1973 - Intervento

 

RIUNIONE COMITATO DIRETTIVO INCA CON LA FEDERBRACCIANTI

Voglio esprimere il mio apprezzamento all'Inca per aver voluto, in questo particolare momento politico e di fronte ad una massa così grande di impegni, per aver voluto comunque realizzare la riunione del Comitato Direttivo sui problemi dell'agricoltura.

Come pure voglio, una volta tanto, esprimere il sostanziale accordo con la relazione. In particolare mi paiono interessanti le proposte che vengono avanzate ma che, per dare frutti seri e concreti, dovranno essere realizzate con un impegno di lavoro del sindacato e del patronato: cioè con un lavoro comune.

Io credo intanto di poter affermare che la grande mobilitazione per la raccolta delle domande di disoccupazione agricola in corso e della delega sindacale sia la conferma, la prima, di un rinnovato impegno del patronato e delle Camere del lavoro verso le campagne.

Una campagna politica di grande valore nazionale e meridionale e che, come tale, può e deve essere intensificata.

Obiettivi:

  1. riportare il sindacato e il patronato (intendo i patronati confederali) in migliaia di comuni dove si era assenti, in mezzo a centinaia di migliaia di lavoratori;

  2. battere su un terreno politico, ma anche organizzativo, il bagarinaggio, i faccendieri, i patronati spuri, non confederali;

  3. conquistare i 200.000 che fanno le domande senza patrocinio;

  4. far conoscere ai lavoratori i loro diritti previdenziali (200.000 perdevano persino la disoccupazione) e creare una linea di gestione attiva della previdenza;

  5. recuperare alla politica della Federbraccianti e a quella confederale (facendole conoscere) decine di migliaia di lavoratori, paesi e città intere. In questo modo iniziando un lavoro teso a sconfiggere ogni forma di agnosticismo, di qualunquismo;

  6. una grande campagna sui risultati: la lotta paga;

  7. portare 100.000 nuovi iscritti alla Cgil. Ciò significherà (se andremo a fondo in questa battaglia) un mutamento profondo quantitativo e qualitativo della Cgil nelle campagne;

  8. mezzi cospicui, certi per il sindacato, aggiungo tutto il sindacato e per sindacato intendo non la sola struttura di categoria, confederali ma anche e per noi in primo luogo del patronato.

 

Cioè non la delega. Si possono aprire profondi processi di rinnovamento e di rafforzamento del sindacato. Con la delega si rompe una realtà statica e conservatrice, a volte anche clientelare di certe strutture provinciali e di lega.

Vogliano riavviare un processo democratico di partecipazione e di controllo da parte dei lavoratori, un processo che riporti i rapporti tra le istanze e tra lavoratori e gruppi dirigenti a livello politico.

Su questa linea ci stiamo muovendo, con un impegno serio e con risultati soddisfacenti, in certi casi esaltanti.

Sono partito, in questo mio intervento, da un'iniziativa comune che è in corso, da un'esperienza che propongo, appena ultimata, venga verificata, non solo per i risultati che si otterranno, ma per il suo significato politico e per i problemi comuni che proporrà.

Credo di poter dire che abbiamo chiuso una polemica (al di là degli accenti e delle forme) con questa campagna. Se in passato c'è stato un indebolimento del rapporto tra sindacato e lavoratori delle campagne, questo non poteva essere imputato al patronato, ma ad alcune teorizzazioni e scelte che hanno investito il movimento operaio. Alcuni fatti, anche oggettivi:

  • noi criticavamo il modello di sviluppo, ma poi ne sopravalutavamo le capacità. Ormai tutto era industria (parlo prima del 1970/71) e si affidava allo sviluppo industriale una capacità di soluzione di fatto di grandi questioni nazionali, come il Mezzogiorno e l'agricoltura

  • cioè Mezzogiorno e agricoltura avevano perso le loro specificità. Quello che sostiene Sartori oggi ed in parte Scalia avevano contaminato anche noi

  • per l'agricoltura addirittura, ma questi erano economisti borghesi come il Bandini, si teorizzava che non si ponevano problemi nel senso che avremmo potuto compare all'estero e puntare sull'industria che tirava sul mercato estero

  • anche il sindacato, è noto, indebolisce le strutture orizzontali, cerca - e giustamente - di recuperare l'industria. Ma di fatto cadiamo, al di là di alcune parole, in alcuni errori. "il lavoratore che conta è quello occupato" e quindi i semioccupati, i poveri, i lavoratori dai cento mestieri, quelli che non stanno in fabbrica, diventano secondari. Si accende la polemica sulla stratificazione delle campagne "contadini ricchi e poveri" ecc

  • anche l'unità sindacale incontra scogli pesanti su queste questioni: cioè sull'agricoltura. Non sono solo le difficoltà frapposte della Fisba, NO. Sono le difficoltà di una visione distorta "operaistica" della Cisl.

 

Oggi, con la crisi energetica e alimentare, tornano al pettine i nodi del modello di sviluppo, dei consumi, delle scelte di investimenti, delle riforme.

La settimana di lotta si colloca in questo contesto. Ma l'elemento politico che voglio sottolineare è un altro: la battaglia per lo sviluppo, per le riforme, ha bisogno di tutte le forze, cioè degli occupati e dei disoccupati, dei braccianti e dei contadini, delle popolazioni, di un sostegno di massa serio, costante. Di qui l'esigenza che la Cgil diventi il sindacato di tutti, con ciò che ne consegue sul terreno politico e organizzativo.

