1976 - Intervento

 

Attivo di Sezione

Le TV e la stampa stanno, in modo frenetico, sollevando il problema della libertà nei paesi socialisti.

Molti di questi giornalisti non sono né animati dall'amore per la libertà, né scandalizzati dagli atti repressivi verso certi intellettuali, ma da un anticomunismo viscerale. Cercano di colpire l'idea del socialismo, di mettere in difficoltà il nostro partito e questo nel momento in cui il Pci assume un ruolo di protagonista nella lotta per trasformare profondamente l'Italia.

Il Pci ha scelto, per ragioni oggettivi, storiche e per una interpretazione creativa del marxismo, una sua via al socialismo i cui cardini fondamentali sono:

  • il pluralismo nella sua più vasta accezione

  • la salvaguardia e la crescita delle libertà collettive e individuali

  • il passaggio “pacifico” al socialismo.

Questo significa:

  1. non seguire la strada percorsa per realizzare il socialismo dei Paesi dell'Est Europeo, di cuba, della Cina, dell'URSS. Nè costruire un analogo modello di socialismo: il capitalismo in questi paesi è stato liquidato, ma irrisolto è rimasto il problema della libertà.

  2. Rifiutare l'esperienza socialdemocratica che ha semplicemente “razionalizzato” e reso più umano lo sfruttamento capitalistico.

Stiamo cimentandoci – e non è facile – in Italia e in Europa per costruire il socialismo, assieme ad altre forze, nella libertà. E' una scelta originale. Una scelta che se venisse compresa, ha una grande forza di attrazione, è portatrice di una rinnovata tensione ideale.

Per questi motivi è, nel concreto, rivoluzionaria.

Negli ultimi 18 mesi, molto è cambiato in Italia:

  • nei rapporti tra i partiti, siamo alla fase del confronto e l'anticomunismo è, via via, soppiantato

  • il Parlamento sta riacquistando autorità, operatività, autonomia (l'ultimo esempio è quello della legge sull'aborto)

  • è mutata la geografia politica nelle regioni, nei comuni: giunte di sinistra, giunte aperte

  • riflessioni profonde sono in corso nei sindacati

  • sono entrate in crisi le formazioni estremistiche, compreso il PDUP

  • il Movimento Sociale si è scisso

  • credo che in mezzo alle masse (lavoratori, studenti, intellettuali) sia in atto una riflessione sulla crisi della società.

Dobbiamo avere piena coscienza della profondità e gravità della crisi economica n cui cresce l'indebitamento con l'estero, si consuma più d quel che si produce, cala l'occupazione, calano gli investimenti, si sprecano le risorse.

Vicino alla crisi economica vi è quella morale e civile con l'aumento della delinquenza politica e comune, del lassismo, dell'individualismo. Vi sono strutture dello Stato incapaci di garantire la “convivenza civile”: 2 milioni di processi da celebrare, le evasioni fiscali, i capitali all'estero, la burocrazia.

Di fronte a questa realtà, il Pci è consapevole che si possa anche arretrare come Movimento Operaio e come società, perciò agisce con prudenza, ma anche creativamente.

Noi chiamiamo tutte le forze sane del Paese, la classe operaia, gli intellettuali e anche le forze sane dell'economia a impegnarsi su un “progetto di cambiamento” che sia il rilancio di nuovi valori individuali e collettivi. Si tratta di superare la crisi, costruendo elementi di socialismo. Si tratta di fare dell'austerità un'occasione di cambiamento: un fatto rivoluzionario.

Questo è quello che stiamo avviando e il governo Andreotti, rispetto a questa nostra ipotesi o progetto, è un fatto marginale e non è eterno.

Chiaramente questo è il modo di essere “partito di lotta e di governo”. E' il modo di operare PER e non solo CONTRO.

Rispetto a questa scelta sciale, economica e civile e rispetto a questo progetto la sezione (iscritti e attivisti), le sue strutture (organismi e commissioni), la sua vita (interna ed esterna), è adeguata ad affrontare l'impegno, la lotta necessaria per vincere questa battaglia? E' proiettata, con sufficiente tensione ideale, nello scontro che impone il cambiamento per essere realizzato?

Un impegno di questa portata ha bisogno di un partito:

  • in cui la vita democratica cresca e, con essa, il consenso e l'iniziativa

  • in cui non ci si limiti alla propaganda, ma si costruisce il consenso, il rapporto con gli altri partiti, nuove forme di aggregazione, avendo un occhio privilegiato alle forze emergenti (donne, giovani, intellettuali)

  • che si compenetra nella società, ne raccoglie le istanze e le trasforma in iniziativa politica.

