1977 - Corso quadri della Federbraccianti ad Ariccia

Le strutture organizzative del sindacato si creano e si modificano in relazione alle politiche e alle linee, alle strategie, alle lotte che il sindacato intende condurre. Il sindacato attraversa un momento non facile, perché difficile è la realtà sociale, economica, morale del Paese, in quanto, del Paese, è componente, parte viva.

Il sindacato è forte, è autonomo, in primo luogo se di fronte alle difficoltà, ai momenti difficili, alla crisi, sa svolgere un suo ruolo, ha una proposta. La confederazione generale del lavoro, durante la crisi del 20/26, all'avvento del fascismo abdicò, distrusse la confederazione. La Cgil, la Cisl e la Uil hanno "praticamente" iniziato il dibattito congressuale, non su posizioni rinunciatarie, da vinti, ma con l'intento di qualificare le lotte, con l'intento di far assolvere al mondo del lavoro un ruolo nazionale. La crisi economica è profonda, grave, pericolosa. Il governo la affronta in modo incerto, contraddittorio, insoddisfacente. L'intera società, i giovani in particolare, è percorsa da elementi di disgregazione. La convivenza civile ed i valori tradizionali entrano in crisi. Il problema dell'ordine pubblico è un aspetto della crisi. Il padronato, le forze più moderate di certi partiti politici e del governo stanno attaccando, in modo martellante, il costo del lavoro e la scala mobile. All'Eur, l'assemblea dei quadri e delegati ha dato una risposta precisa e secca sulla scala mobile. Contemporaneamente ha posto alcune questioni tese a superare la crisi: programmazione, uso delle risorse, sprechi, investimenti, occupazione, controllo sociale. E' questo, innanzitutto, un esempio di autonomia: l'autonomia del sindacato non si afferma con l'incompatibilità, è un dato emblematico, propagandistico, ma sta nella capacità del sindacato elaborare, sostenere con le lotte, sue precise proposte. Nella capacità di avanzare proposte che interessino la società. Nella volontà di perseguirle, indipendentemente dal tipo di governo o di scelte dei partiti. Autonomia è un fatto quindi prettamente politico, che non annulla le scelte ideali e di milizia dei singoli, ma che riesce, nei fatti, a far esprimere al sindacato, posizioni proprie. Sulle politiche abbiamo convinto, meno sulla "formazione" dei quadri. Si continua a seguire gli schemi delle componenti e politiche. Questo è un dato negativo. Il sindacato in Italia ha propri caratteri (paesi socialisti, socialdemocrazia, processi evolutivi del Pci e Psi, pluralismo, sono chiari esempi). La stagione congressuale. E' questa l'occasione di un grande dibattito. Vogliamo dare coerenza piena alle scelte e linee sindacali. Vogliano "unire" la classe per costruire una nuova fase economica. Vogliamo essere protagonisti per far uscire l'Italia dalla crisi.

Come categoria: il 1976 si chiude con una stagnazione produttiva: 4 miliardi di deficit agricolo nella bilancia dei programmi. Espulsione ulteriore di forza lavoro e minor occupazione. Altre terre abbandonate o mal coltivate. Scarsi investimenti sia per la trasformazione che per le macchine. Sono certamente dati negativi.

Dati positivi: cresciuto, sulla carta, il potere della categoria di intervenire nel processo produttivo. I problemi agrari diventano sempre più patrimonio del Movimento operaio. Le regioni legiferano su una linea che tende a dare alla politica agraria una dimensione nel comprensorio nel dibattito congressuale. Diminuzione deficit agricolo: zootecnica con l'utilizzo di 500.000 ettari di terra incolti = 130 miliardi. Autosufficienza nel settore bieticolo = 130 miliardi. Legno e cellulosa = 400 milioni. Olivicultura : 40 milioni. Ortofrutta e vigneto = 160 miliardi. Rifiutiamo la linea del restringimento delle basi produttive e, n senso lato, dei consumi alimentari (razionamento). Nuovi rapporti tra Valle Padana, Mezzogiorno e zone interne. Utilizzo dell'apparato produttivo della Padana per una crescita sul territorio nazionale della zootecnica. Questo vale anche per la chimica e la meccanica, altrimenti la linea si svilupperà in aree ristrette. Per il Sud non si tratta di trasferire industrie e creare una qualsiasi industrializzazione. Ma si deve partire dalle risorse meridionali. Il Tavoliere della Puglia, 200.000 ettari, con l'invaso più grande d'Italia, inutilizzato, diviene emblematico delle scelte che si faranno. Zone interne: significa Appennino. Occorre assegnare a queste zone il compito di produrre legno, cellulosa, foraggio, bestiame, di raccolta delle risorse idriche.

Piani di zona, base della politica agro-industriale (problema dei comprensori e dei piani agricoli di zona, come linea di programma dal basso. Quindi controllo degli investimenti. Puntiamo con queste tre proposte a far politica, a dare alla stessa concretezza, a farne piattaforme reali di lotta. Nei congressi, è ovvio non parleremo solo di politica generale, ma anche di cose specifiche, come l'evoluzione contrattuale, la gestione delle conquiste, l'evoluzione previdenziale e come costruire "il diritto". Credo però che dobbiamo avere chiare tre proposte:

  1. vogliamo che nel Movimento sindacale e nella categoria si affermi la linea di una trasformazione dell'agricoltura in senso agro-industriale

  2. va costruita una categoria diversa, composta anche di nuove forze dei settori di trasformazione dei prodotti, di ricercatori e tecnici

  3. il sindacato dell'agro-industria deve nascere, anzi come Federbraccianti dobbiamo trasformarci per assumere questa caratteristica.

 

Significa che rinunciamo al nostro passato e alla nostra storia? Significa chiudere le leghe? Ci sono valori nella nostra storia come l'egualitarismo, la solidarietà, la visione generale, non categoriale, dei problemi, a cui non rinunciamo. Certo non restiamo nemmeno prigionieri delle glorie passate (non si vive di ricordi e di rendita) guardiamo avanti!

Cosa significa allora?

  • Strutturare il sindacato sulla base di delegati eletti, nelle aziende e nel territorio: elezioni

  • costruire il sindacato a livello di zona, cioè una struttura con poteri. Al comprensorio, alla comunità montana deve corrispondere una struttura capace di operare "politicamente", di preparare piattaforme, di lottare.

Il sindacato a livello di zona si articola nelle aziende e nel territorio, cioè nei comuni: è questa la via per esaltare la Lega. Chiaramente: l'eventuale consiglio unitario deve articolarsi anche nel territorio, raccordarsi a quelli di categoria. Come si conducono le lotte se le masse meno occupate, più disgregate, vengono abbandonate? Che razza di "democrazia" è questa? La Lega deve divenire lo strumento del Consiglio di Zona. C'è diversità, tra l'altro, tra Lega e Lega, per entità degli addetti. E' certo che nel Sud la Lega ha una sua funzione precisa: per la categoria, polo di aggregazione complessiva, per i disoccupati, per problemi culturali e di civiltà. L'evoluzione si realizza poi nella misura in cui si opera, si conquistano nuove forze.

Data documento: 
Sabato, 1 Gennaio 1977
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