1993 Intervento scritto

Intervento scritto sul documento della Conferenza di Organizzazione del Prc ed inviato alla riunione preparatoria della Federazione

 

Cari compagni e care compagne, mi è impossibile essere presente questa sera. Mi permetto egualmente alcune osservazioni al documento e qualche suggerimento.

La presidenza della Conferenza potrebbe essere assunta dall'esecutivo, quella effettiva da Babusci, se Tozzi presenta la relazione o viceversa.

Per la scelta dei delegati (la votazione può essere palese) credo che i criteri di massima individuati nella precedente riunione vadano bene.

Sono per un ordine del giorno conclusivo, molto breve. Una sorta di appello alla mobilitazione contro il governo e per le elezioni anticipate; per un rapido sviluppo di lotte contro i "poteri forti" e per il lavoro. Un impegno forte e unitario sui referendum come via per fermare il massacro sociale, per ricostruire dal basso un tessuto democratico nei luoghi di lavoro e avviare la "rifondazione del sindacato". Il ruolo dei lavoratori a Roma di fronte alla crisi dell'amministrazione capitolina.

Come già sostenni l'altra sera, che il documento sia distribuito come contributo al dibattito della Commissione Lavoro e non come documento del C.E.

Nel merito del documento:

  1. il documento è fortemente, direi eccessivamente, ideologico. Non coglie le novità politiche e il ruolo, oggi, di Rifondazione Infatti è stata la risposta all'attacco alle conquiste dei lavoratori e allo stato sociale che ha visto Rifondazione organizzare e mobilitare i lavoratori ed a organizzare le lotte. Sull'onda di quelle lotte si è avviato un movimento di base reale, anche se ancora gracile, che sta già facendo esplodere le contraddizioni nel sindacato e nel PDS come dimostrano le adesioni alla manifestazione del 27 ed i referendum. Cresce la richiesta delle dimissioni del governo e di elezioni anticipate.

  2. Nel documento i lavoratori romani (condizione di vita e di lavoro) sono quasi ignorati, come pure i disoccupati, il lavoro precario, gli immigrati e più in generale l'emarginazione largamente presente a Roma.

  3. Ancora. Ma quale funzione intendiamo assegnare ai lavoratori per realizzare profondi cambiamenti a Roma di ordine democratico, di qualità della vita, quindi sociali? Città burocratica o città che produce, ad esempio, cultura? In questo quadro cosa diciamo e con forza di fronte alla questione morale e alla crisi capitolina?

  4. A Roma ci sono poche lotte, un numero esiguo di consigli che hanno acquisito una loro autonomia operativa ed "Essere Sindacato" è debole. Constatare tutto ciò non ci esime da imputare la responsabilità anche a nostre incertezze, a dannose polemiche, cioè se stare dentro o fuori dalla Cgil? Le due "gambe" contano se producono movimenti reali, se rappresentano veramente i lavoratori. Non credo che in questa fase politica l'obiettivo possa essere la IV confederazione o quello di costruire altre "burocrazie" o "corporativismi" sindacali, ma quello di scardinare le burocrazie che gestiscono le tre confederazioni ed anche quelle di non pochi sindacati autonomi o di base. A Roma sono ancora più di 300.000 i lavoratori iscritti alle tre confederazioni e oltre 50.000 i pensionati e questo è un dato da non sottovalutare. Ancora, pur tra contestazioni, riescono a portare la gente in piazza! Sarei per una forte valorizzazione della raccolta delle firme per l'abrogazione dell'art. 19 dello Statuto. In questo senso vanno valorizzate le crescenti adesioni a questa iniziativa e attenuate al massimo le polemiche. E' importante che cresca la coscienza e la volontà di riaffermare la Democrazia nei luoghi di lavoro ed il diritto di essere democraticamente rappresentati. Ma decisivo è riconquistare, nei fatti, il diritto alla contrattazione aziendale, altrimenti le rappresentanze diverranno anch'esse "burocrazie". Soprattutto va costruito - ed è questo che spetta ai comunisti - un raccordo tra i contenuti dei diversi referendum (art. 19, sanità, pensioni, pubblico impiego); ancora, la raccolta delle firme deve diventare un momento di lotta per la democrazia contro le modifiche della legge elettorale. Non può, Rifondazione romana, rimanere paralizzata in diatribe (art. 19) che a ben guardare ci riportano, anche in questo caso, alla polemica se si deve restare o no dentro la Cgil, se la Cgil è o no rifondabile o recuperabile. Per Rifondazione romana un punto centrale è come superiamo la nostra debolezza organizzativa e politica nei luoghi di lavoro. E' con la lotta, con lo scontro, che si afferma la classe, si eleva la coscienza politica. Questa nostra debolezza non può essere imputata solo alla "cattiva" Cgil, va esaminata auto criticamente.

  5. La parte del documento più convincente è quella riferita alle lavoratrici. Ad esempio (pag. 9) le indicazioni sono precise e forti ed hanno un valore generale. Mi riferisco a tre punti: il riconoscimento, la rimessa, la ricodificazione e di conseguenza sono puntuali le rivendicazioni. Credo che nel documento, in modo netto, andrebbe affermato il diritto al lavoro e come prima conseguenza il no ai licenziamenti; la richiesta di riduzione di orario in ragione di una qualità superiore della vita; una organizzazione del lavoro che salvaguardi la vita e la salute di chi lavora.

  6. Infine, quale funzione nazionale di valore generale per la società devono esercitare i lavoratori per essere "egemoni"? Ad esempio i lavoratori sono i soli veri produttori, ma su cosa si dovrebbe produrre, per il futuro della società no hanno nulla da dire? (Ambiente, cultura, ecc.). Ad esempio la ricchezza prodotta dal lavoro come va ridistribuita? (Salute, stato sociale, tempo libero, emarginazione, servizi, ecc.) Partendo dal lavoro si possono, io credo di si, rilanciare ideali forti.

 

Data documento: 
Mercoledì, 24 Febbraio 1993