La nostra sezione: gli iscritti, alla data odierna, sono 420, di cui donne 184. Reclutati 33, di cui donne 21. Il dato è positivo ma è possibile andare oltre, superare i 500 iscritti. Più che mai nella realtà attuale è indispensabile un partito di massa.

Il bilancio finanziario è pure positivo, per il 1977 la media tessera è di lire 11.900, raddoppiata rispetto al 1976.

La diffusione de l'Unità, nel 1976, ha superato le 25.000 copie nella Circoscrizione.

Da 8 anni pubblichiamo “Lotta Oggi”, che sta attraversando un periodo difficile, ma che intendiamo rilanciare, senza per questo sottrarci alla nascita di strumenti analoghi a livello di Circoscrizione.

Siamo stati presenti nel quartiere in molte occasioni, ricordo le ultime: Cile e la Coppa Davis, la mostra sul partito per la preparazione del congresso.

Di particolare rilievo ed importanza va considerato:

  • la battaglia antifascista (che non è finita, torneranno alla ribalta)

  • l'impegno difficile, ma di grande interesse, attorno al Comitato di quartiere

  • l'iniziativa sulla scuola.

Per quanto riguarda, invece, la vita degli organismi di sezione, un passo in avanti è stato compiuto con il lavoro delle Commissioni, in particolare quella di quartiere, scuola, organizzazione. Si sono impegnati e valorizzati i compagni, affrontati problemi specifici (pensionati, ecc.).

Il Comitato Direttivo, invece, ha incontrato difficoltà ad esercitare la direzione politica della sezione: compiti a cui si è sostituita largamente la segreteria-

Ancora: non c'è distinzione tra attivo e assemblea.

Registriamo una caduta dell'impegno dei compagni, specie dei giovani, verso il tesseramento, la diffusione dell'Unità, l'attività di propaganda nel quartiere.

Si manifestano forme di settarismo, chiusure nelle Commissioni che creano, a volte, malcontento tra i compagni. Anche la perdita della visione generale, della situazione e quindi non si opera, come sezione complessivamente su problemi ed iniziative non rinviabili.

Siamo, inoltre, di fronte ad un frenetico accavallarsi di riunioni (Zona, Federazione, Circoscrizione, Comitati) che logorano i compagni,svuotano la sezione, determinano farraginosità e fanno slittare le iniziative.

I problemi sono molti, come affrontarli?

Stabiliamo, intanto, che non si parte da zero, che non è necessario cambiare tutto.

La nostra sezione ha compiuto, negli anni, molte esperienze, anche travagliate, ma sempre guardando avanti, al partito e alla sua crescita.

Si deve evolvere ancora, sperimentare, anche cambiare, senza “sospetti”, senza “etichettare” alcuno. Siamo in fase di dibattito congressuale e sarà il nuovo C.D. A definire la struttura e gli strumenti di cui la sezione ha bisogno nella realtà di oggi.

Quindi ben vengano critiche, proposte, idee. E' nella morta gora della routine e nei gorghi delle polemiche personali che si declinano nelle sezioni mortificando i compagni.

Credo che, innanzitutto,m si ponga l'esigenza di garantire l'orientamento del partito, via maestra per moltiplicare il numero dei compagni che si impegnano, in modo organizzato, nel lavoro di sezione.

Credo, anche, che si debba rilanciare “l'assemblea” degli iscritti, aperta e di definire meglio che cosa è l'attivo di sezione.

Diventa sempre più urgente costruire il partito nei luoghi di lavoro, anche se sono pochi, in particolare va affrontata la questione del partito in Circoscrizione, in seguito al decentramento dei dipendenti comunali e di alcuni servizi a questo livello. Come pure va scelto un lavoro specifico per categorie (pensionati, giovani, donne, ecc.) ed in certi caseggiati.

Altra necessità è quella di formare quadri: si tratta, con coraggio, di affidare compiti ai compagni, di dare fiducia, come pure occorre operare con una specifica attività ideologica e politica (corsi).

Non dimentichiamo che un gran numero di quadri e di adesione dei giovani è venuto e si è formato in momenti di tensione, in momenti eccezionali. Ricordo la Rivoluzione d'Ottobre, il fascismo, la guerra di Spagna, la Resistenza, il 1960 (Tambroni), il 1968/1969, il Vietnam.

Oggi dobbiamo far divenire “eccezionale” e “affascinante” il progetto di cambiamento della società. Avviamo una rottura rivoluzionaria, anche se ciò non è ancora compreso.

Credo poi che vada difesa l'attività delle Commissioni senza negare l'esigenza di definirne meglio il numero e i campi di lavoro di quelle fisse e di nominarne, di volta in volta, per problemi.