Gli obiettivi specifici della categoria per il 1974. - Abbiamo intanto da rinnovare il patto nazionale e intendiamo nell'anno affrontare alcuni problemi connessi a salute e ambiente. Siamo impegnati su alcuni obiettivi di sviluppo, produzione, occupazione: un milione di ettari di terra da mettere a foresta, un milione da mettere a coltura, contrattazione di 30 mila piani culturali aziendali, ecc. Siamo impegnati sul completamento della parità previdenziale e per perfezionare i modi di erogazione e formazione del diritto.

Specificatamente:

  1. salari medi convenzionali per il pensionamento al momento della domanda e periodo lavorativo fino all'atto della presentazione della domanda. Riliquidazioni delle pensioni conteggiate ancora coi i salari del 1970

  2. complessiva sistemazione delle forme di rilevamento dei salari medi e loro applicazione alle prestazioni

  3. elevazione dell'indennità giornaliera per inabilità temporanea derivante da infortunio e malattia professionale, cioè 60% per i primi 90 giorni, 75% oltre i 90 giorni

  4. abolizione dei periodi di carenza

  5. nuova tabella delle malattie professionali: 100 casi, ma noi siamo fermi all'agricoltura di 30 anni fa. Non sono, cioè, riconosciute le nuove malattie portate dalla tecnica e dall'uso delle sostanze chimiche

  6. diritto all'assistenza di malattia per stagionali sotto le 51 giornate

  7. cumulo tra attività agricola e di altri settori

  8. la settimana corta non può significare 5 giorni previdenziali, ma 6

  9. aumento contributi

  10. soppressione Scau (specificità) e inserimento nell'Inps

Un pacchetto di richieste che facciano corpo alla complessiva vertenza della categoria. Due campi su cui stiamo tentando esperienze e avanzamenti sono il collocamento e gli elenchi anagrafici.

Si tratta, in questi casi, oltre che di misure legislative di riordino e sistemazione di un'azione reale del sindacato, di potere sindacale.

Controllo del mercato del lavoro e la formazione del diritto previdenziale. - Dobbiamo approfondire assieme questa materia e l'esperienza fatta. Obiettivo politico di iniziativa: come gestire l'elenco anagrafico, come svuotare, con gli elenchi di rilevamento, quelli bloccati del Sud? Come educare e dare strumenti al lavoratore per controllare ed essere in grado di conoscere i propri diritti?

Ma data la situazione, guai se cadessimo nell'errore di lasciare in pasto alla destra, centinaia di migliaia di poveri cristi (specie al Sud) che gli elenchi anagrafici tutelano e permettono loro di godere delle prestazioni (qualcuno crede che cacciando qualche contadino o disoccupato dagli elenchi anagrafici, poi si avrebbe una reazione e la lotta. Illuso!)

In un intervento, è ovvio, non è possibile affrontare tutta la materia, gli obiettivi, le esigenze e quindi, a questo punto, farò ancora solo - e brevemente - tre osservazioni:

  1. i problemi della salute visti complessivamente, non sono stati né recepiti, né approfonditi, né studiati dalla Federbraccianti. Qualche sporadico tentativo si è fatto, qualcosa si è chiesto ai padroni… ma nulla di più.

  2. Questo problema (come quello del patronato nelle aziende) è difficile da affrontare per ragioni oggettive: 500 mila aziende su cui lavorano 1.500.000 persone, solo 7/8000 con oltre 5 dipendenti

  3. la frantumazione (salvo qualche caso) propone (specie per la prevenzione) l'esigenza di impianti e mezzi di prevenzione a livelli zonali (con centinaia di aziende) compresi i contadini, con l'intervento dei comuni: la nocività supera il luogo di lavoro. L'organizzazione del lavoro è totalmente spezzettata per cui i soggetti sono "tutti" almeno per la meccanizzazione leggera e l'uso di sostanze nocive. Comunque questo problema va affrontato seriamente.

Strutture sindacali e di patronato: fatto unitario complessivo, anche se a volte la pratica è l'esca per stabilire contatti. In questa fase dovremmo esaminare la struttura del patronato, nel quadro della costituzione delle zone sindacali (asse su cui si lavora). Si pone poi il problema di come articolare per aziende, per piccoli centri il patornato. Ciò vale anche per il Nord.

Occorre tempo certo, ma già ora possiamo iniziare a costruire per l'oggi e il domani. In sede di discussione di bilancio si potrà eventualmente verificare l'indirizzo.

Meccanizzazione: fatto positivo, fatto unitario concreto, politica attiva (Fisba, la questione degli elenchi anagrafici).

Una sola osservazione: noi abbiamo comunque bisogno di un rapporto umano, politico con il lavoratore. La meccanizzazione deve aiutarci ad estenderlo e qualificarlo, a promuoverlo.

Automaticità delle prestazioni: non voglio entrare nel merito di questa questione. Chiedo venga esaminata attentamente. Indico solo alcune questioni:

  • garanzia del diritto e diritti pieni dei lavoratori

  • è costituzionale o no, a che tipo di legislazione si deve andare

  • gli attuali strumenti e istituti possono farcela o no a crescere

  • qualificazione del lavoro di patronato

  • tempi e modi per affrontare questo problema

 

 

Data documento: 
Giovedì, 6 Dicembre 1973
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