, nelle scoperte scientifiche fino al tema delle modificazioni genetiche. Abbiamo costruito spazi dove si sono sviluppate relazioni collettive e personali, straordinari come "In.con.tra." organizzato dall'associazione o lo spazio "Rossa Mon Amour", ma persino l'enoteca è diventata un spazio sociale.

Gli stessi spazi commerciali hanno contribuito a vivacizzare e rendere gradevole la festa.

E ancora tante iniziative come la raccolta di firme in difesa della scuola pubblica, contro la manipolazione genetica, contro la pena di morte per liberare Cuba dal blocco commerciale imposto dagli Usa e ancora le opere sul disagio sociale di Sgubin e Jerone che ringrazio. E' stata poi di grande significato la presenza delle aziende in lotta e l'incontro con Santoro.

Dato che la nostra festa è anche un luogo di lotta e di protesta credo di interpretare il sentimento di tutti voi denunciando il trattamento riservato a Silvia Baraldini in queste ore, in ossequio al volere degli Stati Uniti; a Silvia inviamo il nostro saluto e augurio di guarigione ed la governo chiediamo un atto di coraggio e cioè il rispetto delle leggi italiane: la Baraldini deve uscire dal carcere.

Credo che la scelta di svolgere la festa, nei giardini di Castel S. Angelo, sia stata felice e politicamente forte: lo riconoscono anche quanti avevano dubbi e contrarietà.

Castel S. Angeli è stato per 25 giorni la vetrina di Rifondazione Comunista: un luogo comunista visitato da almeno 600 mila romani e tanti sono venuti dalla periferia e dalle borgate. Sono state decine di migliaia i pellegrini ed i turisti italiani e stranieri che hanno visitato la festa, spesso stupiti e incuriositi e che mai avrebbero, in altre occasioni, interloquito con Rifondazione Comunista.

E in questi giardini abbiamo incontrato il disagio sociale, fatto di 60 persone che qui dimorano: un mese di vita collettiva, di socialità, di alta militanza, di fattiva collaborazione.

Non meno, mediamente 200 compagni e compagne, hanno ogni giorno lavorato volontariamente alla festa a cui si sommano i diffusori. Ma un dato straordinario è stato l'instancabile impegno di tanti giovani e di ragazze, i nuovi comunisti che hanno saputo coniugare la politica con il fare concreto. Anche se è mancata una visibilità dei giovani, una presenza organizzata.

Il risultato economico è discreto, incrinato dalle giornate di maltempo e le adesioni al Partito a Roma stanno per superare quelle dello scorso anno.

Compagne e compagni, non ringrazio nessuno. Abbiamo fatto tutti assieme il nostro dovere di comunisti ed il premio è la riuscita di questa straordinaria manifestazione nazionale gestita da soli comunisti, a conclusione della festa.

Ed ora, forti di questa esperienza e della manifestazione straordinaria di ieri a Piazza del Popolo affrontiamo con decisione lo scontro elettorale per battere la destra e riaprire una prospettiva per la sinistra.

Mi permetto, ritenendo di interpretare il sentimento e la volontà di noi tutti, di chiedere alla Direzione del Partito e al Direttore di Liberazione di far diventare Castel S. Angelo la sede permanente della festa nazionale del Partito e del suo quotidiano.

 

 

 

Domenica 1 ottobre, a fine Festa e in fase di smontaggio, Sante improvvisò questo comizio conclusivo diretto agli attivisti che avevano realizzato la festa, consegnandolo scritto a Liberazione, affinchè venisse pubblicato.

Data documento: 
Domenica, 1 Ottobre 2000