Non sono le Commissioni che disarticolano il lavoro della sezione, ma le difficoltà del C.D. A definire i piani di lavoro, quindi a dare un quadro di riferimento complessivo su cui impegnare l'intera sezione.

Credo che la via per far finire la polemica di chi dice “anch'io voglio andare nel Comitato di quartiere”, “voglio due riunioni al giorno”, invece di organizzare la diffusione o le uscite nel quartiere, sia quella di dare a tutti una visione più complessiva ed unitaria del lavoro del partito, di bandire gli atteggiamenti aristocratici e intellettualistici verso i compagni che si impegnano nel cosiddetto “lavoro nero” di sezione. Soprattutto si tratta di impegnare un maggior numero di compagni nel lavoro politico. Abbiamo bisogno di molte altre forze, anche con specifiche competenze, pr e più vasto e profondo incisivo lavoro di partito nel nostro quartiere.

Altro problema è, se sia possibile o meno, utilizzare la sezione in modo più produttivo.

La sezione, lo ripeto, non è lo sfogo di frustrazioni individuali, né un ritrovo di amici. Io credo che anche l'amicizia si cimenti se si eleva il tono e la partecipazione politica alla vita di sezione.

Credo, allora, che nella nostra sede si debbano organizzare programmi e attività culturali (conferenze, proiezioni, ecc.). Questo non contraddice l'impegno a costruire organismi come l'Arci o a far funzionare la sede di via Nemorense.

Vorrei ora richiamare la sezione sul problema delle donne e dei giovani.

Nel quartiere raccogliamo il 24% dei voti, con un rapporto di un iscritto ogni 10/11 voti.

Il circolo della FGCI sfiorava, lo scorso anno, i 90 iscritti. Oggi credo abbia tesserato solo 50 giovani. Non si tratta “moralisticamente” (anche se alcuni comportamenti vanno combattuti) di far la predica ai giovani o alle compagne, ma di capire il perchè delle difficoltà, dei ritardi e, nel caso dei giovani, della crisi di rapporto con il partito.

Il malessere della società colpisce i meno difesi, i meno temprati. Nei giovani il “rovello” sull'oggi e sul futuro è più forte, come pure e impazienze e le tensioni. Vecchi valori (la famiglia) sono entrati in crisi e nuovi, anche perchè richiedono rinuncia, sono difficili da abbracciare.

Concretamente: non è con risposte organizzative che si risolvono questi problemi. E' la sezione, nel suo insieme, che deve comprendere e farsene carico della questione giovanile e femminile.

Un ultimo problema: Roma è oggi amministrata dalla sinistra. Il decentramento amministrativo si sta realizzando. Si impone al partito a Roma un salto di qualità, rapido e deciso, coraggioso.

Il primo atto dovrebbe essere quello del decentramento “politico” del partito a livello di Circoscrizione. Le attuali Zone di partito sono inadeguate, al di là del travaglio contingente, in relazione al decentramento amministrativo, alle differenti realtà sociali e politiche esistenti nei quartieri e alla dimensione abnorme del territorio. Si tratta di costruire un'istanza politica a livello di Circoscrizione. Invece si sta ricorrendo ad artefici organizzativi. Che senso ha la Commissione di Zona e poi il coordinamento di Circoscrizione? Non si risolve il problema politico, si inflazionano le riunioni, si crea farraginosità che provoca ritardi e logora i compagni. E' folle che il nostro segretario abbia 10/12 riunioni alla settimana! E la sezione come va avanti? Le decisioni poi come vengono rese esecutive? A livello di Circoscrizione io credo si possa andare ai gruppi che nascono o muoiono ma su problemi, su iniziative. Ad esempio Festa dell'Unità (di cui non conosciamo da tre anni i bilanci consuntivi); il centro poligrafico che deve essere un centro innanzitutto di servizio; elezioni del distretto scolastico; il centro di aggregazione. E' veramente mortificante che da 6 mesi, dopo le ingenti spese sostenute, malgrado l'esigenza politica di costruire un centro di vita democratica, i locali siano abbandonati e si stia ripiegando in attività parziali.

Occorrono più decisione e coerenza sulle scelte che si fanno, ma anche più coraggio e creatività.

Compagni e compagne, l'orgia delle parole è pericolosa perchè uccide l'iniziativa politica. Il burocratismo e l'autoritarismo passano anche attraverso il “democratismo” esagerato i quanto è paralizzante e nei fatti distrugge la democrazia di partito che è viva nella misura in cui coinvolge e impegna e realizza le iniziative dei compagni.

 

 

Data documento: 
Giovedì, 7 Ottobre 1976
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