1973 - Intervento

 

BOLOGNA - CONVEGNO SUL COLLOCAMENTO (appunti)

Consideriamo l'esperienza della gestione del collocamento complessivamente positiva. Non solo perché frutto di un'esperienza di lunga lotta sindacale, non solo perché estendeva a tutto il territorio nazionale l'esperienza di parte dell'Emilia, ma perché contribuiva ad accrescere fortemente il potere sindacale.

Abbiamo però incontrato delle difficoltà superiori alle previste:

  1. l'opposizione degli agrari che continua ancora ed è logica (difendono il loro potere)

  2. il sabotaggio dei collocatori che in passato, con il collocamento, spesso esercitavano un potere e ricatto sui lavoratori per conto dei padroni. In Emilia la rottura del collocamento (fatto politico) che, unito alla creazione delle cooperative bianche puntava a spezzare la forza della Federbraccianti e la politica agraria

  3. sottovalutazione nostra: quella cioè che la legge avesse per sé potere per poter di per sé risolvere molti problemi

  4. il peso, specie in Emilia, che hanno avuto le precedenti esperienze basate sull'egualitarismo, cioè divisione della miseria e quindi una sottovalutazione del mercato del lavoro, dei mutamenti che ha subito. Cioè una duttilità, un'intelligenza nell'unire i lavoratori fissi, avventizi, uomini e donne

  5. hanno pesato e pesano anche le difficoltà "tecniche": orari, gettoni, incapacità dei nostri membri, anche per una scarsa conoscenza della legge, ma non sono queste le questioni di fondo. Cito alcune di queste difficoltà: rapporti con la Fisba e Uisba nel senso che sulla gestione del collocamento hanno pesato negativamente gli obiettivi diversi che si perseguono. La Fisba voleva ripulire gli elenchi anagrafici dai fasulli, dai semioccupati, dai poveri, la Fisba ha rifiutato l'elezione dei membri della commissione partecipazione. Alcuni altri strumenti del potere sindacale non hanno avanzato, non si sono affermati.

Penso alle commissioni contrattuali zonali, nominate da noi e non utilizzate. Penso ai piani culturali (presentazione e contrattazione). Penso alle qualifiche e al potere reale che abbiamo nell'applicarle.

Una visione del collocamento burocratica: mercato del lavoro come corpo complessivo, cioè interessati al collocamento tutti non i soli avventizi, per una avanzata generale. Organizzazione della lotta per la piena occupazione, la stabilità. In questo ambito la previsione dell'occupazione necessaria e i tempi di occupazione. Un raccordo reale tra commissione di collocamento ed i restanti strumenti del sindacato. Delegati aziendali, come impostano l'azione aziendale in rapporto alle esigenze del mercato del lavoro? La lega, in che modo dirige il collocamento e come (se lo fa) di questa gestione rende responsabili e partecipi i lavoratori?

Come proseguire, allora, su quali punti premere, come agire?

Si sono create le condizioni per una "certa" collaborazione con i collocatori. E' questa un'esigenza degli stessi collocatori (sindacato) per dar loro una dignità e una funzione positiva. Questo elemento, teso a recidere ogni loro legame con i padroni e a valorizzare la loro funzione sociale, va valutato a questo obiettivo e perseguito.

Intensificare il confronto con la Fisba e Uisba, anche la polemica, accogliendo ogni elemento di positivo incontro, ma in particolare dobbiamo essere noi ad agire con più decisione e a lavorare in modo diverso e tornare più spesso alle assemblee dei lavoratori.

Formazione degli elenchi anagrafici, del diritto alle prestazioni: 250.000 braccianti perdono la disoccupazione perché non fanno la domanda… ma in questo ambito molto si può fare.

Qualifiche: ecco un altro campo su cui ci dobbiamo misurare. Anche per le donne: fatto politico di rilievo anche per iniziare ad affermare che le lavoratrici non sono salario integrativo, ma unità lavorativa. Fatto di emancipazione, di costume, un modo per schierare nelle lotte altre forze, questa grande forza. Piani culturali, credo questo un terreno più nuovo, in parte sperimentato a livello di azienda, che oggi va affrontato anche in sede di collocamento. Dall'insieme dei piani culturali noi formiamo la previsione occupazionale complessiva, compreso i tempi dell'occupazione, cioè facciamo una politica attiva dell'occupazione (quantità e qualità), affrontiamo le esigenze delle aziende contadine, verifichiamo le contraddizioni e interveniamo con la lotta.

Collocamento significa lotta. Per questo ho tralasciato problemi quali i turni, lo scambio di manodopera, le zone di operatività, la richiesta nominativa.

Il collocamento, la sua gestione sindacale, è un mezzo per portare avanti e con successo la lotta per un sostanziale miglioramento della condizione dei lavoratori agricoli: sicurezza di lavoro, alti slari, possibilità di acquisire anche le aziende, cioè soggetti dell'agricoltura.

Una lotta a fondo per lo sviluppo economico, le riforme, i prezzi, l'agricoltura.

Abbiamo ottenuto un risultato positivo con l'aumento delle pensioni (i minimi), gli assegni familiari, la disoccupazione agricola…

 

 

 

 

Data documento: 
Sabato, 17 Novembre 1973
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