1975 - Intervento

23 gennaio 1975: sciopero generale di 4 ore a sostegno della vertenza su occupazione, contingenza e salari, sulla quale il governo non ha finora concesso alcuna apertura. A Roma lo sciopero è di otto ore per la difesa dell’occupazione, in particolare alla Voxson e alla Fatme. A Napoli partecipano alla manifestazione i disoccupati organizzati e, ovunque, gli studenti del movimento. Decine di migliaia di operai invadono Torino, Milano, Venezia, lanciando slogan contro il governo. Il 23 gennaio 1975 i tabaccai chiudono per sciopero. L’opinione pubblica e la stampa rimangono colpiti dalle 60mila saracinesche abbassate per l’intero giorno, l’adesione è del 100% della categoria.

CAMERA DEL LAVORO DI FIRENZE (appunti)

Lo sciopero del 23 gennaio ha significato la grande volontà di lotta dei lavoratori e la capacità di resistere e rispondere in fase di recessione, quando l'occupazione è minacciata, quando i sacrifici sono pesanti.

I lavoratori non cedono all'avventurismo, né si piegano su se stessi.

Il 23 è stata riproposta una linea sul salario, sulle integrazioni previdenziali, sui redditi bassi, sullo sviluppo economico. Varie adesioni: politiche, contadine e sociali.

Bisogna andare avanti: la lotta paga!

Accordo con la confindustria per la contingenza, gli assegni familiari, l'avvio di una base di accordo per le pensioni e le integrazioni salariali.

La confagricoltura si irrigidisce: l'incontro di ieri è andato a vuoto, vedremo il 5 (è però necessario che il problema sia portato a conoscenza dei lavoratori in lotta). I braccianti continuano a pagare, nel nome di una crisi agricola che non hanno determinato, l'allargamento della forbice tra salari braccianti e salari di altre categorie. Un mancato accordo indebolirebbe la forza contrattuale, il potere sindacale della categoria. Non solo, darebbe anni di polemiche alla Fisba che non voleva la vertenza e che teorizza la necessità di rinunciare alle lotte.

Il problema di fondo è quello di misure concrete, sul terreno economico, che segnino un mutamento del modello di sviluppo, evitino la disoccupazione, allarghino le basi produttive del Paese, qualifichino i consumi.

Questo non significa rifiutare la "ristrutturazione", significa rifiutare di mettere in moto, se è possibile (ma a quale prezzo) il modello di sviluppo.

L'agricoltura, volano, un punto base per un diverso sviluppo economico.

Risorse (terra, acqua, montagna)

Schieramento sempre più unitario.

Investimenti (Regioni, strutture e risorse, non sovvenzioni)

Potere sindacale: lotte vere, più radicate nelle aziende, sui problemi connessi al processo produttivo aziendale, linee zonali, scelte regionali.

Una visione: qualità e quantità dei prodotti nell'interesse generale.

Condizione della categoria (arretrata), sottosalario, gestione non completa, norme contrattuali non adeguate.

Volontà di cambiare e di avanzare.

Continuare un attacco pesante alle istituzioni democratiche, l'esistenza di cellule eversive, di piani precisi ancora in atto che provocano stragi, attentati, violenze, la morte di agenti, come è successo ad Empoli.

Come concretamente risponde il movimento operario e la categoria?

Sviluppo di lotte precise, articolate, concrete, che incidano nella realtà, che possano durare a lungo.

La crescita dell'unità sindacale per arrivare ad un'unica organizzazione sindacale entro il 1977.

Comke operiamo allora?

Censire le terre incolte, aprire vertenze, montagna.

Piani di zona, assemblee di aziende, piattaforma (che deve essere ancora perfezionata), elezione delegati.

Su questa linea è possibile un'ampia unità, più vasta di quella (a parole) realizzata con i settori operai. La Fisba e l'Uisba si incontrano con noi il 7. Le piattaforme sono unitarie. I lavoratori scioperano. C'è una crisi della linea che non vuole le lotte.

Sulle politiche la Fisba non ce la fa più ad essere antiunitaria. Cerca di moderare le richieste, soprattutto di evitare le lotte.

Le regioni stanno legiferando su queste questioni.

Le organizzazioni contadine sono più propense a lotte su questo terreno. Muta qualcosa anche alla Coldiretti, Baroni non ce la fa più a tenere "buoni" per votare DC i contadini.

Economisti, tecnici, forze politiche, enti locali. Possibilità reale di un grande scontro.

Questione dell'Unità. Le posizioni della Fisba sono e rimangono come pure quelle della Uisba, largamente negative.

L'attacco la Fisba lo porta alla Cisl, mentre, ad esempio, si conclude positivamente la vertenza sulla contingenza. Iniziano il confronto col governo, Sartori chiede la convocazione degli organismi Cisl per chiedere il rovesciamento della linea della confederazione di subordinare alle scelte della Cee e del governo le scelte del sindacato: è quello di Sartori un attacco serio all'autonomia.

Andare avanti sulle politiche il più unitariamente possibile.

Andare avanti col dibattito nella categoria sul progetto di unità sindacale, come deciso dalla Federazione (relazione Storti).

Andare avanti nella costruzione di strumenti unitari (delegati, commissioni contrattuali, collocamento, zone sindacali).

A questo proposito voglio porre alcuni problemi:siamo in grado di organizzare il dibattito sull'unità coinvolgendo la categoria. Bisogna bandire il settarismo, non essere rinunciatari.

Dobbiamo forzare affinchè il dibattito sia organizzato in comune, comunque con Cisl e Uil. Dibattito vero, che serve anche a noi. Un fatto di democrazia, rapporto con i lavoratori, autonomia, bilanci e tesseramento.

Grandi attivi entro febbraio e marzo per arrivare all'assemblea nazionale dei quadri. Il tema dell'unità

A nome della segreteria nazionale ringrazio Baroncini per il lavoro svolto con passione e coscienziosamente. Oggi si misurerà (nella categoria) a livello di Regione, darà ancora a Firenze un grande contributo.

A Sottili, che lo sostituisce, va un augurio sincero, non solo di buon lavoro, ma per assolvere un ruolo di direzione che porti il sindacato e la categoria a compiere un altro grande balzo in avanti

 

 

 

 

Data documento: 
Lunedì, 3 Febbraio 1975
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