1973 Comizio

CHIUSI (appunti)

E' il secondo sciopero generale che organizziamo nel 1973.

- Combattere la crisi economica che travaglia il Paese

- Piegare l'intransigenza dei padroni

- Esprimere la solidarietà militante alla generosa categoria dei metalmeccanici

E' uno sciopero politico in quanto i sindacati considerano il governo Andreotti "inidoneo a risolvere i problemi del Paese"

I metallurgici - primo: discutere di salario e norme, i padroni vogliono contrattazione aziendale, limitare le libertà sindacali.

Siamo in piazza per questo, 250.000 a Roma.

Non si passa.

Gli agrari: 9 agosto firmano - si rimangiano la firma - i licenziamenti

Libertà, diritti sindacali, il potere dei lavoratori, lo spazio democratico nelle aziende.

Obiettivo dei padroni: comprimere le libertà, dividere i lavoratori, far pagare loro la crisi economica - La ripresa.

Perché la crisi?

- un fiume di denaro all'estero

- impianti che lavorano a metà

- soldi alle aziende che chiudono

- terra incolta (6 milioni)

- montagna in sfacelo (Calabria e Sicilia)

- Importazioni (6 m. al giorno)

- no alle riforme.

Conseguenze: agricoltura in crisi (fuga dei contadini), sgretolamento al Sud (emigrazione), alluvioni (danni paurosi), disoccupazione (Monte Edison, agricoltura, donne, piccola industria)

Costo vita: Iva, crisi della moneta (orgoglio dell'Italia), prezzi alle stelle, falcidiati i risparmi.

I rimedi: incontri governo/sindacati non danno risultati, sono stati indicati massicci investimenti per creare posti di lavoro, specie al Sud. Le riforme in agricoltura e sanitaria. L'aumento delle pensioni.

Le risposte: legge fitti rustici (mezzadri), legge casa, assegni familiari e disoccupazione (meno tasse), superburocrati, soldi alle mutue (deficit), Iva, violazione accordi per i pensionati, sovvenzioni alle imprese private, no alle leggi delle regioni (asili, agricoltura, piccole aziende)

Attacco alle libertà, si spara: Milano, Napoli

Crisi continua della scuola

Fermi di polizia

Squadre fasciste minacciose

Strategia della tensione: 1969, strage di Milano, bombe sui treni, referendum divorzio, occupazione (ricatto).

Risposta: 150.000 a Roma.

Lavoratori: fabbrica alla società, un movimento che voleva tagliare certi nodi,,alcuni antichi, una svolta, una crescita in cui l'uomo fosse il protagonista ed il beneficiario.

La lotta dopo le promesse.

Reggio Calabria, la strage con le bombe sui treni. Almirante, i fascisti hanno troppo spazio. Strategia della tensione, passano le operazioni di destra, passano i padroni.

Lo sbaglio, la capacità di lotta e la tenuta dei lavoratori (Reggio Calabria, metalmeccanici, il 12, oggi, tutte le città!

E' emarginato dalle fabbriche l'estremismo, presente nelle scuole ma col fiato corto: gioco dei padroni, gioco di chi, sulla strategia della tensione, costruisce le sue fortune. L'unità sindacale ha scricchiolato, una bufera senza precedenti ha tentato di distruggere l'unità, ma è rimessa in moto, l'hanno voluto i lavoratori e saremo qui assieme per combattere e andare avanti.

Lottare ancora: la nostra storia è di tutti, andiamo avanti, uniti, ma decisi.

La storia non si fa con le rinunce, ma con le attese, con gli atti individuali, con facili parole d'ordine, anche se roboanti, si fa con gli uomini. La facciamo noi!

Alla classe operaia, ai lavoratori italiani il compito di riaprire la strada alla ripresa economica, allo sviluppo della democrazia e noi rispondiamo: siamo pronti a farcene carico!

In questi giorni si è avviato a conclusione uno dei più grandi drammi della storia contemporanea: la guerra in Indocina. La vittoria di un piccolo popolo di contadini nei confronti della più grande potenza economica e militare del mondo non pone fine solo ad una tragedia. NO. A immani sofferenze NO! Indica che le cause giuste possono vincere, che i nemici dei lavoratori, delle libertà, della democrazia possono essere battuti.

Quella del Vietnam è anche una vittoria nostra, in quanto gli ideali della Costituzione della nostra Repubblica sono ideali universali come gli ideali di pace, di libertà: non dimentichiamolo mai! L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, nata dalla Resistenza e dalla cacciata dall'Italia dello straniero!

 

 

Data documento: 
Martedì, 27 Febbraio 1973
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