1975 - gennaio E

Riflessioni per un articolo che non è stato pubblicato

 

In generale, nei momenti di crisi dell’economia, si sviluppano lotte che hanno carattere di difesa. I rapporti anche all’interno della classe si fanno più acuti. Più difficile è mantenere una visione, un’iniziativa unitaria che intervenga nella crisi. Il “si salvi chi può” non indebolisce solo le lotte generali, ma rende più incerto il rapporto unitario tra le stesse organizzazioni sindacali.

In questa fase della crisi che non è solo economica ma è anche morale e civile (basti pensare all’estendersi della criminalità) anche se spinte corporative non mancano, anche se nei fatti la linea di un modello di sviluppo diverso, a volte pare annebbiarsi, si continua a tenere ed anche ad avanzare su grandi questioni come quelle dell’occupazione, dei redditi bassi, della difesa del salario, anche se l’azione per una diversa qualità della produzione e dei consumi fatica ad affermarsi.

Pur in presenza di questo travaglio, l’impegno a costruire l’unità sindacale, continua ad essere un punto fermo: una certezza (non irreversibile) per la gran parte del Movimento Operaio.

L’unità sindacale, assieme alla lotta sui temi dello sviluppo economico e sociale, dei consumi e delle riconversioni industriali, sull’uso delle risorse, rappresenta un rafforzamento della Democrazia, una garanzia di una lotta più decisa all’eversione fascista. Non solo, può divenire un momento di rilancio di grandi valori culturali e civili, in quanto può dare nuovi slanci ad ideali di progresso, di eguaglianza, di libertà, di solidarietà internazionale.

E noi? E i braccianti, in questo processo, ci sono o no? Le scelte fatte dai sindacati sul terreno degli obiettivi e dell’iniziativa sono su queste linee. I contenuti delle rivendicazioni contrattuali, l’impegno su grandi temi di sviluppo (terra, acqua, montagna, sviluppo agro-industriale), e dell’uso delle risorse sono su questa linea.

Una maturazione c’è stata anche nel rapporto con i contadini e con i sindacati operai. Ma l’unità non avanza.

Motivazioni ideologiche fanno arroccare la Fisba su posizioni negative. Ne fanno una forza che punta al rilancio della Cisl, su una linea di subordinazione al sistema e al padronato.

La posizione è fragile sul terreno politico, anzi in contraddizione crescente con la realtà generale ma anche con quella della categoria che, per il difficile stato dei rapporti unitari paga e molto!

Il fatto nuovo è che la Fisba, che sembra impermeabile a tutto, oggi non solo nella politica, ma anche nel dibattito sull’unità e nella costruzione di strutture di base, delegati e consigli, è coinvolta. I veti, le scomuniche, il controllo centralizzato sono in crisi.

Dobbiamo operare al meglio per allargare le contraddizioni, per costruire le unità. E’ necessario bandire le pigrizie, il “tanto non c’è niente da fare” e anche il settarismo e l’orgoglio di cui, ancora, qualche nostra struttura è ammalata.

 

Data documento: 
Venerdì, 10 Gennaio 1975